RADON
Il r. è un elemento chimico di numero atomico 86, simbolo Rn, appartenente al gruppo dei gas rari, elementi chimicamente inerti, ma che in particolari condizioni possono presentare una modesta reattività; nel caso del r. questa risulta un po' più elevata; sono infatti noti composti col fluoro (per es. RnF) che si possono ottenere per reazione diretta degli elementi o per azione del fluoruro di boro sul r.; a contatto con ozono il r. può ossidarsi. Del r. sono stati identificati alcune decine di isotopi; tre si trovano in natura e provengono da serie di decadimento di tre capostipiti: Uranio-238, Uranio-235, Torio-232.
Le rocce e i terreni della crosta terrestre contengono uranio in quantità variabile, da 1÷3 ppm (le rocce sedimentarie e granitiche), fino a 100÷120 ppm le rocce fosfatiche. Questi valori variano con la provenienza delle diverse rocce: in alcune zone del Brasile e dell'India, infatti, per la presenza di piccole quantità anche di torio oltre che di uranio, si possono verificare radioattività più elevate. Le tre serie di decadimento sopra citate forniscono numerosi radionuclidi, con vita media variabile da milionesimi di secondo fino a milioni di anni. Fra questi il r.-222 e quello 220 che si originano da due delle serie, in quantità differente in funzione di quella dei progenitori. Il r. rappresenta un termine intermedio delle serie di decadimento e a sua volta decade generando altri nuclidi, fra i quali polonio, piombo, bismuto. Come membro della serie di decadimento dell'uranio e del torio il r. si sviluppa nei terreni e nelle rocce che contengono questi due elementi, ed essendo un gas poco reattivo si libera e arriva rapidamente sulla superficie della terra ed entra nell'atmosfera, contribuendo nonostante la sua breve vita media (3,8 giorni) alla formazione dell'insieme delle radiazioni ionizzanti cui si trova esposto l'uomo.
Le sorgenti naturali che danno origine a queste radiazioni sono i raggi cosmici (la cui intensità varia a seconda della latitudine e dell'altitudine), i radionuclidi secondari (quelli prodotti per es. dall'iterazione dei raggi cosmici con atomi dell'atmosfera), e i radionuclidi primordiali (il r., il potassio-40, ecc.).
Recentemente, essendosi riscontrata la presenza di r. in abitazioni e in luoghi di lavoro, specie quelli chiusi (miniere, ecc.), si è diffusa la preoccupazione che l'elemento, fonte di radiazioni ionizzanti, possa essere causa di malattie tumorali. Il r. può provenire dal sottosuolo e penetrare, data la sua tendenza a diffondersi, negli ambienti, oppure può provenire da radionuclidi che si sviluppano nei materiali usati per le costruzioni (specie tufi e graniti). I radionuclidi che si originano dal decadimento del r. che avviene per emanazione di particelle alfa sono prevalentemente ioni carichi positivamente che, diffondendosi negli ambienti, tendono a formare aggregati; questi si fissano sui componenti dell'atmosfera, quali pulviscolo, ma anche gas, vapor d'acqua, aerosol, e possono depositarsi sulle murature (prolungando l'emissione di radiazioni all'interno degli ambienti) o essere inalati e depositarsi nei polmoni, specie sulla superficie dell'epitelio bronchiale. Ciò spiega perché nell'uomo i polmoni presentano una quantità di r. maggiore rispetto alle altre parti del corpo. Naturalmente una buona aerazione dei locali è sufficiente a liberare gli ambienti da queste fonti di radiazioni.
Il r. e i suoi discendenti sono responsabili solo di una parte (all'incirca della metà) delle radiazioni ionizzanti che colpiscono la popolazione mondiale; e ciò avviene da sempre, in quanto nel corso degli anni non sono cambiate le sopra citate sorgenti di radiazioni ionizzanti. Le concentrazioni nell'atmosfera di r. e di suoi discendenti variano notevolmente da luogo a luogo, a seconda della natura del terreno e in funzione dell'altezza e della maggiore o minore presenza di venti (la diffusione dell'elemento viene infatti ostacolata dai fenomeni di inversione della temperatura).
Recentemente la Commissione delle Comunità Europee ha richiamato l'attenzione sull'opportunità di effettuare controlli perché non si superino, oltre le dosi massime ammissibili, i limiti di esposizione di lavoratori, specie in ambienti di lavoro chiusi (come si fa per sorgenti artificiali quali le centrali nucleari, gli impianti radiologici, ecc.). Anche in Italia, l'Istituto Superiore di Sanità in collaborazione coll'ENEA ha predisposto un'indagine per valutare le dosi di radiazioni all'interno delle abitazioni e di altri ambienti. Per le abitazioni, nel 1990 la Comunità Europea ha indicato in 400 Bq/m3 il livello di concentrazione di r. in edifici esistenti, al disopra del quale è opportuno effettuare interventi di bonifica. Per gli edifici di nuova costruzione si raccomanda di non superare il valore di 200 Bq/m3. I primi risultati ottenuti indicano che nella maggior parte delle abitazioni le concentrazioni rilevate sono inferiori ai 100 Bq/m3; valori superiori si ritrovano con scarsa frequenza. Le misurazioni hanno anche indicato che le concentrazioni più alte si riscontrano negli ambienti a contatto del suolo rispetto a quelli che si trovano a livello più alto; valori notevolmente variabili, in uno stesso ambiente, si riscontrano nei diversi mesi dell'anno.