RADINI TEDESCHI, Giacomo Maria
RADINI TEDESCHI, Giacomo Maria. – Nacque il 12 luglio 1857 a Piacenza, secondogenito della genovese Luisa Fantini e di Carlo, discendente di uno dei più antichi casati comitali del Ducato.
Cresciuto in un ambiente familiare affollato da figure di ecclesiastici e religiose, lasciò nel 1866 la città nativa per trascorrere i due successivi quadrienni in collegi di Genova e Bergamo. Rientrato a Piacenza nel 1874 vi rimase sino alla vigilia del completamento della ratio studiorum preparatoria al sacerdozio e dell’ordinazione del 1879, frequentando in abiti secolari e come esterno il locale seminario, a conferma di una formazione complessiva, civile ed ecclesiastica, segnata e consentita dalla fisionomia e dalle risorse della famiglia, sia di natura patrimoniale (peraltro in parte compromessa a metà Ottocento) sia intellettuale, come attesta la cospicua biblioteca giovanile che Radini Tedeschi raccolse e portò con sé all’uscita di casa susseguente all’ordinazione.
Il biennio a cavallo della suddetta ordinazione fu trascorso a Roma, ospite dell’ecclesiastico Collegio lombardo e con la frequenza dei corsi dell’Università gregoriana, la più autorevole istituzione culturale della Compagnia di Gesù. Ne scaturì la duplice laurea in teologia e diritto canonico e il consolidarsi di una fisionomia intellettuale saldamente legata al forte rilancio del pensiero tomista promosso dal nuovo papa Leone XIII. Con l’ulteriore rientro a Piacenza si aprì l’ultima fase (1880-90) di permanenza nella città e nella diocesi di origine.
Furono anni di insegnamento, partecipazione alle iniziative dell’associazionismo cattolico (il padre Carlo era ai vertici locali dell’Opera dei congressi) e intensa attività pubblicistica di impianto controversistico e dedicata, tra l’altro, ai rapporti tra Chiesa e Stato e allo strumento concordatario: il tutto in linea con una visione che, rispetto agli schieramenti intraecclesiali del periodo, si palesava nettamente legata al movimento ‘intransigente’, mentre l’allora vescovo piacentino Giovanni Battista Scalabrini era, al contrario, favorevole alla ricomposizione della questione romana, come il noto confratello di Cremona Geremia Bonomelli.
Venuta meno l’ipotesi di una sua nomina a vescovo di Modena, anche in ragione del parere negativo dato alla S. Sede da Scalabrini, Radini Tedeschi entrò nel 1890 nel comitato permanente dell’Opera dei congressi e si trasferì a Roma per prepararsi alla carriera diplomatica vaticana lavorando nella segreteria di Stato guidata dal cardinale Mariano Rampolla e compiendo in relazione a questo alcune missioni all’estero. Tale secondo e ben più significativo periodo romano si sarebbe prolungato fino al 1905, ma con un’articolazione in due fasi, aventi il 1896 come spartiacque.
Risale, infatti, a quell’anno l’udienza da Leone XIII, che intendeva orientare definitivamente un percorso fino ad allora piuttosto multiforme verso la scelta prioritaria della diplomazia, in una fase di sensibile ricambio del personale delle nunziature perseguito dalla S. Sede nel quadro di una specifica politica internazionale volta a un riavvicinamento alla Francia a scapito, tra l’altro, del tradizionale legame con l’impero asburgico. Radini Tedeschi riuscì a sottrarsi alla nomina quale nunzio a Bruxelles, ma nel contempo assunse in pieno il richiamo leonino (Allez au peuple) alla forte intensificazione del ruolo sociale delle varie componenti del mondo cattolico, segnando così il definitivo orientamento del proprio lavoro e ministero ecclesiale verso l’ambito più prettamente religioso e pastorale.
