Rachele
. Figlia di Labano e, con sua sorella Lia (v.), moglie del patriarca Giacobbe. La Bibbia la descrive come tormentata dalla preoccupazione di non riuscire a dare un figlio al marito, che la prediligeva. Afflitta dalla gelosia per la straordinaria fecondità della sorella, volle che Giacobbe le desse almeno dei figli - come consentiva la legge - attraverso la sua schiava Bilha, che partorì Dan e Neftali. Per ottenere dei figli propri tentò anche il ricorso all'uso di erbe (le mandragore) ritenute afrodisiaci. Finalmente partorì Giuseppe, dopo che Dio si era ricordato di lei, esaudendone le preghiere (Gen. 30, 1 ss.).
Dopo diversi anni morì mentre dava alla luce il suo secondo figlio, Beniamino; il fatto avvenne presso Efrata in Palestina, ove il marito la seppellì (Gen. 35, 16 ss.). La località era a nord di Gerusalemme (cfr. I Reg. 10,2); ma in seguito la cittadina fu identificata con Betlemme (cfr. la glossa in Gen. 35, 19). La doppia tradizione sul suo sepolcro è documentata da due brevi testi della Bibbia; in Ger. 31, 15, prendendo lo spunto dal concentramento dei prigionieri in Rama (Ger. 40,1), a nord di Gerusalemme prima della loro deportazione in Babilonia, si evoca l'immagine dell'infelice matriarca che piange sconsolata davanti a simile tragedia (si era nel 587 a.C.); il medesimo testo è riportato da Matteo (2, 18), che l'applica alla strage degl'innocenti compiuta da Erode a Betlemme.
Oltre al brano (v. LIA) in cui R. è presentata come simbolo della vita contemplativa (Pg XXVII 104-108), D. ricorda questo personaggio in If II 102, in Pd XXXII 8 (R. occupa il posto vicino a Beatrice) e in If IV 60 (tra le anime liberate dal Limbo).