MONEO, Rafael (propr. Moneo Vallés, José Rafael)
Architetto spagnolo, nato il 9 maggio 1937 a Tudela (Navarra). Occupa un posto di primo piano nel panorama internazionale, avendo saputo coniugare l’eredità del moderno con una riflessione personale che, senza ricorrere a teoremi assertivi, costituisce piuttosto una risposta particolare alle condizioni mutevoli del progetto, all’interno di una pratica operativa che appare ogni volta affine per rigore metodologico. Insignito di vari riconoscimenti – dal Pritzker prize nel 1996 alla Medaglia d’oro del RIBA (Royal Institute of British Architects) nel 2003, la Medaglia d’oro dell’architettura spagnola nel 2006 e il Premio Principe delle Asturie per le arti nel 2012 – è socio onorario dell’American Institute of architects e del RIBA, Membro dell’Accademia americana delle arti e delle scienze, dell’Accademia di San Luca e dell’Accademia reale svedese di belle arti.
A partire dall’apertura del suo studio a Madrid nel 1966, dopo un periodo di apprendistato presso Francisco Sáenz de Oiza e le esperienze internazionali (quella danese con Jørn Utzon e il soggiorno a Roma presso l’Accademia di Spagna), M. ha sempre affiancato all’attività professionale quella didattica – assumendo la guida intellettuale della ETSA (Escuela Técnica Superior de Arquitectura) di Barcellona e successivamente di Madrid, per divenire poi presidente (1985-90) della Harvard Graduate School of design, dove dal 1991 è titolare della cattedra Josep Lluís Sert – e quella teorico-critica, attraverso importanti scritti, conferenze e convegni in tutto il mondo, secondo una visione d’insieme che approda rapidamente a una sintesi colta dei diversi aspetti della produzione architettonica.
Di questa lunga riflessione, maturata in oltre quarant’anni di attività, sono testimonianza molti dei progetti più recenti in cui il dialogo (remoto) con ‘l’altra modernità’ e quello (attuale) con gli specifici contesti di intervento diventano occasioni di riflessione e motivi ordinatori di un processo compositivo che, pur garantendo l’integrità degli assunti, sottolinea il distacco nei confronti di un quadro internazionale teso verso un’esasperata autoreferenzialità degli architetti. Capace di essere coerente con le necessità che sempre un edificio sottende e ostile alla retorica fine a se stessa con un’eloquenza scevra di commenti, il lavoro di M. sembra contrassegnarsi sempre più per la capacità, in una presa di distanza dall’architettura intesa come oggetto, di operare attraverso originali tessiture di cui l’intervento progettuale costituisce un semplice tassello esplicativo. Basti pensare agli innumerevoli progetti realizzati in contesti storici particolarmente stratificati ed evocativi, come l’ampliamento del Museo del Prado (2007) a Madrid, il Museo del Teatro romano (2008) di Cartagena e il Centro congressi (2012) a Toledo: in tutti i casi si tratta di interventi che costituiscono e costruiscono contemporaneamente l’architettura e la città, sapendosi integrare sapientemente con il sistema urbano consolidato, attraverso episodi salienti, in cui architettura, tracciati, promenades e spazi aperti strutturano una nuova visione, fruizione e fusione degli spazi originari.
Molte sono le opere che evidenziano la misura dell’architettura di M., dove la singolarità del nuovo manufatto – anche nel caso della Puig Tower (2014) a Barcellona – non diviene mai sigillo autoreferenziale, piuttosto parte costituente di un contesto, ampliando così il ruolo dell’architetto che risponde alle esigenze di una città e/o di un territorio. Ne sono testimonianza, fra le altre: l’ampliamento del Banco de España (2006) a Madrid, la Fondazione José Beulas (2006) a Huesca, l’edificio LISE (Laboratory for Integrated Science and Engineering, 2007) presso l’Università di Harvard a Cambridge, il Chase Center alla Rhode Island School of design (2008), la Biblioteca universitaria (2009) di Deusto (Bilbao), il Laboratorio per la scienza e la tecnologia alla Columbia University (2010) a New York, il centro civico La Romareda (2010) a Saragozza, la parrocchia Riberas de Loyola (2011) a San Sebastián, la Peretsman-Scully Hall e l’Istituto di neuro-scienze alla Princeton University (2013), il Centro di arte contemporanea dell’Università di Navarra inaugurato nel gennaio del 2015. Molti sono gli scritti di M. che si segnalano per chiarezza e sensibilità; fra gli ultimi: Inquietud teórica y estrategia proyectual en laobra de ocho arquitectos contemporáneos (2004), tradotto in sette lingue, Apuntes sobre 21 obras (2010) e L’altra modernità. Considerazioni sul futuro dell’architettura (2012).