Dal 1896 al 1905, oltre a organizzare pellegrinaggi verso la Terrasanta, Lourdes e Paray le Monial, si immerse nelle dinamiche dell’associazionismo cattolico: sia di ordine gestionale e latamente politico (quale vicepresidente dell’Opera dei congressi), sia come promotore di un rinnovamento di idee e di prassi – in parte sorprendente rispetto al suo retroterra ideologico – che lo videro, tra l’altro, fautore della piena valorizzazione della componente femminile nell’Opera e diretto divulgatore e docente della sociologia sulle orme di una tradizione che in Italia aveva da tempo Giuseppe Toniolo come riconosciuto punto di riferimento. L’intreccio delle suddette prospettive lo portarono nei primi anni del Novecento a sostenere lo sforzo di rinnovamento interno dell’Opera, concretizzatosi nell’assunzione della presidenza da parte di Giovanni Grosoli e caratterizzato da una posizione intermedia fra il tradizionalismo di Giovanni Battista Paganuzzi e il radicalismo di Romolo Murri. Ma si era ormai alla vigilia di un’ulteriore svolta esistenziale ed ecclesiale: il suo essere allo stesso tempo legato alla stagione leonino-rampolliana nel sistema vaticano e promotore del rinnovamento dell’associazionismo cattolico nazionale ne segnò la caduta tra il 1904 e il 1905, in coincidenza con l’elezione a papa di Pio X e lo scioglimento dell’Opera dei congressi. Maturò così il suo allontanamento da Roma, pur sancito dalla nomina relativamente prestigiosa a vescovo di Bergamo.
Nel nuovo e ultimo incarico, sviluppatosi tra il 1905 e il 1914, riversò le molteplici esperienze e istanze fino ad allora assimilate. E lo fece in una fase storica di particolare complessità ecclesiale e politico-sociale.
Ci si trovava infatti nel pieno della crisi modernista, mentre sullo sfondo dei rapporti tra Chiesa e società si confrontavano tra loro linee contrastanti, ancorché univocamente riferite al pensiero sociale di papa Leone XIII e in prima istanza all’enciclica Rerum novarum (1891). Tutto ciò si dipanò nel quadro del pontificato di Pio X e di una stagione della Curia romana dominata da figure quali Rafael Merry del Val e Gaetano De Lai, sia in merito alla lotta antimodernista sia al principio generale Instaurare omnia in Christo. Ne maturò un crescente ancorché sotterraneo contrapporsi tra una linea romana scandita da quanto sopra richiamato e una linea ‘lombarda’ incarnata tra gli altri da figure episcopali come quella dello stesso Radini Tedeschi e ancor più dell’arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari. L’accusa di infiltrazioni moderniste colpì pertanto la diocesi bergamasca e lo stesso segretario del vescovo, don Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII.
Sullo sfondo di questa crisi, che toccò anche i rapporti personali con il papa, si spense all’età di 57 anni, il 22 agosto 1914.
