KUBELÍK, Rafael Jeronym
Direttore d'orchestra e compositore svizzero di origine ceca, naturalizzato svizzero, nato a Býchory Kolín il 29 giugno 1914. Figlio d'arte − il padre Jan fu violinista e compositore, le sorelle Anita e Mary violiniste −, ha studiato violino, composizione e direzione d'orchestra al Conservatorio di musica di Praga con O. Šín e P. Dĕdeček. Debuttò appena ventenne sul podio dell'Orchestra Filarmonica Ceca, con cui compì numerose tournées concertistiche in diversi paesi europei. Direttore musicale dell'Opera di Brno (1939-41), diresse tra l'altro la prima esecuzione integrale de Les Troyens di Berlioz. Alla fine della guerra lasciò la Cecoslovacchia (1948) per trasferirsi prima in Gran Bretagna (dove diresse al Festival di Edimburgo e, per Don Giovanni, al Glyndebourne Festival) poi negli Stati Uniti (1950), ove ricoprì il ruolo di direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra (1950-53). Tornato in Europa, dopo una trionfale ripresa della Katia Kabanova di Janacek alla Sadler's Wells Opera (1954), diventò direttore del Covent Garden di Londra (1955-58), ove propose la Jenufa di Janacek e Les Troyens di Berlioz. Dal 1961 al 1978 ha diretto l'orchestra della Bayerische Rundfunk; poi si trasferì nuovamente negli Stati Uniti, chiamato come direttore musicale del Metropolitan di New York tra il 1973 (anno in cui prende la nazionalità svizzera) e il 1976. Si è congedato dalla carriera direttoriale il 30 maggio 1986 con uno storico concerto a Monaco sul podio dell'orchestra della Bayerische Rundfunk. Numerose anche le sue incisioni discografiche, comprendenti l'integrale delle sinfonie di Mahler, opere di Janacek e Schönberg.
Autore di opere teatrali, sinfoniche, vocali, cameristiche, di cantate e concerti, K. è tuttavia ricordato soprattutto per la sua intensa e apprezzata carriera direttoriale. Considerato con Fricsay, Ferencsik e Dorati uno dei grandi direttori della tradizione musicale dell'Est europeo, K. s'impose per la chiarezza illuminante del gesto, la forza dell'interprete carismatico, la scelta di un repertorio vasto e stimolante, con particolare predilezione per autori quasi contemporanei come Janacek, Mahler, Britten o Schönberg, ma aperta a tutta la grande letteratura sinfonica. Nonostante le sue caratteristiche di direttore eminentemente sinfonico, visitò frequentemente anche il repertorio operistico, soprattutto quello a forti tinte drammatiche e di spessore sinfonico.
Bibl.: M. Raynor, A great conductor's view of music, in The Times, 27 dicembre 1967; E. Stinchelli, I grandi direttori d'orchestra, Roma 1987, p. 134.