QUINTA
. Questo termine musicale ha due significati: 5° grado della scala e intervallo di quinta. Nella classificazione degl'intervalli di quinta non regna troppa concordia tra i teorici. Per la maggioranza di questi i tre aspetti principali della quinta sono:
Quinta giusta
composta di tre toni e un semitono.
Quinta diminuita
composta di due toni e due semitoni.
Quinta eccedente
composta di quattro toni.
Altri teorici, forse con maggiore logica di sistema, vorrebbero riportare anche questo intervallo alla divisione comune di: maggiore (= giusta), minore (= diminuita), aumentata (= eccedente), diminuita, propria della forma
che non troverebbe posto nella classificazione più comune.
Per riguardo al suo carattere armonico, la quinta giusta va considerata come l'intervallo più consonante dopo l'ottava; mentre le altre sue forme sono tutte dissonanti o determinanti movimento di risoluzione. Nei primordiali tentativi di polifonia (organum di Ubaldo Monaco) le serie di quinte giuste in moto parallelo furono - insieme con quelle di ottave e di quarte - tenute in onore; ma già un secolo più tardi Guido d'Arezzo chiamava tali successioni "duro modo di diafonia". Col graduale perfezionarsi della tecnica del contrappunto, le quinte parallele furono sempre più evitate, sino a prendere aspetto di legge rigorosa il divieto di far procedere per moto retto due o più consonanze perfette, comprendendosi in queste le ottave e le quinte giuste.
Parecchie spiegazioni si dànno dell'ostilità che i musicisti hanno concepito contro le successioni di quinte parallele; ma la più plausibile sembra quella della commistione di tonalità, che un tale procedimento ingenera. Infatti in
la voce inferiore, armonizzando per quinta la melodia in la minore della voce superiore, viene a ripetere esattamente la frase in re minore. Tale contemporaneità, sopportabile forse alle orecchie di europei del sec. IX, divenne disorientante, allorché il senso tonale mise radici potenti nella coscienza musicale.
La simpatia, che hanno incontrato nell'ultimo trentennio la teoria e la pratica politonale, sembra aver ricondotto i musicisti a guardare senza alcuna contrarietà le successioni di quinte parallele. Naturalmente, come suole avvenire, il desiderio di apparire spregiudicati in arte fa sì che oggi si abusi dei procedimenti a quinte e ottave, anche là dove nessuna ragione estetica stia a giustificarne il carattere monotono e primitivo.
La quinta giusta è divenuta recentemente anche la base per una nuova formazione degli accordi. Infatti, vicino alle aggregazioni dei suoni per terze sovrapposte, si usano oggi anche quelle per quinte sovrapposte:
Tali combinazioni, aumentando il numero dei loro elementi, giunte alla settima quinta di sovrapposizione, aprono la via all'atonalità, il cui accordo generale è appunto il seguente:
Le sovrapposizioni di quarte (come rivolto delle quinte) dànno lo stesso risultato.