QAL‛AH BENĪ ḤAMMĀD
Città le cui rovine si trovano in Algeria, 90 km. a S. di Bougie, nelle montagne dei Maadid che orlano verso N. la depressione del Hodna; fu, nel sec. XI, la capitale d'un regno berbero che si estendeva su tutto il paese tra Costantina e Cherchel. Il signore di questo dominio, Ḥammād, dopo essersi separato dal suo parente, l'emiro dei Benī Zīrī di Kairouan, il quale rappresentava in Berberia l'autorità dei Fatimiti del Cairo, aveva fondato nel 1007 la Qal‛ah in una forte posizione strategica. La popolò con abitanti di origini diverse, trasportati in massa, e nella città ebbe la propria chiesa anche un gruppo di Berberi cristiani. L'invasione della Tunisia da parte degli Arabi Benī Hilāl, spinti dal califfo d'Egitto contro i suoi vassalli ribelli (verso il 1050), e la conseguente rovina di Kairuan, riuscirono dapprima di vantaggio alla Qal‛ah dei Benī Ḥammād che divenne allora una grande città commerciale e un centro intellettuale fiorente. Ma non passò molto tempo che anche i suoi signori rimasero, a loro volta, vittime del flagello arabo. Isolati dal resto del mondo per opera dei rapinatori nomadi, si decisero a trasportar la capitale a Bougie (1090). La Qal‛ah, disertata e situata fuori delle vie commerciali, decadde rapidamente. Sopravvisse, tuttavia, sino alla fine del sec. XII; ma dopo tale epoca il suo nome non è più menzionato nelle storie.
La località, ancora nota, nella quale P. Blanchet nel 1898 e il generale de Beylié nel 1908 intrapresero scavi fruttuosi, presenta un tipo caratteristico d'insediamento berbero. La città, addossata ad alture rocciose verso le quali spinge un prolungamento, si stende sopra un terreno in pendio orlato da burroni. Sono state individuate le piante di due palazzi e d'una moschea. Quest'ultima, che presenta le disposizioni consuete, cioè una sala ipostila preceduta da un cortile, ha conservato il minareto che, sebbene privato del coronamento, sorge ancora all'altezza di 25 m. La facciata, che dà sul cortile, presenta grandi rientranze verticali, di cui parecchie erano originariamente incrostate di maiolica.
Sull'orlo d'uno dei burroni sorge il palazzo del Fanale (Qaṣr al Manār) o piuttosto le rovine del torrione che gli appartenne. L'interno era occupato da una sala a pianta cruciforme, analoga a quella della Zisa di Palermo, e intorno a essa girava una rampa che conduceva alle terrazze. Le facciate erano interamente incavate da lunghe nicchie coronate di semicupole monolitiche nelle quali erano scavati degli alveoli.
Assai più considerevole era l'insieme di palazzi che si stendeva dalla base delle scarpate rocciose fino al centro della città. La parte inferiore costituisce ciò che la tradizione chiama Palazzo del Lago, o del Mare (Dār al-Baḥr), e gli scavi vi hanno rivelato l'esistenza di due vasti cortili di cui il maggiore era occupato da uno specchio d'acqua. Tra i due cortili sorgeva l'edificio principale che comprendeva cinque grandi sale. Intorno al cortile minore erano sistemati appartamenti privati, magazzini da provviste e bagni. Tutte le facciate esterne presentavano lunghe nicchie come quelle del Palazzo del Fanale.
Le disposizioni delle piante e la decorazione, costituita da gesso scolpito e da terracotta smaltata, attestano un'evidente parentela con l'arte fatimita d'Egitto e con l'arte mesopotamica. Appunto dalla tradizione mesopotamica provengono le facciate incavate da nicchie e il mosaico di maiolica. Sono inoltre da porre in rilievo le analogie con l'arte dei palazzi normanni in Sicilia, la quale arte aveva potuto subire l'influsso di quella fatimita d'Egitto sia direttamente e sia per il tramite della vicina Barberia. Uguali parentele egiziane e asiatiche palesano numerosi frammenti di vasellame e di ceramica, nella quale si nota l'uso del lustro metallico.
Bibl.: Ibn Khaldoūn, Histoire des Berbères, ed. de Slane, Algeri 1913, I, p. 221 segg.; trad., II, p. 43 segg.; P. Blanchet, La Kalaa des Beni Hammad, in Recueil de la Société archéologique de Constantine, 1898, p. 97 segg.; id., Description des monuments de la Kalaa des Beni Hammad, con note di H. Saladin, in Nouvelles archives des missions scientifiques, XVII (1908), p. i segg.; De Beylié, La Kalaa des Beni Hammad. Une capitale berbère de l'Afrique du Nord au XIe siècle, Parigi 1909; G. Marçais, Les poteries et faïences de la Qal‛a des Beni Hammâd, Costantina 1913; id., Manuel d'art musulman, I, Parigi 1926.ì