Oratore latino (n. 114 a. C. - m. 50 a. C.), il più grande, dopo Cicerone, della tarda età repubblicana. Fu edile nel 75 e pretore nel 72; dotato di grande vivacità di temperamento, rappresentò a Roma l'asianismo. Pronunciò, forse, il discorso funebre in onore di Silla; fu avversario di Cicerone nel processo di Verre (70) e nella discussione sulla legge Manilia (66). Console nel 69, rinunciò, quando avrebbe dovuto condurre la guerra contro Creta, alla provincia di Macedonia-Acaia. Politicamente, fu rappresentante e fautore della nobilitas. Le sue orazioni sono tutte perdute; il suo stile, fiorito e abbondante, si fondava molto sulla recitazione e, scritti, i suoi discorsi perdevano vigore. Cicerone ne tesse l'elogio nel Brutus, dove lo mette accanto a sé stesso, come ultimo grande rappresentante dell'eloquenza romana; a lui intitolò l'Hortensius, il dialogo introduttivo delle sue opere filosofiche. Facile verseggiatore, scrisse Annales sulla guerra marsica e versi leggeri; Catullo, che però non lo stimava come poeta, gli dedicò la Chioma di Berenice.