Quai des brumes
(Francia 1938, Il porto delle nebbie, bianco e nero, 91m); regia: Marcel Carné; produzione: Grégor Rabinovitch per Ciné-Alliance; soggetto: dall'omonimo romanzo di Pierre MacOrlan; sceneggiatura: Jacques Prévert; fotografia: Eugène Schüfftan, Louis Page, Marc Fossard, Henri Alekan; montaggio: René Le Hénaff; musica: Maurice Jaubert; scenografia: Alexandre Trauner.
Jean, soldato disertore dell'Esercito Coloniale, arriva a Le Havre intenzionato a imbarcarsi per l'estero. La città è triste, sempre coperta da una spessa coltre di nebbia; il selciato delle strade luccica, ma lo stato d'animo dei personaggi è cupo e malinconico. Jean, che è rimasto al verde, si fa ospitare da un certo Panama. Nella sua baracca, sperduta alla periferia della città, Jean incontra due personaggi miserabili quanto lui: Michel, un pittore disperato "che dipinge le cose che stanno die-tro alle cose" ed è ossessionato dall'idea del suicidio, e Nelly, una ragazza che indossa un basco e un impermeabile trasparente, e ha uno sguardo maliconico che vaga lontano. Nelly è orfana e vive con Zabel, il suo tutore, che nutre per lei un desiderio sordido. La ragazza lo trova ripugnante e per questo motivo si è rifugiata nella baracca di Panama. Nella notte si sente il rumore di alcuni spari: Lucien, una specie di capobanda accompagnato da due sicari, è convinto che Zabel abbia ucciso Maurice, uno dei suoi amici, e per questo lo minaccia senza dargli tregua. Anche Zabel si rifugia da Panama, ma Nelly si nasconde, rifiutandosi di vederlo. All'alba Nelly e Jean ritornano in città. Il pittore ha lasciato i suoi vestiti sulla spiaggia prima di scomparire in mare. Al porto Jean e Nelly incrociano la banda di Lucien e quest'ultimo tenta di costringere la ragazza a seguirlo. Jean lo punisce umiliandolo davanti ai suoi complici. Jean e Nelly si danno appuntamento per la sera. Nelly ritorna dal suo tutore, mentre Jean cerca il modo di imbarcarsi per l'estero. Nel negozio di Zabel, Nelly trova un paio di gemelli, prova che è stato proprio Zabel a uccidere Maurice. Jean passeggia per le strade della città ed entra per caso nel negozio di Zabel, dove intende acquistare un regalo per Nelly. Conosce così il laido individuo, che tenta di convincerlo a sbarazzarsi di Lucien. Tornato nella baracca di Panama, Jean indossa gli abiti abbandonati dal pittore suicida, poi si reca al luna park dove incontra Nelly e ancora una volta umilia Lucien. Jean e Nelly trascorrono la notte in una camera d'albergo. All'alba Jean guarda dalla finestra la nave sulla quale conta di imbarcarsi, mentre Nelly gli chiede di partire insieme. Assieme alla colazione il fattorino dell'albergo porta anche il giornale. Veniamo così a sapere che è stato ritrovato il corpo mutilato di Maurice e che Jean è accusato dell'omicidio. Zabel tenta di violentare Nelly e le confessa di aver ucciso Maurice per gelosia, ma Jean interviene e uccide il vecchio. Nelly spinge il suo amante a fuggire imbarcandosi sulla nave che sta per lasciare il porto. Ma in strada Lucien uccide Jean con numerosi colpi di pistola.
Tutti ricordano la famosa battuta che Jean Gabin rivolge a Michèle Morgan: "T'as des beaux yeux, tu sais". Anch'essa ha contribuito a creare la leggenda di questo film, uno dei più celebri dell'anteguerra, emblema di un cinema in cui tutte le componenti, sia tecniche che artistiche, funzionavano perfettamente con l'unico scopo di creare opere popolari. Senza i dialoghi di Jacques Prévert il cinema di Marcel Carné non avrebbe potuto essere quello che fu. Tratto dall'omonimo romanzo di Pierre MacOrlan, Quai des brumes è riconducibile al 'realismo poetico', stile cinematografico che deve molto a una fotografia ispirata all'espressionismo tedesco (quella di Quai des brumes è firmata da Eugène Schüfftan), capace di conferire a questo universo il proprio carattere tragico. Allo stesso modo le scenografie di Alexandre Trauner, costruite negli studi di Joinville e immerse nella nebbia, ricreano quell'illusione di realtà che è tipica del cinema di Carné. Il cineasta non avrebbe d'altra parte potuto realizzare il suo film senza il decisivo contributo di Jean Gabin, qui circondato da prestigiosi comprimari come Michel Simon, Pierre Brasseur, Robert Le Vigan, Édouard Delmont e Aimos. Il mondo di Prévert e di Carné è cupo, disperatamente cupo. I personaggi, tutti schiacciati dal peso del proprio destino, non fanno che parlare di speranza, di evasione o di grandi viaggi, mentre in realtà sono condannati a rimanere nel loro mondo perduto, sordido e lontano dalla realtà. È quel che si chiama fatalità.
A differenza di Drôle de drame (Lo strano dramma del dottor Molyneaux, 1937), il film precedentemente diretto da Carné che non ebbe alcuna fortuna commerciale, alla sua uscita Quai de brumes conobbe un immenso successo e nel 1938 ottenne il Premio Louis Delluc. Lo stesso anno, presentato alla sesta edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il film venne segnalato per le sue qualità artistiche. Il pubblico ne apprezzò probabilmente soprattutto l'appassionata e malinconica recitazione degli attori (Jean Gabin e Michèle Morgan, per la prima volta insieme sullo schermo, poco prima di Le récif de corail girato lo stesso anno da Maurice Gleize e tre anni prima di Remorques ‒ Tempesta di Jean Grémillon). Gli spettatori si riconobbero forse nella tipologia dei personaggi: il disertore dal cuore d'oro e l'eroina da melodramma, pura e assolutamente decisa a non farsi nemmeno toccare da un vecchio perverso, senza dimenticare il pittoresco universo dei piccoli capibanda vestiti come tanti milords. Nel 1955, in occasione di una retrospettiva alla Cinémathèque française, Henri Langlois scrisse, a proposito del cinema francese degli anni 1935-39: "Dal 1914 il cinema francese non era mai sembrato così bello agli occhi degli spettatori, mai aveva saputo trovare simili toni, né aveva raggiunto un'umanità così profonda, prodotto opere così popolari o risposto in modo così convincente alle inquietudini, alle necessità, ai problemi del suo tempo".
Interpreti e personaggi: Michèle Morgan (Nelly), Jean Gabin (Jean), Michel Simon (Zabel), Pierre Brasseur (Lucien), Robert Le Vigan (Michel), Édouard Delmont (Panama), Aimos (Quart Vittel), Marcel Pérès (autista), René Génin (dottore), Jenny Burnay (la ragazza di Lucien), Roger Legris (il fattorino dell'albergo).
N. Dennis, Le quai des brumes, in "National board of review", November 1939, poi in From Quasimodo to Scarlett O'Hara, a cura di S. Hochman, New York 1982.
C. Terzi, Le quai des brumes, in "Il giornale del popolo", 12 giugno 1948.
M. Martin, Quai des brumes, in "Cinéma 62", n. 63, février 1962.
J. Leahy, Le quai des brumes, in "Monthly film bulletin", n. 687, April 1991.
R. Bates, Audiences on the verge of a fascist breakdown: male anxieties and late 1930 French films, in "Cinema journal", n. 3, Spring 1997.