QUETZALCÓATL (in azteco "uccello-serpente", cioè "serpente piumato", che trova il corrispettivo nel dio Kukulcán dei Maya)
Eroe e demiurgo dei Nahua, che le narrazioni mitiche descrivono di pelle bianca, alto, bello, forte, dalla folta capigliatura e dalla lunga barba. Gran sacerdote a Tula, abitava un palazzo d'argento e di pietre preziose e vestiva una tunica bianca.
Di costumi illibati e austeri, insegnò l'arte di lavorare i metalli, la lapidaria e la scrittura, aborriva dai sacrifici umani e dalla guerra. Ingannato dal dio Tezcatlipoca che, geloso della sua potenza, lo ubbriacò di pulque promettendogli l'immortalità, dovette andare in esilio e si rifugiò a Cholula che governò saggiamente per venti anni, passati i quali disparve nel mare a Coatzacoalco, promettendo ai suoi di ritornare o, secondo altra tradizione, scomparve nelle fiamme d'un rogo. Dopo la sua morte, Q. proclamato dio, ebbe numerosissimi templi, sacerdoti scelti e feste grandiose e fu il più venerato e amato dei numi del pantheon messicano. Identificato con il pianeta Venere, protettore dei mercanti, presiedette al vento benefico. Si crearono su lui innumerevoli leggende e lo si volle identificare perfino con un Vichingo, immigrato dalla Scandinavia.
Bibl.: P. Robelo, Diccionario de mitología nahuatl, Messico 1911; E. Seler, Quetzalcoatl-Kukulcan, in Gesammelt. Abhandl. z. amerik. Sprach-u. Alterthumskunde, I, Berlino 1902; id., Die Sage von Quetzalcouatl u. den Tolteken in den neuerer Zeit bekannt gewordenen Quellen, ibid., V, ivi 1915; H. de Charencey, Djemschid et Quetzalcohuatl, Alençon 1874; L. de Rosny, Le mythe de Q. Kukulcan in Yucatan, in Archives de la Société Améric. de France, VI, Parigi 1878; E. Beauvois, Deux sources de l'histoire de Q., in Muséon, V (1898).