QUIETISMO
. La voce, non risulta con quanto fondamento, si fa risalire all'arcivescovo di Napoli, Innico Caracciolo, che se ne sarebbe servito per primo in una lettera a Innocenzo XI (30 gennaio 1682); in realtà, nel periodo più acuto della controversia, si adoprò di preferenza il termine "orazione di quiete", "la nuova contemplazione", e simili. Le dottrine che sotto questo nome si comprendono sono varie, e vanno desunte dalle condanne che specialmente nel corso del secolo XVII furono emanate dal Sant'Uffizio, in materia di preghiera e di stati spirituali (cfr. De Guibert, Documenta ecclesiastica, Roma 1931, p. 252 segg.).
Le origini del movimento non sono ancora studiate. Chi ha voluto connetterlo con gli alumbrados ha giudicato a occhio; in realtà, sino dagli ultimi anni del Cinquecento incominciano a far capolino, un po' dappertutto e sin nei libri dei santi, alcune espressioni che poi, avulse dal contesto, prese alla lettera e portate a conseguenze estreme, divennero una nuova dottrina. La mistica, com'è noto, in tutto il Cinquecento ebbe una vigorosa vita nella Chiesa e produsse non soltanto una letteratura insigne, ma quasi un rivolgimento universale in molte case religiose. La riduzione della preghiera liturgica fu compensata da un'intensità, a volte paurosa, della preghiera privata. Nessuna meraviglia che sulla fine del Seicento quel movimento, già in decadenza, sboccasse in deformazioni. Inoltre, le dottrine dell'amore, che tanto favore avevano avuto nel Cinquecento sia tra i profani sia tra i religiosi, creando una casuistica molteplice, appaiono nel secolo del Barocco molto divulgate, ma insieme esasperate. Esempio tipico di predecessore innocente, il gesuita Achille Gagliardi col suo Compendio, che nel sec. XVII ebbe diffusione grandissima in tutta l'Europa, sui primi del Settecento fu posto all'Indice e poi ne fu tolto. Ma i casi tipici furono altri, nettamente caratterizzati, e noti col nome di "prequietismo": tali i pelagini di Lombardia, condannati il 1° marzo 1657; alcuni centri liguri, dal 1671 al 1676; il sacerdote Lombardi, nelle Marche, morto nel 1673, e condannato nelle sue dottrine il 1675; e ancor prima Suor Giulia, a Napoli, nel 1611; Ricasoli e Fantoni a Firenze, nel 1641; Francesco Borri a Roma nel 1661. Intanto, verso la metà del secolo, veniva tradotto dallo spagnolo il Falconi (morto nel 1638) e dal francese il Malaval, laico di Marsiglia. Il Petrucci, oratoriano e poi cardinale vescovo di Iesi, già nel 1674 ha tutta una sua dottrina formata. Nel 1675 usciva la Guja espiritual di M. Molinos a Roma, in spagnolo e in italiano: frutto di molta esperienza e di accorta e lunga riflessione, e insieme libro di battaglia, che aveva il merito e la disgrazia di porre chiaramente tutti o quasi i problemi del nuovo movimento. Suscitò, infatti, una controversia feroce, nella quale presero parte principalmente i gesuiti, ma non essi soltanto, e che ebbe sorti oscillanti. Tra il 1681 e il 1682 parve trionfasse l'orazione di quiete col suo maggior teorico; ma nel luglio 1685 le cose erano a tal punto, che Molinos fu fatto prigione dal Santo Uffizio; e nel 1687 fu condannato. Il 30 settembre di quell'anno egli fece l'abiura alla Minerva. Nel 1687-88 avvenne il processo, la condanna e la ritrattazione del Petrucci; seguito dalla condanna del Leoni. Molti altri casi del genere, seppure di minore importanza, accaddero poco dopo, in Italia, Spagna e Francia, dove il caso più celebre è appunto quello del padre Lacombe, di Madame Guyon, del Fénelon, ma non è il solo.
La dottrina che forma il fondo del quietismo sta nella preferenza eccessiva data alla mistica sull'ascesi, e quindi alla contemplazione sulla meditazione; sul disprezzo della penitenza e delle vie ordinarie della perfezione, in vista di rendere comuni e generali le forme più alte della preghiera; e soprattutto nel cosiddetto "silenzio" delle potenze, o, come pure dicevano, "annichilamento" delle attività tutte, interiori ed esteriori, salvo l'atto d'abbandono assoluto, o, essi dicevano, di puro amore, in Dio. Amore "puro", cioè del tutto incurante così della legge come della sanzione. Tra le eresie antiche, notevole somiglianza offrono alcuni passi gnostici, e soprattutto, intorno al 1000, l'esicasmo; dopo, i fraticelli, e i frati del libero spirito; infine, gli alumbrados di Spagna.
Bibl.: P. Dudon, Le quiétiste espagnol Michel Molinos, Parigi 1921, che riassume e discute tutta la bibliografia preecdente, e studia la controversia su documenti nuovi. Per la Spagna: M. Menéndez y Pelayo, Historia de los Heterodoxos Españoles, V, 2ª ed., Madrid 1928, pp. 205 segg. Per la Francia: H. Brémond, Histoire du sentiment religieux en France, XI, Parigi 1933, tutto sui precedenti dottrinali della controversia Bossuet-Fénelon. Per l'Italia: nuovi documenti, dopo il Dudon, in F. Nicolini, Sulla vita civile, letteararia e religiosa napoletana alla fine del Seicento, Napoli 1929. Per i paesi del Nord: A. R. Macewen, Antoinette Bourignon quietist, Londra 1910. Su conseguenze sociali: E. Seillière, Du quiétisme au socialisme romantique, Parigi 1926. Una storia completa del movimento in Europa, manca, per seguire gli studî, cfr. Revue d'Ascétique et de Mystique, Tolosa 1920 segg.