PYTHEOS (Pytheus, Pythis; Pythios)
Architetto, scultore ed autore di trattati architettonici, lavorò ad Alicarnasso nella costruzione del Mausoleo, insieme a Satyros di Paro (Vitr., vii, praef. 12), ma è anche ricordato come il solo architetto del Mausoleo (Laterculi Alexandrini, 7); edificò inoltre il tempio di Atena Poliàs a Priene (Vitr., i, 1, 12). Come scultore è ricordato per aver eseguito la quadriga alla sommità del Mausoleo (Plin., Nat. hist., xxxvi, 31 tramanda la forma Pythis). Scrisse insieme a Satyros un trattato sul Mausoleo, un altro sul tempio di Atena a Priene.
L'attività di P. si svolse attorno alla metà del IV sec. a. C., per quel che ne sappiamo, in Asia Minore: il Mausoleo fu iniziato poco prima della morte di Mausolo (353 a. C.) e completato nella parte architettonica non molto dopo il 350; il tempio di Atena a Priene, dedicato da Alessandro Magno nel 334 a. C., può essere stato iniziato a costruire da P. attorno alla metà del secolo, che è il tempo della fondazione della nuova città (F. Hiller von Gärtringen, Inschriften von Priene, p. xi). Per quanto il tempio di Priene sia stato eseguito, con ogni probabilità, tenendo conto dell'esperienza del Mausoleo, è opportuno partire dal tempio in ogni tentativo di ricostruzione dell'arte di P., sia perché è l'unica opera attribuita con sicurezza all'artista, sia perché è meglio noto del Mausoleo. È un esastilo ionico, con undici colonne sui lati lunghi: la pianta allungata è adatta alla stretta terrazza, in parte artificiale, del santuario cittadino. Le misure principali dell'edificio sono legate da rapporti elementari: la lunghezza è doppia della larghezza, la lunghezza della cella è la metà della lunghezza dei muri con le ante, i plinti delle colonne hanno il lato che è metà dell'interasse, l'ambulacr0, strettissimo, è pari ad un intercolumnio. Tale è il rigore delle misure, che il tempio di P. è stato preso come base per il calcolo del piede ionico di m 0,294 (Dinsmoor). Elementi della tradizione ionica asiatica sono, nella pianta, la profondità del pronao e, nell'alzato, la mancanza del fregio tra l'architrave e la cornice a dentelli. Le basi delle colonne (plinto, tròchilo e toro) ed i capitelli trovano confronti nell'Artemision di Efeso (v.). Motivi originali sono invece il forte allungamento della pianta e, tra i ticolari dell'alzato, la decorazione del capitello e della base dell'anta. L'allungamento della pianta è imitato nel tempio di Teos (Antiquities of Jonia, Iv, tav. 22) e nello Smintheion della Troade (Antiquities of Jonia, iv, tav. 26), mentre il motivo della base dell'anta ricorre uguale nel tempio di Asklepios a Priene stessa (Wiegand, pp. 95; 142), più tardo del tempio di Atena: almeno l'ultimo esempio, è una prova della fortuna dell'architettura di Pytheos. A P. stesso è stato attribuito il tempio di Zeus a Labranda, con dedica di Idrieus, figlio di Hekatomnos del 351-344 a. C. forse immediatamente prima di quello di Priene con il quale ha notevoli somiglianze (Persson). Molto difficile è stabilire il valore dell'intervento di P. al Mausoleo. Il confronto del tempio di Priene con il monumento di Alicarnasso, rivela la stessa severa razionalità di impianto, la stessa adesione alla tradizione ionica asiatica (ad Alicarnasso nella forma della tomba) e spesso identità nel disegno delle parti. Tuttavia, dove per una migliore conoscenza degli elementi del Mausoleo è possibile un più stringente confronto, pare che a Priene ci sia la ripetizione di motivi che ad Alicarnasso si presentano come vivaci invenzioni: così in alcuni particolari del capitello ionico, nel kỳma sul cuscino e nella palmetta all'attacco della voluta. Non è tuttavia necessario, partendo da queste constatazioni, arrivare ad una svalutazione della personalità di P. ed alla esaltazione di quella di Satyros quasi dell'unico artefice del Mausoleo (Drerup), anche se è vero che dal solo tempio di Priene si ricava la figura di un esperto e colto accademico, ben legato alla tradizione ionica continentale ma non sufficiente a spiegare le innovazioni del Mausoleo. La scultura della quadriga, di cui si conservano un frammento del carro, una ruota e parti di due cavalli, non contraddice questa visione di P. come conservatore, soprattutto a confronto con gli autori dei fregi. Discutibile è l'attribuzione a P. dei leoni che ornano il monumento, sui quali peraltro si è trovata la sigla Γ insieme a Λ che potrebbe essere quella di Leochares (v. mausoleo). Anche come scrittore di cose d'arte, P. mostra di voler restare nella più antica tradizione arcaica e classica legando l'esposizione del proprio canone ad un'opera realizzata; tuttavia la sua pretesa alla versatilità ed al primato dell'architetto in ogni disciplina e la critica alle disarmonie dell'ordine dorico, di cui ci informa Vitruvio, rivelano la tendenza a trarre pretesto dagli argomenti tecnici per evasioni retoriche, tendenza che sarà seguita dagli scrittori dell'ellenismo e rappresenta forse la nota più moderna nella cultura di questo architetto la cui acmé precede il tempo delle imprese di Alessandro.
Bibl.: A. von Gerkan, in Ath. Mitt., XXIII, 1918, p. 165 ss.; C. Weickert, in Thieme-Becker, XXVII, 1933, p. 484 s.; A. K. Neugebauer, Pytheos oder Bryaxis, in Jahrbuch, LVIII, 1943, pp. 39-87; A. W. Pesson, Swedish Excavations at Labranda, 1948, in Bull. de la Société Royale des Lettres de Lund, 1948-49, pp. 24-32; Ch. Picard, Manuel d'archéologie grecque, La sculpture, IV, 2, Parigi 1954, p. 6 ss., con vasta bibliografia; H. Drerup, Pytheos und Satyros, in Jahrbuch, LXIX, 1954, pp. 1-31; 1956, p. 33 ss.; M. Bieber, Who Made the Statues of Mausolos a. Artemisia, in Anthemion, scritti in onore ai C. Anti, Firenze 1955, p. 67 ss.; A. von Gerkan, in Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, IX-X, Monaco 1950-1960, p. 97 ss.; H. Riemann, in Pauly-Wissowa, XXIV, 1960, s. v. Pytheos. Per il tempio di Atena a Priene: Th. Wiegand-H. Schrader, Priene, Belino 1904, p. 81 ss.; G. P. Stevens, in Memoirs of the American Academy in Rome, IX, 1931, p. 136 ss.; XXIV, 1956, p. 33 ss.; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece3, Londra-New York-Toronto 1950, pp. 221, 22, 258; mette in luce l'importanza dei restauri al tempio nel II sec. a. C.; H. Berve, G. Gruben, M. Hirmer, I templi greci, Firenze 1962, p. 292 ss. Quadriga sul Mausoleo di Alicarnasso: G. Lippold, Handbuch der Archäologie, III, i, Die Plastik, Monaco 1950, p. 255; A. H. Smith, Catalogue of the Sculpture, British Museum, II, Londra 1900, nn. 1002-1005.