QURUM
Le stazioni preistoriche situate nell'area della Riserva Nazionale di Q. nella Capital Area del Sultanato di Oman furono scoperte negli anni '70 da R. Jäckli, del Petroleum Development Oman (PDO). La distesa di mangrovie allo sbocco dello wādī Aday, situata al termine della piana costiera sabbiosa della Batina, ha ospitato alcune stazioni di pescatori preistorici. Gli insediamenti sinora individuati nella zona di Q. sono undici, quattro dei quali sono stati oggetti d'indagine da parte di una Missione Archeologica Italiana. Questi ultimi, denominati RH4, RH5, RH6 e RH10, sono tutti shell middens, vale a dire accumuli di conchiglie (e di pesce), rifiuti di pasto dei pescatori-raccoglitori che abitarono questa costa dell'Oceano Indiano fra la metà del VI e la metà del IV millennio a.C. Il sito di RH4 fu oggetto di un veloce scavo di recupero nel 1977, che rivelò la presenza di un abitato e di una necropoli con inumati in posa rannicchiata. I due siti di RH5 e RH10 furono scavati non integralmente fra il 1980 e il 1985 e sono andati poi distrutti a causa di esigenze edilizie. Il più esteso di questi due shell middens, RH5, raggiungeva un'estensione di 90 X 45 m. Gli scavi hanno rivelato la presenza di una sequenza stratigrafica di 1,50 m di spessore, indicante la sovrapposizione di otto fasi d'abitazione distinte che hanno fornito datazioni radiometriche non calibrate comprese fra l'inizio e la metà del IV millennio a.C. Il sito ha inoltre rivelato una necropoli a inumazione con più di duecentoventi individui, la più grande sinora scavata lungo le coste della Penisola Arabica.
La serie di insediamenti con strutture abitative probabilmente più o meno circolari, caratterizzate dalla presenza di buche di palo spesso appaiate e zeppate, non ha dato reperti ceramici, se non un recipiente fittile carenato, di colore nero lucido, rinvenuto in frammenti in un pozzetto dello strato «zero», al tetto della sequenza. L'industria litica scheggiata è caratterizzata da particolari percussori di piccole dimensioni, a sezione triangolare, in diaspro e in selce. Comuni sono anche gli strumenti in quarzite locale, principalmente raschiatoi. Fra gli strumenti da pesca numerosi gli ami in conchiglia e in osso, oltre che i pesi da rete ottenuti da ciottoli intaccati lungo i margini.
Il sito di RH6 si trova invece nell'area delle mangrovie; gli scavi sono stati effettuati a partire dal 1986. Questo shell midden ha fornito una serie di datazioni al radiocarbonio più antiche di quelle offerte dall'insediamento e dalla necropoli di RH5; queste infatti sono comprese fra la metà del VI e l'inizio del V millennio a.C. Le limitate ricerche condotte a RH6 hanno messo in luce due sepolture di inumati rannicchiati deposti in nuda terra, al tetto della serie, dello spessore di c.a 1 m. Notevoli differenze presentano le industrie di questa stazione rispetto a quelle raccolte a RH5. Qui infatti gli strumenti di pietra scheggiata sono di dimensioni microlitiche, in selce, con ritocco erto. Accanto a questi si trovano svariati manufatti di quarzo ialino. Analisi preliminari hanno accertato che la dieta alimentare degli abitanti di Q. era a base di pesce e molluschi, integrata da tartarughe marine, particolarmente comuni a RH5, e da gazzelle. Le indagini archeo-zoologiche hanno documentato inoltre la presenza di mammiferi domestici, cani, capre e pecore in prevalenza. Le comunità preistoriche raccoglievano frutti di giuggiolo, pianta comune nel consorzio arboreo della località, unitamente ad Avicennia, Tamarix e Acacia. Carotaggi preliminari eseguiti tra le mangrovie hanno dimostrato l'esistenza di un antico livello con indubbie tracce di vegetazione a c.a 2 m di profondità. Le datazioni al C14 in corso sui campioni di radici raccolte in questo strato permetteranno di stabilire l'età di queste più antiche tracce. L'analisi dei frustoli di carbone vegetale raccolti a RH5 e a RH6 ha permesso di stabilire con sicurezza che al tempo dell'impianto di entrambi i siti le mangrovie esistevano già nella regione.
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