Quevedo y Villegas, Francisco Gómez de
Scrittore spagnolo (Madrid 1580 - Villanueva de los Infantes 1645). L'accostamento delle fantasie satirico-morali del Q., i Sueños, all'Inferno dantesco è diventato quasi un luogo comune della critica. Ma all'immediato confronto hanno contribuito circostanze piuttosto esterne: qualche manoscritto della redazione primitiva dei Sueños porta già il titolo Camino del Infierno; e un censore inquisitoriale, fra Diego de Campo, nel giudicare favorevolmente i Sueños. (1629), asseriva che Q. " se aventaja mucho al Dante " e agli altri autori di simili argomenti. Non solo, ma è lo stesso Q. che afferma all'inizio del Sueño de las calaveras di essersi addormentato " con el libro del Dante ", ragion per cui ebbe un " tropel de visiones ".
Occorre però rilevare che questa redazione è quella ritoccata dopo l'intervento dell'Inquisizione. Infatti, i Sueños furono sottomessi dallo stesso autore a una profonda revisione per motivi di censura che alterò persino alcuni titoli laddove ci fossero riferimenti a questioni teologiche. Così, nel Sueño del juicio final, che diventò il suddetto Sueño de las calaveras, l'autore si addormentava inizialmente con il " libro del beato Hipólito ". La citazione di D., dunque, come precisa il Meregalli, non appartiene all'originaria concezione dell'opera né ha " quel valore indicativo che avrebbe se vi appartenesse ". Qualche studioso si è lasciato traviare da falsi presupposti: S.E. Fernández crede a torto che D. fosse molto letto nella Spagna del Q., ma, pur parlando del suo influsso sul poeta spagnolo, ne ridimensiona giustamente la portata: " el único Dante que está cerca del satírico es el Dante de Malebolge ". Un altro critico, il Jan, accenna a tracce dantesche inconfondibili nell'opera del Q., pur riconoscendo che non hanno avuto decisiva importanza sullo scrittore spagnolo, perché sia l'interesse verso D. che la concezione dell'Inferno hanno subito un profondo mutamento dal Quattrocento al secolo d'oro. Resta comunque la radicale differenza tra i due scrittori, segnalata sempre dalla critica, la quale però non ha adeguatamente considerato che certe ovvie analogie son dovute esclusivamente all'identità di ambiente: non è perciò molto significativo che anche nella prosa dello spagnolo compaiano Simone Mago, Maometto, Giuda. La visione della realtà, infine, accentuatamente grottesca e deformante nel Q., colpisce non figure ben individuate ma classi o gruppi professionali, senza che ci sia una gerarchica distribuzione di peccati e di peccatori.
Con tutto ciò non si vuole né si può negare la conoscenza delle opere di D. da parte del Q., che così attivamente partecipò alla vita e alla politica italiana. E benché limitati, non mancano espliciti riferimenti. Si ricordi una delle sue Sentencias: " Ser poeta y ser amante / no lo alcanzó el mismo Apolo; / uno se conoce solo / raro mostro que es el Dante ". Si trova persino la citazione diretta di un'opera non tanto nota allora, allorquando si appoggia all'autorità " del doctísimo Dante, en el Convivio amoroso " per riallacciare " filius latino " a " filos griego " (España defendida). Più significativa ancora è la trasposizione d'interi versi dell'Inferno (XXXIV 61-67) nel trattato politico Vida de Marco Bruto, in cui la diversità del giudizio è giustificata dal fatto che D. era " de la facción gibelina y de los emperadores ". Non ha invece speciale rilievo il fatto che certi luoghi e personaggi infernali (il Lete, un nocchiero che qui è Acheronte, Cerbero, Plutone) vengano fuori in uno scritto contro la Francia, in cui, secondo qualcuno, " se nota grandemente la influencia de Dante " (Fernàndez). Invece, non in base a elementi esterni, ma per la struttura ritmica di qualche terzina e per il parallelismo nell'atteggiamento, si possono più intimamente accostare i versi della Epístola satírica y censoria sul rimpianto del tempo passato e l'evocazione dell'antica Firenze fatta da Cacciaguida.
Bibl. - A.G. De Amezúa, Fases y caracteres de la influencia del D. en España, Madrid 1922; S.E. Fernández, Ideas sociales: y políticas en el " Infierno " de D. y en los " Sueños " de Quevedo, Città del Messico 1950; W. Friederich, Dante's fame abroad 1350-1850, Doma 1950, 50-52; E. Von Jan, Die Hölle bei D. und Quevedo, in " Deutsches Dante- Jahrbuch " XXIX-XXX (1951) 19-40; F. Meregalli, D. nella Controriforma spagnola, in " Atti Ist. Veneto Scienze Lett. Arti " CXXIV (1966) 80-82.