QUEDLINBURG
(Quidiligonburch, Quintilingaburg nei docc. medievali)
Città della Germania, nel Land di Sassonia-Anhalt, situata all'estremità settentrionale collinosa dello Harz (v.), sulla via che da Goslar conduce a Halle.Il sito Quidiligonburch, che, secondo i Miracula sancti Wigberthi, prima del 901 era sottoposto al monastero di Hersfeld, passò tra il 901 e il 912 agli Ottoni, raggiungendo in seguito una straordinaria importanza storica poiché Enrico I (919-936), a partire dal 919, ampliò la locale residenza di famiglia per farne il suo palazzo preferito. Tracce architettoniche dei precedenti insediamenti medievali di epoca merovingia e carolingia si trovano al di sotto delle strutture ottoniane.Al 922 risale la prima citazione di Q. come palazzo regio da cui Enrico I emanò un documento; non è possibile accertare la presenza del re, ma palazzo, cappella palatina, corte reale, ambienti di abitazione dei servi e diverse corti libere vengono indicati come un unico insieme. La struttura esistente all'epoca non era stata creata da Enrico I ex novo, come narra il Chronicon del vescovo Thietmar di Merseburg (975-1018), ma il re dovette ampliare sistematicamente le strutture già esistenti sull'altura che domina la città. Enrico fu poi sepolto, nel 936, nella cappella palatina del palazzo. In precedenza, nel 929, egli aveva donato Q. come controdote alla sposa Matilde, che dopo la morte del marito fece erigere accanto al castello la nuova fondazione canonicale femminile di St. Servatius, trasferendola dalla cappella palatina nella corte regia a valle.Il palazzo reale fu così trasformato in un importante monastero femminile sotto il patronato regio; in quanto direttamente sottoposto al sovrano, il monastero godeva di diritti eccezionali e la difesa di tali diritti, nel caso che il sovrano non fosse appartenuto alla stirpe degli Ottoni, sarebbe stata assegnata al capo maschile della famiglia che avrebbe assunto il patronato della fondazione. Sotto la protezione del monastero, il suburbium ai piedi della collina del castello, con le sue corti separate le une dalle altre, divenne una città che nel 994 ottenne da Ottone III (983-1002) il diritto di mercato, di dogana e la concessione di battere moneta.Per tutta l'età ottoniana Q. fu il luogo generalmente prescelto per le diete imperiali. L'importanza politica della città nella seconda metà del sec. 10° crebbe a tal punto che nelle fonti dell'epoca veniva chiamata 'metropoli dell'impero'. Sotto Ottone I (936-973) e Ottone II (961-983) in occasione della Pasqua la corte si recava, quando possibile, in questo palazzo (Althoff, 1991, p. 128). Anche in epoca salica la fondazione canonicale venne guidata da donne appartenenti alla famiglia reale; da questo derivarono in seguito immunità ed esenzione papale. In epoca sveva il rapporto diretto dell'abbazia con la famiglia regnante si indebolì; le badesse di St. Servatius, alle quali spettava il rango di principesse reali, erano nel frattempo riuscite a costituire un piccolo stato personale, con conseguenti scontri sia con i vescovi di Halberstadt sia, soprattutto, con coloro che detenevano il patronato dell'abbazia. Quando, alla metà del sec. 12°, il patronato passò dalla famiglia dei fondatori ai conti di Regenstein, tali conflitti esplosero e questi ultimi, per rafforzare le loro ambizioni, costruirono una rocca nelle immediate vicinanze della città.Successivamente si consolidarono anche le strutture comunali. Il Consiglio della Altstadt (città vecchia) ottenne nel 1327 il patrocinio di St. Servatius dai conti di Regenstein, e la Neustadt (città nuova), fondata all'inizio del sec. 13° e inizialmente indipendente, si unì alla Altstadt. I contrasti tra l'ambizioso Comune e i poteri feudali dell'area circostante determinarono nel sec. 14° il costituirsi di una lega con le città vicine e sfociarono nella distruzione della rocca dei conti di Regenstein. Dopo questo evento le badesse di St. Servatius nel 1358 rinunciarono alle loro