QUIRINO
. Divinità romana il cui nome (aggettivale, d'incerta etimologia, essendo assai dubbia quella da Curis città sabina o da curis "lancia") deriva da Quirium, località dov'era insediata la tribù sabina dal cui sinecismo con gli abitatori del Palatino sorse, secondo la tradizione, la città di Roma. Non è facile ricostruire la genuina fisionomia di questo dio perché l'importanza innegabile che ha avuto nei tempi più antichi si è andata poi così obliterando che alla fine della repubblica fu identificato con Romolo, mentre la sua paredra Hora veniva fusa con Ersilia moglie di Romolo; e sul cadere dell'impero, epoca di sistemazione unitaria della teologia romana, Servio lo fonde con Marte di cui sarebbe l'aspetto pacifico: Mars enim cum saevit Gradivus dicitur, cum tranquillus est Quirinus (Ad Aen., I, 292). Certo egli era il dio principale, guerriero, della comunità stanziata sul Quirinale, come Marte era dio specificamente latino, e l'affinità delle due figure divine spiega oltre che i due flamini Marziale e Quirinale anche i due collegi di salî rispettivamente palatini e collini (questi ultimi detti anche Quirinales o Agonenses) ed è da questi nelle loro danze sacre cementata. Non sembra probabile che Quirino sia l'eponimo che i Latini (detti poi Romani) avevano in tempi più antichi, quando si sarebbero chiamati Quiriti, perché non è d'accordo con la persistente localizzazione del dio sul Quirinale, né suffraga questa tesi il fatto che l'antichissimo Giano sia detto Quirino; perché quest'appellazione è recente (augustea) e vuol soltanto significare il valore cittadino del Ianus geminus, sintesi di tutte le soglie e di tutte le porte della città.
Quirino possedeva sul Quirinale un sacello, che nel 233 divenne un tempio, situato in quella parte del giardino dell'attuale reggia che sta di fronte alla chiesa di S. Andrea. Questo tempio fu riparato da Augusto dopo un incendio (Mon. Ancyr., IV, 5; VI, 32). La sua dedica cadeva il 29 giugno. Davanti a questo tempio sorgevano due mirti detti uno patrizio e uno plebeo che prosperavano o intristivano a seconda delle lotte sociali tra patrizî e plebei.
Quirino aveva un suo proprio flamine, come si è detto, il quale interveniva ufficialmente a due feste di significato agricolo, le consuali e le robigali, e a quella di Acca Larenzia; aveva anche una sua propria festa, le Quirinali (v.).
Insieme con Giove e con Marte costituiva una triade la cui associazione sta a rappresentare l'unione fatta sul Campidoglio tra le due comunità del Palatino e del Quirinale. Con Quirino sono connesse le Virites Quirini (Gell., XIII, 23, 2), divinità secondarie con significato di "forze", da associarsi nel significato a quelle Vires o Virae che ci sono documentate dalle iscrizioni dell'Italia settentrionale.