CENNI, Quinto
Nacque a Imola il 20 marzo del 1845 dall'avvocato Antonio e da Maria Sangiorgi, entrambi di agiata faniiglia di tradizioni cattoliche, ma aperta alle idee liberali (un cugino, il capitano Guglielmo Cenni, fu valoroso volontario garibaldino).
Quinto di dieci figli, il C. compì i primi studi a Imola e nella cittadina romagnola trascorse gli anni della fanciullezza. Alla morte del padre, nel 1836, si trasferì con un fratello e una sorella a Bologna dove si dedicò a studi di pittura pur tra notevoli difficoltà, alleviate in parte da un sussidio concessogli dalla amministrazione comunale di Imola. Tra il 1862 e il 1867 frequentò l'Accad. di Belle Arti, presso la quale conseguì il diploma e dove ebbe fra i suoi maestri Napoleone Angiolini e Antonio Muzzi quali insegnanti di figura e il milanese Francesco Ratti, titolare della prima cattedra ufficiale di xilografia in Italia. A Bologna fu suo mecenate il conte Bianconcini che lo introdusse nel circolo dello scultore imolese Cincinnato Baruzzi.
Nel 1867, tre anni dopo la morte della madre, il C. si trasferì a Milano e, volendo perfezionarsi nella tecnica dell'incisione, si iscrisse ai corsi di xilografia e litografia dell'Accademia di Brera dove nel 1870 fu premiato per la litografia. Ebbe così inizio l'attività instancabile dell'artista nel campo dell'illustrazione grafica. Dapprima collaboratore del periodico Emporio pittoresco, di cui fu il primo illustratore di soggetti a carattere storico-militare, disegnò poi per varie altre riviste come La Cultura moderna, La Lettura Epoca, L'Illustrazione italiana, La Rivista illustrata, Lo Spirito-folletto ed Emporium. Si dedicò anche all'illustrazione di libri, come Niccolò de' Lapi di Massimo d'Azeglio (Milano 1883).
A partire dal 1878 il C. pubblicò, sempre a Milano, alcune opere di più vasto respiro, come l'iconografia Custoza 1848-1866 (presso Cenni), e il numero unico I Bersaglieri, dedicato al corpo nel cinquantenario della sua costituzione, che precedette gli album L'esercito italiano (dodici tavole), Eserciti europei (diciotto tavole), Gli eserciti d'oltre mare (dodici tavole), editi presso Vallardi (1880-1886), e segnò l'inizio di una serie di opere dedicate alle armi, ai corpi ed alle unità dell'esercito. Videro così la luce successivamente: I Granatieri (1887), Nizza cavalleria (1890, entrambi presso Vallardi), I Carabinieri Reali (1894, presso Cenni), Cavalleggeri Saluzzo, Lancieri di Firenze (1898, 1900, presso le edizioni della Illustrazione Italiana), Avanti l'artiglieria e Il Genio militare. Verso la fine del secolo si dedicò con eccellenti risultati alla illustrazione di cartoline postali con gesta e fatti gloriosi di corpi e unità dell'esercito italiano, dando così inizio alla tradizione, ancor oggi molto diffusa, delle cartoline reggimentali. Nel 1887 fondò e finanziò L'Illustrazione militare italiana, illustrata con tavole e disegni, che ebbe vita fino al 1897, e rimane un classico esempio di rivista militare. Essa valse al C. la commenda dell'Ordine militare di Cristo da parte del governo portoghese, nonché la commissione dal ministero della Guerra italiano di un album illustrato sulla campagna del 1859, che fu pubblicato a cura dell'Ufficio storico del Corpo di Stato Maggiore col titolo Album della guerra del 1859 e contiene un testo corredato dei disegni delle uniformi indossate dagli eserciti belligeranti più sedici tavole a colori splendidamente realizzate. Seguirono poi il numero unico Aosta la veja, l'Atlantemilitare (diciotto tavole con le uniformi degli eserciti d'Europa) e L'Esercito italiano nella nuova divisa (uniformi del 1910). Tra il 1912 e il 1913 lavorò all'Album della guerra italo-turcae della conquista della Libia che fu il primo pubblicato a dispense, poi riunito in unico fascicolo.