ambizioni di potere sulla città, la quale nel 1384 aderì alla lega delle città della Bassa Sassonia.L'od. chiesa di St. Servatius venne preceduta da tre edifici, il cui aspetto è stato ricostruito grazie a scavi archeologici. La chiesa più antica (I), probabilmente della seconda metà del sec. 9° - ripresa o ricostruita da Enrico I come cappella palatina dedicata a s. Pietro -, era una piccola basilica (m 1212) a tre navate, forse con tribune, con torre occidentale compresa nel perimetro della chiesa e con un atrio. Essa si trovava al posto del santuario e di parte dell'od. transetto e si ritiene che provengano da questo edificio tre capitelli tardocarolingi (Domschatz der St. Servatius-Stiftskirche). A O si univa alla piccola chiesa una sala, sicuramente di destinazione profana, di considerevoli dimensioni (Leopold, 1991, p. 148ss.). La nuova fondazione canonicale femminile del 936 comportò la trasformazione e l'ampliamento della chiesa esistente in un edificio cruciforme con copertura piana (II), che a metà del sec. 10° venne terminato e dedicato a s. Servazio. Questa prima chiesa del monastero era leggermente più corta dell'od. edificio. Probabilmente intorno al 960 venne eretta dietro la sepoltura di Enrico I, detta confessio, un'esedra pressappoco semicircolare (Leopold, 1991, p. 168), provvista di una singolare decorazione in stucco. L'ornamentazione architettonica di grande qualità, con reminiscenze della Tarda Antichità, articola la superficie della parete con colonne, archi a pieno centro e nicchie (Schubert, 1992, p. 5). L'ambiente era collegato con due grandi aperture alla camera sepolcrale e al sarcofago di Enrico I. Nel 968 venne qui sepolta Matilde, il cui sarcofago monolitico si trova ancora nel sito originario. Le nicchie della confessio servivano probabilmente a ospitare reliquie. Attualmente si ritiene che l'ambiente, estremamente basso, più che essere adibito alla devozione di un ristretto gruppo di persone davanti al sepolcro del re, fosse riservato alla custodia del tesoro delle reliquie dell'altare maggiore (Lehmann, 1987, p. 19; Leopold, 1991, p. 164). La confessio venne quindi abbandonata, al più tardi in occasione della costruzione dell'od. edificio, e fu riscoperta nel 1868 in buono stato di conservazione, a esclusione delle volte, al di sotto dell'abside della cripta.La badessa Matilde (966-999), figlia di Ottone I, dopo il completamento della chiesa precedente, volle un edificio più moderno (III), il cui corpo longitudinale venne consacrato nel 997, mentre le parti orientali risalgono al governo della badessa Adelaide I (999-1043), figlia maggiore di Ottone II e di Teofano. La consacrazione finale avvenne nel 1021, in presenza dell'imperatore Enrico II (1002-1024), ma nel 1070 palazzo e chiesa subirono un incendio. Si conservano solo le due campate occidentali della cripta e la cappella di S. Nicola.La chiesa attuale (IV) venne iniziata subito dopo e velocemente portata a termine. Già nel 1079 festeggiò qui la Pasqua l'anti-imperatore Rodolfo di Svevia (m. nel 1080), appoggiato da papa Gregorio VII (1073-1085) contro Enrico IV (1056-1106), con un imponente seguito, mentre nel 1085 vi ebbe luogo un grande sinodo. Questa ricostruzione venne tuttavia consacrata solamente nel 1129. Non soltanto a causa dello spazio limitato sul colle, nella disposizione attenta della pianta sembra ripreso in ampia misura lo schema del precedente edificio tardo-ottoniano; nell'alzato, al contrario, la nuova chiesa segue i moduli coevi. Si tratta di una basilica a tre navate, con copertura piana, sostegni alternati secondo il modello sassone, transetto poco emergente, prima campata del coro quadrata, absidi che si innestano sul coro e sui bracci del transetto e un corpo occidentale a due torri con tribuna della badessa. Il coro venne rinnovato nel 1320 e in questa occasione prolungato, mentre la torre meridionale fu eretta soltanto nel 1880. Il portale settentrionale (completamente rinnovato nel sec. 