QUITO (A. T., 153-154)
Città dell'America Meridionale, capitale della repubblica dell'Ecuador, situata a circa 2850 m. s. m. sul margine occidentale di un altipiano percorso dall'alto corso del Guallabamba (uno dei rami sorgentiferi del Río de Esmeraldas) e circondato da numerosi coni vulcanici, tra i quali il Pichincha (4787 m.), l'Atacazo (4539 m.), il Corazón (4816 m.) e l'Iliniza (5305 m.) a ovest e il Sincholagua (4988 m.), l'Antisana (5756 m.) e il Cotopaxi (5943 m.) a est. Una serie di alture vulcaniche, che s'innalzano a 3600 m. nei Cerros Chaupi e formano la displuviale tra il Río Guallabamba e il Río Patate (ramo sorgentifero del Pastaza, affluente dell'Amazzoni), separano a sud l'altipiano di Quito da quello di Latacunga; a nord l'altipiano di Quito è diviso da quello di Ibarra dai coni del Culungal (4250 m.), del Yanaurcu (4050 m.) e del Cusin (4012 m.).
Benché posta a breve distanza dall'equatore (0°14′ lat. S.; 78°32′ long. O.), per l'altezza cui è situata Quito ha un clima temperato, con escursioni annue minime e piogge abbondanti distribuite in tutto l'anno, pur distinguendosi una stagione piovosa e una secca; la temperatuca media annua è di 12°,6, quella del mese più caldo (settembre) di 12°,7, e quella dei mesi più freddi (febbraio, marzo, aprile, luglio e novembre) di 12°,5; le precipitazioni ammontano a 1120 mm. (massimo in aprile, 188 mm.; minimo in luglio, 22 mm.) e i giorni piovosi sono 171; l'umidità relativa è del 73% (massimo in aprile, 81%; minimo in agosto, 59%); la nebulosità di 6 decimi; pochissimi (18) i giorni con nebbia.
Quito è costruita alle falde del vulcano Pichincha e intorno a una groppa montuosa alta circa 200 m. sul livello dell'altipiano, detta Panecillo; due profonde vallecole (quebradas), che scendono dal Pichincha, attraversano la città, la quale presenta una topografia regolare, con le vie che si tagliano ad angolo retto (le maggiori sono percorse da linee tramviarie), fiancheggiate da edifici bassi che mostrano spesso tracce dei danni loro arrecati dai frequenti terremoti. La città possiede bei giardini e ampî parchi, tra i quali l'Alameda.
La popolazione di Quito nel 1932 era di 105.000 abitanti (al 2° posto tra le città dell'Ecuador, dopo Guayaquil), che per 7/8 sono meticci e Indiani; essa va aumentando lentamente (70.000 ab. nel 1850, 80.000 ab. nel 1897) perché la vita economica della città è tutt'altro che attiva; scarsa importanza hanno i commerci, e le sole industrie notevoli sono quelle tessili (lana e cotone) e quelle alimentari (fabbriche di biscotti e di paste, di cioccolato, di birra e gassosa, di liquori). A Quito fa capo l'arditissima ferrovia proveniente da Guayaquil, lunga 464 km., la quale presso Riobamba raggiunge i 3400 m. d'altezza; un'altra linea da Quito si spinge verso N. fino a Ibarra, e una ferrovia elettrica, infine, va a Pomasqui (20 km.), al centro di un bacino petrolifero. Numerose strade ordinarie collegano poi la capitale con varî altri centri della repubblica. Oltre ad essere sede degli alti poteri dello stato, della corte suprema di giustizia e di un arcivescovo, Quito possiede un'università (Universidad Central del Ecuador, fondata dai domenicani alla fine del sec. XVIII e riordinata nel 1895: facoltà di giurisprudenza e scienze sociali, medicina, scienze, filosofia e lettere), una scuola di musica, una scuola di belle arti e varî istituti d'istruzione secondaria e primaria, alcune biblioteche (la Biblioteca nazionale, con 25.000 volumi, quelle dei conventi di S. Francesco e della Mercede, ecc.), un osservatorio astronomico e meteorologico, un museo archeologico e storico, una scuola militare e varî ospedali modernamente attrezzati. Tra le associazioni culturali, si notano l'Accademia ecuadoriana, l'Accademia nazionale di storia, la Società geografica, la Società giuridico-letteraria e la Società di studî di medicina. Il principale istituto di credito è il Banco Central del Ecuador.
Quito è capoluogo della provincia del Pichincha (16.110 kmq., 259.000 ab. nel 1932, 16 per kmq.).