Naturalmente portato al disegno, fu attratto ben presto dal fascino delle uniformi che iniziò a riprodurre fin da giovane con tecnica mirabile e raffinata sensibilità. Non vestì mai l'uniforme, fu però molto vicino ai soldati che ritraeva sovente durante le operazioni della giornata all'interno delle caserme dove aveva libero accesso e dove era accolto con simpatia. Il suo capolavoro, l'opera che lo colloca in una posizione di assoluta preminenza nel campo dell'uniformologia e lo consacra grande maestro nella tecnica dell'acquarello, è l'imponente raccolta di figurini militari nelle uniformi italiane e straniere dipinti fra il 1867 e il 1917, che l'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito acquistò dal figlio Italo nel 1950 (Codice Cenni). Unica nel suo genere, questa preziosa e irripetibile collezione si compone di venticinque album, alcuni di carta da disegno leggera e resistente, altri addirittura di pagine di registri contabili gremite di personaggi vivissimi nelle uniformi degli Stati italiani preunitari e dell'Italia unita, delle nazioni europee, dell'Africa, dell'Asia, dell'America e dell'Oceania, che nel loro insieme rappresentano un vero e proprio "codice" di uniformologia. Sono migliaia di soggetti in più di duemilacinquecento fogli, fissati nei più diversi atteggiamenti: a piedi, a cavallo, a gruppi e isolati, quasi in una ininterrotta torrenziale sequenza. In tutti e in ciascuno, mirabile la vivezza dei colori, la naturalezza della posa, la perfezione costante del tratto, la pastosità dei chiaroscuri. Pagine bellissime nelle quali la cura del particolare e la puntigliosa descrizione degli oggetti di corredo e delle varie parti delle uniformi vengono fissate e trasmesse anche in esemplari sintesi storiche e in note illustrative corredate da precisi riferimenti a circolari, leggi e decreti, con una grafia meritevole di attenzione e di assoluto rilievo pittorico. Nel loro complesso i figurini militari sono un autentico capolavoro di arte della miniatura, armoniosamente articolati in una forma agile e moderna, un vero trattato sulle uniformi, espresso con uno stile grafico e pittorico insuperato.
Del C. non esistono quadri famosi, in quanto la sua opera si è affermata quasi esclusivamente attraverso la tecnica dell'incisione, dell'acquarello, del disegno a china e a matita e in opere grafiche riprodotte su album, libri e riviste. È forse da attribuire alla sua mano giovanile un album che si trova nel Museo del Risorgimento di Bologna, con figurini militari a china e acquarello degli Stati italiani preunitari, dell'esercito della Lega e della divisione toscana. Nella Galleria d'arte moderna di Milano si conserva l'acquarello Cannoniere al pezzo e nel Museo di Castel Sant'Angelo a Roma, quattro serie di acquarelli per un complesso di oltre duecentosessanta tavole: Esercito italiano 1860-1870, Esercito italiano 1887-1890, Regio Esercito italiano 1898 - Repressione e stato d'assedio, Storia inedita di un reggimento di cavalleria 1859-1899 e altre tavole di vario genere. Nella Pinacoteca civica di Imola si conservano alcune serie di acquarelli del C. ed un suo Ritratto ad opera del figlio Italo. Raramente partecipò ad esposizioni: a Milano nel 1872 con il quadro Il combattimento in Piazza Vendôme a Parigi tra Versagliesi e Comunardi e nel 1881 all'Esposizione nazionale di Belle Arti con La battaglia di San Martino. Fra le opere appartenenti a raccolte private, si ricorda la serie di acquarelli con studi di paesaggi della collezione di Ida Tommasini Cenni (R. Buscaroli, Mostra dell'arte imolese dell'Ottocento [catal.], Imola 1957, pp. 20-22). Dai manoscritti conservati presso l'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito a Roma è possibile documentare che il C. chiedeva ovunque notizie sui particolari delle divise e sui regolamenti, inviando il disegno dei figurini affinché il corrispondente potesse verificarne l'esattezza, o apportarvi eventuali varianti. Questa continua ricerca, questo ininterrotto scambio di informazioni e la sua profonda conoscenza di decreti e regolamenti, uniti ad una raffinatissima tecnica pittorica, gli consentivano, partendo da pochi elementi di base, di risalire all'intera uniforme che egli completava poi come era nella realtà, talvolta anche con piccole inesattezze, come si può constatare per alcune uniformi di eserciti stranieri ove certi particolari "inventati" non corrispondono al vero.
Morì il 13 ag. 1917 nella sua casa di Carnate in Brianza mentre componeva pagine descrittive della serie Ducato di Modena e Ducato di Parma per il dottor Gustavo De Ridder, uno dei tanti suoi committenti stranieri, come testimonia il figlio Italo nell'album di figurini Italia 1861-1903 (Codice Cenni).
