CHIRBES, Rafael
Scrittore e giornalista spagnolo, nato a Tavernes de Valldigna, presso Valencia, il 27 giugno 1949 e ivi morto il 15 agosto 2015. Con il suo primo romanzo, Mimoun (1988; trad. it. 1993), è stato finalista del premio Herralde e con La larga marcha (1996; trad. it. Una lunga marcia, 2001) ha ottenuto il SWR-Bestenliste, ma i riconoscimenti più importanti (il Premio nacional de la crítica e il Nacional de narrativa) li ha ricevuti per Crematorio (2007; trad. it. L’equatore delle cose, 2009) ed En la orilla (2013; trad. it. Sulla sponda, 2014).
C. ha lavorato per varie testate e alcuni suoi articoli di viaggio e gastronomia sono confluiti in Mediterráneos (1997) ed El viajero sedentario. Ciudades (2004). Sono stati però gli studi di storia moderna e contemporanea, così come la militanza antifranchista, a condizionarne la scrittura, ascrivibile alla linea tesa tra La Celestina di Fernando de Rojas, il realismo degli Episodios nacionales di Benito Pérez Galdós e i libri di Juan Marsé, maestri citati nei saggi di El novelista perplejo (2002) e Por cuenta propia (2010). Tra gli autori stranieri, le influenze più evidenti sono invece quelle di William Faulkner e Marcel Proust, soprattutto per l’accuratezza nell’esplorare i meandri della coscienza. L’intera opera di C., infatti, potrebbe leggersi come un esperimento in cui le spirali dei monologhi, caratterizzate più da ombre che da luci, cercano di fornire uno spietato ritratto della Spagna dalla guerra civile a oggi. La buena letra (1992; trad. it. La bella scrittura, 2004), Los disparos del cazador (1994), La larga marcha, La caída de Madrid (2000; trad. it. La caduta di Madrid, 2002) e Los viejos amigos (2003) sono narrazioni composte dalle voci di individui che hanno rinnegato l’idealismo giovanile o le radici familiari per adeguarsi a un sistema arrivista. Questo pragmatismo si è acuito con la recente crisi economica e C. in Crematorio ed En la orilla ha saputo restituire con straordinario vigore la trama di corruzione e violenza alla base delle fortune sorte dalla speculazione immobiliare sulla costa valenzana, simbolo di una Spagna svenduta proprio da quelle generazioni che, terminata la dittatura, avrebbero dovuto applicare i loro ideali di onestà e giustizia sociale. Crematorio è un caleidoscopio che traccia cerchi concentrici attorno a Rubén Bertomeu, un architetto riciclatosi come costruttore edile. È lui a incarnare il trasformismo tanto in voga: ex marxista, non esita a trafficare droga, a uccidere o a tessere relazioni con la mafia russa pur di poter intascare la sua parte di bottino in un inizio di millennio all’insegna dell’abbondanza di denaro, preludio al crollo finanziario che metterà in ginocchio la penisola iberica. Alla boria di Rubén fa da contrappunto, in En la orilla, la rabbia sorda di Esteban, un anziano falegname raggirato da un imprenditore che l’aveva convinto a investire tutti i suoi averi in un complesso di appartamenti mai portato a termine. Non è però l’unico: in paese sono molti a essere vittime e carnefici, e le riflessioni dei personaggi rivelano le bassezze di ognuno, simbolizzate dalla putredine della palude in cui si suiciderà il protagonista. I due romanzi sono uno specchio nitido della contemporaneità e risultano imprescindibili per comprendere il presente.
Bibliografia: Ensayos sobre Rafael Chirbes, a cura di M.T. Ibáñez Ehrlich, Madrid-Frankfurt a.M. 2006; J.L. Calvo Carilla, Lecturas críticas sobre la Transición: el caso de Rafael Chirbes, in El relato de la Transición. La Transición como relato, a curadi J.L. Calvo Carilla, C. Peña Ardid, M.Á. Naval et al., Zaragoza 2013, pp. 119-46; J.-F. Carcelén, En la orilla de Rafael Chirbes: paisaje después de la canalla, «Ínsula», 2013, 803, pp. 11-13; I. Muñoz, Sendas de la verdad incómoda, «Ínsula», 2013, 803, pp. 9-11; «Turia», 2014, 112, nr. monografico: Rafael Chirbes.