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QARAGÖZ

di Ettore Rossi - Enciclopedia Italiana (1935)
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QARAGÖZ (letteralmente "occhio nero")

Ettore Rossi

Nome del personaggio principale del "giuoco delle ombre cinesi" in Turchia; designa anche il giuoco stesso. - Questo consiste in una rappresentazione comica fatta con figure colorate, mosse da un artista che le preme contro la parte posteriore di uno schermo (perde) di tela fortemente illuminato dal di dietro. Qarāgöz rappresenta il tipo dell'uomo ingenuo, sincero e coraggioso, privo d'istruzione e spesso balordo, ma non scevro di sale e di buon senso; il suo inseparabile compagno, Ḥāǵǵī ‛Ivāẓ o Ḥagievād, impersona invece il tipo dell'astuto furbacchione, che conosce il viver del mondo. Altri personaggi maschili, più raramente femminili, rappresentano mestieri e professioni e nazionalità diverse: l'Arabo, il Negro, il Curdo, l'Albanese (Arnaut), l'Europeo (Firenze), ecc. Queste figure appaiono dietro lo schermo in un'azione che sfrutta i racconti letterarî e popolari, le scene della vita quotidiana, i contrasti d'amore, i vizî umani come l'avarizia, ecc.; vi hanno molta parte i giuochi di parole più o meno grossolani, le bastonature e le contumelie.

Il giuoco, originario dell'Estremo Oriente, passò ai Turchi per tramite di altri popoli, forse i Mongoli o forse i Persiani e gli Arabi, tra i quali appare in uso fino dal sec. XII; il nome suo in arabo è khayāl aẓ-ẓill "immagine dell'ombra", passato anche in turco (khayāl-i ẓill). L'uso turco di chiamare qarāgöz anche la rappresentazione risale, per quanto risulta, al sec. XVII. Il giuoco si diffuse in quasi tutti i paesi dipendenti dall'impero ottomano; attualmente è in decadenza nella stessa Turchia e si rappresenta raramente, di preferenza nelle sere del mese del digiuno di ramaḍān.

Bibl.: G. Jacob, Geschichte des Schattentheaters, 2ª ed., Hannover 1925, pp. 108-156; v. anche Karagöz e Khayāl-i ẓill in Encyclopédie de l'Islām, II, 1925-26. Saggi di rappresentazioni, fra gli altri, in H. Ritter, Karagöz, Türkische Schattenspiele, Hannover 1924; Selīm Nüzhet, Türk Temaşaï, Costantinopoli 1930; N. Martinovitch, The Turkish Theatre, New York 1933.

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