19°) costituisce un esempio particolarmente precoce in Germania di portale a colonnine e archivolti.La qualità dell'architettura e lo stato di conservazione fanno della chiesa di St. Servatius uno dei migliori esempi di architettura sacra tedesca. Particolarmente significativa appare l'ornamentazione architettonica all'interno della chiesa, nei ricchi e articolati fregi decorativi della parte alta delle pareti della navata, dei pilastri dell'incrocio e dei capitelli, e all'esterno nei fregi a rilievo. Tale ornamentazione architettonica rimanda a influssi dell'Italia settentrionale, per cui si è pensato alla presenza di scalpellini provenienti dall'Italia: i confronti stilistici più immediati si ritrovano in S. Abbondio a Como e in S. Ambrogio a Milano (Der Schlossberg, 1971, p. 20).Resti importanti di una decorazione pittorica qualitativamente significativa probabilmente della fine del sec. 12°, ma per buona parte perduta, sono visibili sulle volte a crociera della cripta al di sotto dell'abside orientale; punti tematici fondamentali tra le raffigurazioni conservate sono la Storia di Susanna, il Giudizio di Salomone e i Miracoli di Cristo.Dell'arredo della chiesa pochi sono gli elementi superstiti, ma di grande pregio, come le lastre tombali di stucco realizzate all'inizio del sec. 12° per tre badesse: Adelaide I, Beatrice (m. nel 1062) e Adelaide II (m. nel 1095), figlie entrambe di Enrico III. Di grande importanza è, inoltre, il tesoro della fondazione (Domschatz der St. Servatius-Stiftskirche), con opere d'età carolingia e ottoniana. Dal tardo sec. 12° esso fu conservato in un apposito ambiente in muratura nel braccio nord del transetto (Krause, 1992, p. 25). Sono da menzionare tra gli oggetti conservati: l'Evangeliario di Samuel, del secondo quarto del sec. 9°, che ebbe una nuova preziosa coperta all'inizio del 13° (Der Quedlinburger Schatz, 1992, nr. 2); il reliquiario di St. Servatius; la c.d. cassa delle reliquie di Ottone I, con un'ametista romana rappresentante Dioniso (sec. 1°), e un avorio carolingio dell'870 ca., con una preziosa montatura databile intorno al 1200. Grande importanza hanno anche i cinque frammenti superstiti del tappeto annodato realizzato durante l'abbaziato di Agnes II di Meissen (1184-1203; v.), che presenta un ampio programma iconografico relativo alle nozze tra Mercurio e Filologia, tema tratto da Marziano Capella.La chiesa di St. Wiperti, le cui origini risalgono al 900 ca. e che appartenne alla corte regia a valle, dopo il 936 venne sostituita da una nuova basilica a pianta cruciforme. Successivamente, intorno al Mille, fu aggiunta all'edificio una cripta, che si è conservata. Nel 1148 la chiesa venne trasformata in un monastero premostratense e fu rinnovata fino al coro e alla cripta in forma di basilica senza transetto con torri occidentali. Nel sec. 15° si ebbero nell'area del coro ulteriori rifacimenti, tuttora determinanti per l'effetto d'insieme dello spazio interno.Rimarchevole è anche l'architettura profana di Q., per la quale deve essere menzionato, oltre al Rathaus - gotico nel suo nucleo, ma pesantemente alterato (1615, 1898-1901) -, uno dei più ricchi complessi di architettura in Fachwerk del Tardo Medioevo e della prima età moderna di tutta la Germania; probabilmente il più antico edificio di abitazione è il Wordgasse 3, un edificio 'a pali' dell'inizio del sec. 14°, caratteristico per i sostegni che vanno dallo zoccolo fino alla grondaia, nei quali vengono inserite con tenoni le travi trasversali che delimitano i piani.Le prime fortificazioni della Altstadt vennero iniziate nel 1150; di quelle perfezionate nel 1339 sono conservati quattro torri, due bastioni e la cinta muraria cittadina per un lungo tratto, in parte con il camminamento di difesa. Le porte furono abbattute nel 19° secolo. Le mura della Neustadt del 1170 ca. (ampliate nel 1340) sono ancora in gran parte conservate - anch'esse prive delle porte abbattute nel sec. 19° - con nove torri e due bastioni.