Monumenti. - L'edificio religioso più importante di Quito è la chiesa con il convento di S. Francesco, la cui costruzione, iniziata nel 1534, si protrasse per più d'un secolo; gli ultimi annessi del convento furono terminati nel 1650. Tra i suoi principali architetti, sono Jodoco Ricke e Antonio Rodríguez. Il lato del convento prospiciente sulla piazza Bolívar è preceduto, per l'intera sua lunghezza, da una terrazza alla quale si accede nel mezzo per una scalinata a ventaglio. La facciata della chiesa, greve e stretta, d'uno stile barocco tipicamente spagnolo-coloniale, è appesantita dalla mole delle due torri che un terremoto ha private d'un piano. L'interno, diviso da pilastri in tre navate, ha un aspetto ricco e fastoso per l'esuberante decorazione in stucco e legno, dalla policromia vivace; particolarmente notevoli il pulpito e le 81 figure lignee ad altorilievo di santi, che decorano gli stalli del coro. Tra le altre sculture citiamo il Battesimo di Gesù sull'altar maggiore, di Diego de Robles, e una statua di S. Francesco di Paola, di José Domingo Carrillo. Spazioso, e di armoniose proporzioni, il chiostro a due porticati. Annessa al convento di S. Francesco è la cappella costruita da Francisco Cantuña, ricca di altari dorati e intagliati con alcuni quadri del Samaniego e una statua di San Francesco di Manuel Chill detto Caspicara. Anche la chiesa della Mercede, cui è annesso il convento col suo bel chiostro a due ordini, di José Jaime Ortiz, è animata nell'interno da un'esuberante decorazione in stile plateresco; nella sacrestia alcuni quadri del Samaniego e uno di Joaquin Pinto, di cui ve ne sono altri nel chiostro. Nella chiesa di S. Domenico sono notevoli la ricchissima cappella della Madonna del Rosario, adorna d'una statua della Vergine, purtroppo mutila, donata da Carlo V alla città di Quito e d'un "retablo" con quadri del Samaniego e di autori italiani e spagnoli; la non meno ricca cappella del "Comulgatorio", col soffitto decorato da pitture di Goriner rappresentanti i re di Giuda; quadri sugli altari laterali, di Luis Cadena al quale appartengono anche i Misteri del Rosario che ornano le arcate delle navate. L'architetto del chiostro è frate Antonio Rodríguez, autore della chiesa di Santa Chiara. Ma la chiesa stilisticamente più compiuta e omogenea di Quito è quella della Compagnia di Gesù, in cui gli elementi decorativi dello stile plateresco sono distribuiti, sia nella facciata sia nell'interno, con raro gusto ed equilibrio; nell'interno quadri del Bolívar. La chiesa di S. Agostino è ricca di buone pitture (di Miguel de Santiago, di Goribar, ed altri); notevole l'arredamento della sala capitolare che dà nel chiostro. Ricordiamo inoltre la chiesa del Carmen antiguo, la cappella del Sagrario, la cattedrale, preceduta, come la chiesa di San Francesco, da una terrazza a balaustra, e avente nell'interno pitture del Samaniego (Assunzione della Vergine, Gesù alla colonna) e sculture di Antonio Fernández (San Girolamo) e di Caspicara (le Virtù). Tra gli edifici civili vanno ricordati soprattutto il Palazzo del governo, eretto nel 1747, di sobria architettura, con un arioso peristilio, mentre le costruzioni moderne, come la Scuola militare, l'università, l'Osservatorio astronomico, la Scuola di belle arti, il teatro Sucre, ecc., non hanno un particolare interesse architettonico.
Storia. - Secondo Juan de Velasco, la città di Quito era verso il 1000 d. C. la capitale dei dominî di un re che portava quel nome, che fu vinto da una popolazione detta Cara, proveniente dal mare e che aveva fondato un regno costiero. I capi dei Cara, che portavano il nome di Caran Scyri, regnarono a lungo sul regno di Quito, ma verso il 1450 la città e il regno furono conquistati dall'Inca Tupac Yupanqui.
Stabilitisi gli Spagnoli di Pizarro al Perù, una colonna di essi, al comando di Sebastián de Belalcázar, mosse alla volta di Quito che occupò dopo un'aspra battaglia contro il generale indiano Rumiñahui che difendeva la piazza (1533). Quito fu incendiata dai suoi abitanti, ma il 28 agosto 1534 il Belalcázar e Diego de Almagro gettarono le fondamenta della nuova città spagnola. Ottenuto da Carlo V il privilegio, il titolo di città e lo stemma, la futura capitale dell'Ecuador divenne un luogo importante tanto da essere eretta a capitale del governo omonimo e, successivamente, da essere elevata a sede della "Real Audiencia" (29 agosto 1563), che comprese, oltre ai territorî dell'attuale Ecuador, varî altri territorî confinanti. Debellate e respinte, nei primi tempi della sua esistenza, alcune incursioni di indigeni, la vita della città fu relativamente calma, interrotta, ogni tanto, da quei moti interni che furono assai frequenti in tutte le città fondate dagli Spagnoli in America. Dal 1718 la presidenza di Quito venne staccata dal vicereame del Perù e fu unita a quello di Santa Fé di Bogotá; fino all'indipendenza la vita della città fu tranquilla, tanto da essere considerata come una delle piazzeforti del dominio spagnolo. Questo stato di cose ebbe termine nel 1809 allorquando i suoi abitanti si ribellarono e proclamarono, il 10 agosto 1809, l'indipendenza dell'Ecuador. Questo primo movi, mento venne presto soffocato, né miglior sorte ebbe un secondo movimento, del 1811-12. Affermatasi poi definitivamente l'indipendenza dell'Fcuador (dal 1822 al 1830 incorporato nella repubblica della Grande Columbia, dal 1830 in poi stato a sé), Quito fu la capitale della nuova repubblica, con la storia della quale è intimamente legata quella della città (v. ecuador: Storia).
Bibl.: J. Velasco, El reyno de Quito, Quito 1841.