QUILICHINO da Spoleto
Giudice e poeta, detto anche ma erroneamente Vilichino, appartenne a quella schiera di non ignobili autori latini, che fiorirono alla corte di Federico II. Dopo avere composto un ritmo (tuttora inedito, ma non, come si credette, perduto) in onore del suo sovrano, scrisse nel 1236 in versi elegiaci un poema (di cui si hanno a stampa soltanto alcuni estratti) sulle leggendarie gesta di Alessandro Magno, conducendo la sua narrazione sopra una delle tante ramificazioni del romanzo dello Pseudo-Callistene (cioè la redazione J 3 della cosiddetta Historia de proeliis), e aggiungendovi di suo, tra l'altro, alla fine, un curioso dialogo teologico-morale tra il poeta e Dio. L'opera ai suoi tempi ebbe successo; e se ne fece anche, alla fine del Trecento, una traduzione poetica tedesca.
Bibl.: P. Meyer, in Romania, X (1881), p. 533 seg.; P. Pfister, Die Historia de preliis und das Alexanderepos des Quilichinius, in Münchener Museum, I (1911), p. 285 segg.; P. Lehmann, Quilichinus von Spoleto, in Berliner philologische Wochenschrift, XXXVIII (1918), p. 812 segg.