Bibl.:
Fonti. - Miracula sancti Wigberthi, a cura di G. Waitz, in MGH.SS, IV, 1841, pp. 224-228:224; Thietmar di Merseburg, Chronicon, a cura di W. Trillmich, (Ausgewählte Quellen zur deutschen Geschichte des Mittelalters, 9), Darmstadt 1985⁶ (1957), p. 23.
Letteratura critica. - A. Brinkmann, Beschreibende Darstellung der älteren Bau und Kunstdenkmäler des Kreises Stadt Quedlinburg, Berlin 1922; H. Wäscher, Der Burgberg in Quedlinburg. Geschichte seiner Bauten bis zum ausgehenden 12. Jahrhundert nach den Ergebnissen der Grabungen von 1938 bis 1942, Berlin 1959; SachsenAnhalt, a cura di R. Hootz, Darmstadt 1968 (19932); Der Schlossberg zu Quedlinburg, a cura di J. Adamiak, Leipzig 1971; G. Dehio, E. Gall, Handbuch der deutschen Kunstdenkmäler. Der Bezirk Halle, Berlin 1976; Denkmale in SachsenAnhalt. Ihre Erhaltung und Pflege in den Bezirken Halle und Magdeburg (Schriften zur Denkmalpflege in der Deutschen Demokratischen Republik), Weimar 1983; E. Lehmann, Die "confessio" in der Servatiuskirche zu Quedlinburg, in Skulptur des Mittelalters. Funktion und Gestalt, a cura di F. Möbius, E. Schubert, Weimar 1987, pp. 8-26; E. Schubert, Stätten der Kaiserzeit in Sachsen (Quedlinburg, Memleben, Magdeburg, Hildesheim, Merseburg, Goslar, Königslutter, Meissen), Leipzig 1990; Das Samuhel-Evangeliar aus dem Quedlinburger Dom, a cura di F. Mütherich, K. Dachs, cat., München 1991; H. Fuhrmann, Vom einstigen Glanze Quedlinburgs, ivi, pp. 13-22; G. Althoff, Gandersheim und Quedlinburg. Ottonische Frauenklöster als Herrschafts- und Überlieferungszentren, FS 25, 1991, pp. 123-144; G. Leopold, Die Stiftskirche der Königin Mathilde in Quedlinburg. Ein Vorbericht zum Gründungsbau des Damenstifts, ivi, pp. 145-170; Der Quedlinburger Schatz wieder vereint, a cura di D. Kötzsche, cat., Berlin 1992; E. Schubert, Quedlinburg, Stadt und Stätte deutscher Geschichte, ivi, pp. 2-19; H.J. Krause, Zur Geschichte von Schatz und Schatzkammer der Stiftskirche St. Servatius in Quedlinburg, ivi, pp. 21-36; F. Fleckenstein, Pfalz und Stift Quedlinburg. Zum Problem ihre Zuordnung unter den Ottonen, Nachrichten der Akademie der Wissenschaften in Göttingen. I. Philologisch-historische Klasse, 1992, 2, pp. 7-21.J. Terhalle