Qajar
Dinastia turcomanna di Persia, era all’origine una tribù stabilita nel Caucaso iraniano, i cui capi furono governatori per conto dei Safavidi, venendo per questo avversati dalle due brevi dominazioni che seguirono al crollo safavide, gli Afsharidi e gli Zand. La conquista del potere da parte di Muhammad Khan (1794-97) condusse alla riunificazione del territorio iraniano sotto la dinastia Q., ma fin dal regno del successore di questi, Fath ‛Ali Shah (1797-1834) s’impose sulla Persia l’ingerenza russa, nonostante le due guerre (➔ ) combattute per il possesso dei territori caucasici, fino al Mar Nero. Sotto l’influenza russa, Muhammad Shah (1834-48) cercò di conquistare Herat, in Afghanistan, ai Durrani; il suo successore, Nasir al-Din (1848-96) condusse invece il Paese sotto l’influenza britannica, nel tentativo di avviare un processo di modernizzazione che in gran parte fallì. Russia e Gran Bretagna si contesero da allora le risorse iraniane, intervenendo pesantemente nella politica interna della dinastia. Una Costituzione fu concessa nel 1906 da Muzaffar al-Din (1897-1907), sotto la pressione popolare, ma fu ritirata subito dopo la sua morte dal nipote Muhammad ‛Ali, che cercò di riprendere il potere con l’aiuto militare russo, giungendo a bombardare la sede del neonato Parlamento iraniano. Costretto a lasciare il trono, gli successe, appena undicenne, l’ultimo shah Q., Ahmad (1907-25), che rimase in balia delle forze politiche in campo, finché, durante la Prima guerra mondiale, l’Iran fu occupato da Inghilterra e Russia, e poi dalla sola Inghilterra dopo il 1917, mentre il nuovo Stato sovietico annetteva, come Stato cuscinetto, il Jilan. Nel 1921, il comandante della Guardia cosacca, Reza Khan, mise al potere il ministro Tabatabai; nel 1925 egli depose formalmente Ahmad, e prese lui stesso il potere come Reza Shah Pahlavi.