QUDĀMAH ibn Gia‛far Abu 'l-Faraǵ detto al-Katib al Baghdādī (cioè il segretario di Baghdād)
Scrittore arabo di origine cristiana, poi convertito all'Islām, morto, secondo alcuni autori, nel 337 eg. (948-949 d. C.), mentre, secondo opinione più attendibile, l'ultima data sicura della sua vita è il 320 eg. Fu segretario dell'amministrazione di Baghdād, dove poi occupò un'alta carica; frutto della sua esperienza amministrativa fu la sua opera più importante, il Kitāb al-kharāǵ, che informa specialmente sulla ripartizione amministrativa e sulle rendite e le imposte dell'impero. Della parte che ce ne è conservata ha pubblicato degli estratti M. De Goeje nel VI volume della Bioliotheca Geographorum arabicorum. Q. fu anche buon letterato e scrisse, tra l'altro, un manuale di poetica (Naqd ash-sh‛ir) edito a Costantinopoli nel 1302 eg. e uno di retorica (Naqd an-nathr) pubblicato a Cairo nel 1933.
Bibl.: V. oltre all'articolo relativo in Encyclopedie de l'Islam, I. Kratschkovsky, Die arabische Poetik im IX. Jahrhundert, in Le Monde Oriental, 1929; id., Retorika Quadami ibn Dgiafara (in russo, "La retorica di Ibn Gia‛far"), in Bulletin de l'Académie des Sciences de l'U. R. S. S., 1930. V. anche la prefazione di Ṭāhā Ḥusain alla edizione di Cairo del Naqd an-nathr citata.