POMPEO RUFO, Quinto (Q. Pompeius Rufus)
Partigiano di Silla e suo collega di consolato nell'88 a. C.
Suo figlio sposò una figlia del dittatore e ne ebbe un figlio che, magister monetalis nel 59 a. C. (o, come vuole il Grüber, nel 57) fece coniare i ritratti dei due nonni su alcuni tipi da lui emessi (Grüber, n. 3883)
Il ritratto di P. R. ci mostra un uomo di media età (ma alquanto più giovane di Silla), dai capelli folti, disegnati a fiocchi, dagli occhi profondi sotto una fronte alta. Si tratta di una immagine generica, alquanto somigliante a quella di Silla, alla quale è stato negato qualsiasi valore iconografico. Il Vessberg insiste sul fatto che è scarsamente probabile che di un consolare certamente molto noto non esistessero ritratti a poca distanza dalla morte, almeno nell'atrio del nipote; la somiglianza con i tratti di Silla potrebbe spiegarsi con l'identità stilistica dei modelli, ritratti ellenistici idealizzati, probabilmente del medesimo artista. La qualità delle effigi hanno molti punti di contatto con lo stile dei ritratti di L. Bruto e di Ahala, per cui si è congetturato (Cesano) che i due conî appartengano alla stessa mano.
Bibl.: E. Q. Visconti, Iconografia Romana, Milano 1818, p. 115; J. J. Bernoulli, Röm. Ik., I, Stoccarda 1882, p. 95; H. A. Grüber, Coins of the Roman Republic, I, Londra 1910, p. 484, tav. XLVIII, n. 15; L. Curtius, Ikonographische Beiträge, in Röm. Mitt., XLVII, 1932, p. 202 ss.; R. West, Röm. Porträt-Plastik, I, Monaco 1933, p. 37; S. L. Cesano, I Fasti della Repubblica romana nella moneta di Roma, in Studi di Numismatica, I, 2, 1940, p. 243; O. Vessberg, Studien zur Kunstgeschichte der röm. Republik, Lund-Lipsia 1941, p. 131.