BALDI, Raffaele (pseud. Felice Campania)
Nato a Cava dei Tirreni il 18 maggio 1889 da Antonio e Lucia Risi, compì gli studi liceali presso il collegio benedettino della Badia e quelli universitari in Napoli, ove si laureò in lettere.
Fu tra i più attivi e intelligenti rappresentanti del Partito popolare della sua provincia fino all'avvento del regime fascista. Nel 1922 fu eletto, con votazione quasi plebiscitaria, sindaco della sua città, ma nel 1924 si ritirava a vita privata, non accettando di sottomettersi all'autorità fascista. Si dedicò allora all'insegnamento cui attese sempre con passione giovanile, riprendendo altresì, ma con minor vigore e freschezza, la produzione letteraria interrotta per l'attività politica.
Nel 1912, sotto lo pseudonimo di Felice Campania, pubblicò una raccolta di versi, Pervigilium (Città di Castello), parte dei quali travasò nei Carmi italici comparsi nel 1928 a Foligno. La prima raccolta si compone di 85 poesie di metro diverso, riecheggianti motivi patriottici, ricordi del mondo letterario, visioni agresti della natura, aspetti e voci della vita. Tutti quanti i componimenti hanno un'intima e fresca carica emotiva, uno stimolo sempre teso all'introspezione, condotta con stile e intonazione prettamente classicheggianti. Nel taglio dei versi predomina l'impostazione idillico-elegiaca.
Nel 1915 pubblicò Le Rime di Giovanni Boccaccio (Cava dei Tirreni), un lavoro monografico tendenzialmente analitico, con impostazione storico-biografica, acutamente filologico. Vi affiorano una serie di notazioni erudite, che peraltro spesso si attardano su questioni marginali.
Dopo questi due lavori giovanili seguirono scritti sporadici di minor impegno, per lo più in forma di note ed opuscoli, cinque dei quali vennero poi raccolti nel volumetto Erudizione ed arte in Giosuè Carducci (Salerno s. d.), ove, mentre si notano esagerazioni e sopravalutazioni di temi e sfuggenti raffronti, tuttavia emerge il garbo e la pulitezza dell'espressione, un caldo impegno per la poesia, una vasta conoscenza del poeta.
Maggiore concretezza, pur nei loro limiti, hanno la nota sui Sepolcri e quella dantesca sul Disdegno di Guido,gli articoli sulla poesia religiosa del Pascoli, quelli sui rapporti tra l'abate Bertola e l'abate Corazza, scritti che comparvero poi, assieme ad altri, in un volume di Studi e ricerche di letteratura italiana. Da Dante a Croce (Napoli 1933).
In appendice agli scritti letterari vanno ricordati i Saggi storici introduttivi alle Farse cavaiole (Napoli 1933), nei quali il B. traccia un quadro del succoso spettacolo meridionale in voga fra il 1400 e il 1600, e alcune memorie di storia locale. Per queste ultime si tratta di piccole ricerche, spesso mosse solo da curiosità storica, nelle quali però l'interesse per gli argomenti è ben sostenuto dal lavoro di archivio. Tra queste, maggior rilievo spetta ai Lineamenti di una storia di Cava (Pompei 1925), in cui i momenti nodali delle vicende locali sono sinteticamente legati alla storia del Mezzogiorno.
Il B. morì a Cava il 20 sett. 1943, durante un bombardamento navale.
Bibl.: M. Luisi, R. B., in La Forgia,Salerno 1936, n. 1; A. Sorrentino, Per la memoria di R. B.,Cava dei Tirreni s. d.; Id., Il frammentismo nella letteratura italiana del Novecento, Roma 1950, pp. 237 ss.; G. De Crescenzo, Diz.stor. biogr., degli illustri e benemeriti salernitani,Salerno 1950-61, ad vocem.