QUEROLUS
. È una commedia rifatta sull'Aulularia di Plauto e scritta non per le scene, ma fabellis atque mensis. Il Rutilio, vir illustris, a cui fu dedicata, non si può con sicurezza identificare con il poeta Rutilio Namaziano. Un cenno al Liger (Loira) non è motivo che giustifichi l'ipotesi che l'autore fosse un abitante della Gallia. Gli artifici del dialogo, la scelta delle parole e la forma semimetrica inducono a far risalire l'opera al sec. IV-V. Quel particolare miscuglio di elementi prosastici e metrici è dovuto all'imitazione di Plauto e Terenzio, i cui versi non erano più sentiti come tali. In realtà nel Querolus periodi di struttura prosastica si chiudono con clausole trocaiche e giambiche tolte dai poeti scenici arcaici.
La restituzione in versi giambici e trocaici tentata da L. Havet, Le Querolus... texte en vers restitué d'après un principe nouveau précédé d'un examen littéraire (Parigi 1880) è un esempio di virtuosismo filologico, ma urta contro la testimonianza dell'autore che chiamava pes clodus la forma da lui adottata. Nel Medioevo il Querolus venne rifatto in distici elegiati da Vitalis: cfr. M. Cohen, La comédie latine en France au XIIe siècle (Parigi 1931, I, p. 61 segg.). Edizione di R. Peiper (Lipsia 1875).
Bibl.: R. Pichon, les derniers écrivains profanes, Parigi 1906, pagina 219 e seguenti.