Fonti e Bibl.: L’archivio più importante per la conoscenza della figura e dell’opera è quello della curia vescovile di Bergamo: oltre al materiale d’ufficio relativo alla fase episcopale contiene infatti anche una parte cospicua delle carte personali. Un’ulteriore significativa porzione di queste, trattenuta presso di sé al momento della morte di Radini Tedeschi dal segretario Roncalli, è ora conservata dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna. La particolare articolazione del suo percorso ha fatto sì che si trovino carte radiniane, epistolari e altro materiale in svariati ulteriori archivi (l’elenco in G. Battelli, Un pastore tra fede e ideologia. G.M. R. T. 1857-1914, Genova 1988, p. IX). Le fonti edite comprendono innanzitutto gli scritti pubblicati dallo stesso Radini Tedeschi. Possono ricordarsi i volumi: Il pellegrinaggio italiano in Francia nel luglio 1883. Note di un pellegrino, Bologna 1883; Chiesa e stato in ordine ai concordati, Milano 1887; Memorie del pellegrinaggio italiano in Francia nel 1889, Rocca S. Casciano 1889; Discorsi ai congressi cattolici di Fiesole, di Milano e di Roma, Roma 1898; Il problema scolastico odierno, ossia pensieri sulla libertà e sulla religione nella scuola, Bergamo 1912 (ed. ampliata nel 1913); Breve catechismo teorico-pratico dell’azione e dell’organizzazione cattolica proposto ai cattolici italiani, Bergamo 1914; Gli esercizi spirituali secondo il metodo di S. Ignazio di Loyola. Commento, Milano 1914. Copia delle pubblicazioni di minor mole è reperibile nel fondo Radini dell’archivio della curia vescovile di Bergamo e nelle biblioteche pubbliche di Piacenza e Bergamo. L’elenco delle lettere pastorali, con relativo regesto, in Lettere pastorali dei vescovi della Lombardia, a cura di X. Toscani - M. Sangalli, Roma 1998, ad vocem. Una parte delle lettere pastorali (varie furono pubblicate solo come opuscolo) e l’insieme della decretazione episcopale sono reperibili sul bollettino diocesano bergomense (Bollettino del segretariato del clero, dal 1909 Vita diocesana), mentre altro materiale è visibile sul quotidiano locale L’Eco di Bergamo.
Relativamente agli studi esiste da tempo una biografia critica: G. Battelli, Un pastore tra fede e ideologia. G.M. R.T. 1857-1914, Genova 1988. Ma vari altri lavori offrono, nella varietà di approccio ed esiti, fonti e linee interpretative degne di interesse: L. Bedeschi, La corrispondenza inedita Acquaderni-R.T., in Humanitas, XXIII (1968), 12, pp. 1206-1211; F. Nardari, La spiritualità di mons. R.T. e la sua influenza sul laicato cattolico italiano, in Spiritualità e azione del laicato cattolico italiano, II, Padova 1969, pp. 539-560; M. Casella, Mons. G.R. T., l’Opera dei Congressi e il Movimento cattolico romano (1890-1900), in Rivista di storia della chiesa in Italia, XXIV (1970), pp. 129-179; A. Agazzi, I cattolici bergamaschi e l’attenuazione del ‘non expedit’. Contributo alla storia del decennio 1904-1913, in Rassegna storica del Risorgimento, LVIII (1971), pp. 53-77; M. Casella, Mons. R.T. e l’Opera dei Congressi nelle Marche e in Umbria (1897-1898), in Rivista di storia della chiesa in Italia, XXIX (1975), pp. 1-24; R. Amadei, Appunti sul modernismo bergamasco, ibid., XXXII (1978), pp. 382-414; F. Molinari, L’Opera dei congressi a Piacenza (con documenti inediti), in Bollettino storico piacentino, LXXVI (1981), pp. 32-69; Id., R.T., G., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, II, Casale Monferrato 1982, pp. 527-531; A. Medolago Albani, Alcune lettere di Mons. R.T. riguardanti Bergamo, in Bergomum, LXXIX (1985), 1, pp. 3-137; S. Zampa, Obbedienza e esperienza di fede. Il carteggio Coari -R.T. nella crisi del primo Novecento, in Cristianesimo nella storia, VI (1985), pp. 299-380; G. Battelli, Tradizione e continuità nella cultura ecclesiastica del secondo Ottocento. La biblioteca giovanile di G.M. R.T., in Ricerche di storia sociale e religiosa, XV (1986), 29, pp. 117-164; I. Lizzola, A proposito del carteggio tra il conte e il vescovo, in Studi e ricerche di storia contemporanea, XV (1986), 25, pp. 71-85; G. Battelli, G.M. R.T. e Angelo Roncalli (1905-1914), in Papa Giovanni, a cura di G. Alberigo, Bari 1987, pp. 35-65. Al di là del valore critico, merita una menzione il profilo proposto dal segretario e futuro pontefice A. Roncalli, In memoria di mons. G.M. R.T. vescovo di Bergamo, Bergamo 1916 e successive riedizioni.