QUADRATUS
È il sinonimo latino retorico del greco chiasmòs e chiàzein.
Cicerone (Orator, 233) si esprime così: considera un periodo di uno scrittore disadorno e ignaro delle buone regole della retorica; cambia l'ordine delle parole, redigilo in quadrum (in q. redigas) e ciò che era prima diffluens ac solutum diventerà aptum. Ecco il periodo disadorno: Non potest quin eiusdem hominis sit probos (A) improbare (B) qui improbos (C) probet (D); ed ecco il periodo redatto in quadrum.. quin eiusdem hominis sit qui improbos (C) probet (D) probos (A) improbare (B). Schematicamente abbiamo due disposizioni:
Formula
nella seconda delle quali abbiamo orizzontalmente i due aggettivi e i due verbi; chiasticamente i due vocaboli negativi (improbos, improbare) e gli altri due positivi (probos probet). Quintiliano (ix, 4, 70) adopera poi il termine quadratum contrapposto a solutum. Tutto ciò è chiaro e ovvio nel lessico retorico; dal quale, come è pure ovvio e noto, deriva tutta la terminologia critica degli antichi relativa alle arti del disegno, anzitutto alla scultura (v. critica dell'arte). Ma sappiamo da Plinio (Nat. hist., xxxiv, 56) che la tradizione critica antica definiva quadrata i signa di Policleto e conosceva le staturae quadratae dei policletei, che Lisippo (v.) perfezionò e cambiò con calcoli nuovi, mai adoperati da alcuno (Plin., Nat. hist., xxxiv, 65) per l'avanti. Questo termine quadratus, spiegato fin qui empiricamente come "massiccio", "pesante", "a mo' di parallelepipedo", deve evidentemente trovare, invece, la sua esegesi scientifica nel quadrum e nel quadratus dei retori, analogamente al termine greco tetràgonos che gli corrisponde. Pertanto signa quadrata e staturae quadratae significano statue o figure umane, i cui elementi anatomici sono - o nel complesso, o nelle singole parti - connessi per omologia o per chiasmo; nel senso che in una statua, come in un corpo, come in un periodo, ha preponderante importanza il raggruppamento 4 a 4 degli elementi costituenti o tutto il soggetto, o singole parti di esso. E nel corpo umano vediamo subito che è possibile questa connessione quaternaria, se lo dividiamo appunto in 4 zone; stinchi, cosce, torso, testa; e vediamo altresì che è preoccupazione costante delle mentalità policletea e lisippea di applicare un determinato criterio di omologia o di chiasmo nella disposizione di elementi alti e di elementi bassi in ciascuna delle 4 zone. Così il corpo del Doriforo (v.) policleteo "risulta composto di 4 quadrationes delle quali due sono chiastiche (stinchi e torace) e due omologhe (cosce e testa). Esse sono alternate e contigue in modo che la linea superiore di ogni quadratio è anche la inferiore della quadratio superiore; non solo, ma le due quadrationes chiastiche hanno un componente di forze in senso inverso: la prima verso destra, l'altra verso sinistra mentre le due omologhe, considerate assieme tendono verso sinistra" (Ferri).
A natural complemento della quadratura geometrico-anatomica esistette nell'antichità anche una quadratio ottico-psicologica. Essa viene postulata dagli autori antichi in maniera sicura; e noi possiamo trovarne l'applicazione in Policleto e in Lisippo nel gioco sapiente delle linee vettrici che l'occhio dello spettatore guidato da esse, percorre: linee che si dipartono da ogni elemento e su ogni elemento convergono, secondo leggi che noi presentiamo, ma che non siamo ancora in grado di obbiettivare in forma lessicale e critica, pur fruendo delle sensazioni estetiche che ne promanano.
È certo infine che, almeno in architettura, è esistita nell'epoca classico-ellenistica anche una quadratura cromatica (v. Vitruvio, ed. Ferri, 1960, p. 151).
Bibl.: S. Ferri, in Riv. Ist. Arch. St. Ate, VII, 1940, p. 117 ss.; id., Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 81.