ANDREOLI, Raffaele
Nato a Napoli il 5 ott. 1823, studiò diritto in quella università laureandovisi nel 1847. Ancora studente, manifestò anche una sincera inclinazione alla letteratura, pubblicando, in un volumetto dal titolo Il preludio (Napoli 1844), alcune novelle in ottave d'ispirazione romantica, una delle quali ristampò più tardi col titolo La trappola (Firenze 1883). Al tempo del processo alla "setta dell'Unità italiana", una perquisizione condotta nel giugno 1849 in casa di L. Settembrini rivelò, con la scoperta di una copia manoscritta del Contratto sociale,tradotto e commentato dall'A., il suo legame con quell'ambiente politico-culturale, e fu causa della sua esclusione dai pubblici uffici del governo borbonico.
Il manoscritto in questione, rimasto inedito e ricostruibile solo attraverso la relazione inserita negli atti del processo, ci dà una idea delle tendenze politiche, antiborboniche e moderatamente democratiche dell'Andreoli.
Per alcuni anni l'A. si dedicò a lavori di traduzione e commento di testi per l'editoria napoletana; tradusse così il Manuale di diritto romano contenente la teoria delle istituzioni di F. Mackeldey (Napoli 1853) e il Trattato del possesso secondo i principi del diritto romano di F. C. Savigny (ibid. 1857); commentò e curò I fioretti di San Francesco (ibid. 1852), una raccolta di Canti popolari toscani (ibid. 1857), le Lettere di C. Tolomei (ibid. 1859) e una Scelta di lettere familiari di Cicerone (ibid. 1861). Ma l'opera più impegnativa e più nota è il commento alla Divina Commedia,pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1856 e ristampato più volte, in particolare dal 1870, come testo scolastico per l'editore Barbera di Firenze.
Il commento dantesco dell'A. deve la sua fortuna alle sue doti di semplicità, di onestà, di chiarezza e di buonsenso, sorrette da salda preparazione storica e filologica, e animate dal vivo sentimento della attualità dell'opera nel clima culturale dell'età dei Risorgimento.
Nel 1859 l'A. ebbe dal governo borbonico la nomina diufficiale di prima classe al ministero degli Interni, ma rifiutò per non prestare giuramento. Accettò invece la nomina più tardi, al tempo della luogotenenza, e negli anni 1860-61 ebbe modo di farsi notare da S. Spaventa cui rimase lungamente legato. Gli fu, infatti, vicino come caposezione del ministero degli Interni a Torino tra il 1863 e il 1865; poi,col trasferimento della capitale, passò a Firenze, dove fu in seguito consigliere di prefettura. Trasferito con questa stessa carica a Napoli, osservò e ritrasse i costumi della sua città in brevi scritti di vario genere, che poi raccolse in un volumetto (Cose di Napoli,Roma 1875), del quale fanno parte anche una interessante relazione, stesa per incarico dello Spaventa, sul brigantaggio, e alcuni capitoli di una interrotta Storia del regno di Napoli.Nel luglio 1873, divenuto lo Spaventa ministro dei Lavori Pubblici nel ministero Minghetti, l'A. venne chiamato all'ufficio di segretario particolare, e tale rimase fino alla caduta della Destra. Dopo il 1876 riprese il posto di consigliere di prefettura, a Venezia e poi sulla Riviera ligure.
Scrisse in questi anni alcune operette di vario interesse, come la Storia di San Remo (Venezia 1878), Il Petrarca a Porto Maurizio (Oneglia 1879), Oneglia avanti il dominio della casa di Savoia (ibid. 1881),la traduzione in versi del Cantico dei Cantici (ibid. 1884), il bozzetto in terzine Bagno di mare (Porto Maurizio 1885) e le Nozioni fondamentali dell'arte del dire (Firenze 1888). Dedicò poi particolari cure alla composizione di un Vocabolario napoletano-italiano, che uscì a Torino nel 1887, modesto ma utile contributo dell'A. al processo di unificazione della lingua, che egli concepiva fondata su una base fiorentina, ma arricchita dai testi dei buoni scrittori di ogni regione.
Collocato a riposo nel 1887, l'A. trascorse gli ultimi anni della sua vita a Napoli, dove morì il 28 giugno 1891.
Fonti e Bibl.: S. Spaventa, Lettere politiche,a cura di G. Castellano, Bari 1926, pp. 78-84, 123-125, 160; P. Fanfani, Studi ed osservazioni sopra il testo delle opere di Dante,Firenze 1874, pp. 187-217; G. Amalfi, Un altro vocabolario napolitano,Napoli 1888; Annali bibliografici e catalogo ragionato delle edizioni Barbera,Firenze 1904, p. 301; Dantisti e dantofili,in L'Ape,n. s., II(1921), pp. 75 s.; La Divina Commedia nella figurazione artistica e nel secolare commento,a cura di G. Biagi, I, Torino 1924, pp. VIII, XII; II, ibid. 1931 e III, ibid. 1939, passim; G. Paladino, Le idee politiche di un letterato napoletano,in Scritti storici in onore di Camillo Manfroni,Padova 1925, pp. 207-214; G. Mambelli, Gli annali delle edizioni dantesche,Bologna 1931, pp. 103, 135, 145, 148, 166, 166, 221; B. Croce, Un napoletano commentatore di Dante: Raffaele Andreoli,in Varietà di storia letteraria e civile,I,Bari 1935, pp. 320-329; A. Vallone, La critica dantesca nell'Ottocento,Firenze 1958, pp. 142, 146, 194, 199.