Italo, figlio del C. e di Eugenia Maurelli di Massa Carrara, nacque a Milano il 26 ott. 1874. Seguendo l'esempio del padre, frequentò l'Accademia di Brera dove ebbe fra i suoi maestri Vespasiano Bignami e Ludovico Pogliaghi. Si dedicò imzialmente alla composizione di soggetti sacri e a questo periodo appartengono affreschi delle chiese di Crodo in provincia di Novara, di Bedero Valcuvia e di Cadero, una frazione di Veddasca, in provincia di Varese, ma passò presto a soggetti di carattere storico e militare e a scene di battaglie; fra queste, il quadro Napoleone durante la campagna di Russia appare come l'opera più importante e significativa. Dipinse anche paesaggi e acquarelli con scene di caccia a cavallo di buona fattura. Collaborò assieme alla sorella Elda alla rivista L'Illustrazione militare italiana fondata dal padre e, fu per molti anni insegnante presso il Collegio arcivescovile Fondaz. ambrosiana di cultura ed educazione cattolica di Saronno.
Fedele continuatore dell'opera paterna, disegnò figurini militari nel pieno rispetto dei modelli originali, attenendosi scrupolosamente a regolamenti e decreti. Ma non si distinse per originalità creativa: il tratto è talvolta pesante, il colore uniforme, le figure delineate in modo marcato, mentre la posa e l'espressione dei personaggi appaiono sovente statiche e con scarse diversificazioni. Tipico esempio del suo stile è un album incompleto conservato presso l'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito che riporta le uniformi militari italiane del periodo compreso fra il 1917 e il 1945 e un altro con le antiche divise piemontesi riferite a varie epoche, a cavallo fra XVII e XVIII secolo, su fogli di carta da disegno piuttosto consistente, che egli disegnò quale modello - così scrisse sul retro della copertina - di come doveva essere nei suoi intendimenti tutta la sua opera uniformologica.
Fra i suoi lavori si ricordano le illustrazioni di uniformi italiane che corredano il libro di Vittorio Giglio, Milizie ed eserciti d'Italia, e quello di Ezio Viarana, Carlo Emanuele III di Savoia, editi entrambi da Ceschina a Milano (1912). Compose anche, per i tipi della casa Vallardi, sedici tavole con le uniformi dell'esercito italiano, pubblicate sempre a Milano nel 1912 e inoltre figurini militari commissionati da enti, istituti e privati italiani e stranieri.
Veramente notevole sotto il profilo artistico e documentario appare la sua opera quale illustratore di calendari e cartoline reggimentali, queste ultime edite per la maggior parte dalla casa editrice Francesco Duval di Roma e Milano. I soggetti riproducono in genere atti gloriosi dei reggimenti, le loro antiche uniformi e le bandiere. Tale attività rivestiva notevole importanza, sia perché rappresentava la continuazione in questo campo dell'opera iniziata con grande talento dal padre, sia perché dava, in quel periodo, un notevole impulso alla produzione di cartoline reggimentali, alla loro diffusione e al consolidamento di una tradizione felicemente iniziata nella seconda metà dell'Ottocento.
Morì a Colmegna sul lago Maggiore il 31 genn. 1956.
Fonti e Bibl.: Roma, Ufficio stor. dello Stato Maggiore dell'Esercito, Documenti e corrisp. diQuinto e Italo Cenni (comprendono un album di fogli staccati con gruppi e figure di varie epoche e quindici raccoglitori di corrisp. del C. sia con enti, musei, archivi, biblioteche, sia con studiosi e privati in possesso di materiale utile al suolavoro; si tratta di migliaia di lettere, fogli protocollo,cartoline, blocchi per appunti, pagine di quaderno ricoperti di una scrittura inconfondibile, stralci di regolamenti, repertori militari, prescrizioni, opuscoli e circolari; molti fogli riportano schizzi, disegni, bozze di lavori a altro materiale non utilizzato, ma fondamentale per lo studio della sua formazione di studioso di uniformologia); C. Brialdi, Il Codice Cenni, in Accad. eBibl. d'Italia, XLIV(1976), pp. 5-18; R. Galli, Unprecursore della moderna illustr. giornalistica, Q. C. …, Imola 1931; G. Floris, L'esercito ital. nell'arte, Roma 1977, pp. 22, 25 s., 29 s.; Roma, Ufficio docum. e propag. dello Stato Maggiore dell'Esercito, Uniformi degli eserciti negli Statiital. nel periodo 1837-1867, Roma s.d.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon,VI, p. 281.