Vedi PYLOS dell'anno: 1965 - 1996
PYLOS (v. vol. VI, p. 566)
Dopo la pubblicazione del palazzo di Epano Englianòs, che comprende alcune ulteriori indagini nella città bassa, ricognizioni e scavi nei dintorni hanno offerto larghi contributi per una migliore conoscenza della storia dell'insediamento e della costruzione delle tombe nella regione (v. messenia). Inoltre, lo studio di documenti scritti e di altri manufatti da P. ha notevolmente accresciuto la conoscenza dell'economia, della società, dell'amministrazione, dell'arte e della religione micenee.
Storia della città e del palazzo. - La collina di Epano Englianòs fu occupata dal Medio Elladico (c.a 2100-1580 a.C.) fino al Tardo Elladico IIIB (c.a 1330-1180 a.C.). Agli inizî del periodo miceneo (Tardo Elladico I-II, c.a 1580-1400 a.C.) un muro di cinta racchiudeva le parti più elevate del sito; sono stati rinvenuti resti di una strada che attraverso una porta conduceva in direzione della tomba a thòlos IV, situata 145 m a NE del palazzo più tardo. La teoria di K. Kilian secondo cui un palazzo in stile minoico avrebbe occupato la sommità della collina non è sufficientemente provata dai dati in nostro possesso. Tracce di muri in pòros ben costruiti rinvenute in diversi punti al di sotto dell'Edificio Principale non sono datate con precisione, ma suggeriscono l'ipotesi che un palazzo più antico occupasse il settore sud-occidentale della, collina nel Tardo Elladico IIIA (c.a 1400-1330 a.C.). Depositi di ceramica del Tardo Elladico IIIA sotto la sala 65 e la sala 69 e un muro sotto il vano 74 mostrano che anche l'Edificio SO aveva un predecessore. Agli inizî del Tardo Elladico IIIB questi edifici furono spianati e rimpiazzati dal palazzo attualmente esistente. La pianta di J. Wright modifica il punto di vista di C. W. Biegen, per mettere in evidenza la porta che sicuramente collegava il vano 8 con il propileo interno 2.
Nel corso del XIII sec. il palazzo incontrò varî stadî di rifacimento, che ebbero come conseguenza il restringimento dell'accesso dall'esterno e la limitazione della circolazione interna, con un incremento dello spazio di immagazzinaggio e di lavoro. I mutamenti più significativi sono la creazione dei cortili 42 e 47, con il blocco dell'accesso a un ingresso monumentale lungo il tracciato della strada menzionata in precedenza, l'aggiunta del magazzino del vino 104-105 e la costruzione del laboratorio NE, che probabilmente è successiva ai cortili 42 e 47. Le trasformazioni indicano l'accrescersi progressivo di una amministrazione palaziale centralizzata, e l'intenzione di prevenire situazioni di pericolo, sia di carattere locale, sia di origini più lontane. Questi fatti erano apparentemente spiegabili; il palazzo fu distrutto da un incendio verso la fine del Tardo Elladico HIB. Tuttavia sia la data precisa, sia la causa della distruzione sono ancora oggetto di dibattito, come lo è il problema se le tavolette riflettano o meno uno stato di emergenza nell'ultimo anno di vita del palazzo. Recenti indagini sul campo e il riesame degli archivi degli scavi suggeriscono che il sito fu rioccupato almeno nel Protogeometrico, diversamente dall'interpretazione originaria fornita dal Biegen. Una macina per olive fu installata nel sito nel Tardo Geometrico (forse nel VII sec. a.C., secondo Biegen) e gli ambienti 89-90 furono costruiti presumibilmente in connessione con queste attività. Gli scavi del Biegen hanno chiarito che l'area di c.a 1,5 ha, comprendente il palazzo e gli edifici a esso correlati, corrispondeva soltanto a una parte dell'insediamento sulla cresta superiore dell'Englianòs. Nel rapporto della Minnesota Messenia Expedition, McDonald e Hope Simpson stimano la superficie totale del sito di «almeno 325 (NE- SO) X 200 m», per un'area totale minima di 6,5 ha. Recenti ricognizioni effettuate nei pressi del palazzo dal Progetto Archeologico Regionale di P. hanno mostrato che l'estensione della città associata al palazzo era maggiore rispetto a quella stimata in un primo tempo. Le concentrazioni di materiali ceramici si estendono dalla Città Bassa di Biegen a SO del palazzo per c.a 1.000 m lungo il crinale verso NE. La larghezza di quest'ultimo varia tra i 200 e i 300 m in direzione NO-SE, cosicché l'area complessiva del sito potrebbe essere stata di 20-30 ha. L'insediamento fu abitato per un lungo periodo di tempo. I materiali più antichi riscontrati da Biegen nelle sue esplorazioni della città risalivano al Medio Elladico. Le indagini condotte dal Progetto Archeologico Regionale di P. e dal Progetto di Ricerche del Minnesota nel Peloponneso occidentale hanno confermato che l'occupazione dell'esteso insediamento dell'Età del Bronzo ebbe inizio nell'Antico Elladico e hanno documentato anche una dark age e altre presenze più tarde.
Le tombe. - Gli abitanti di P. nell'Età del Bronzo seppellivano i loro morti vicino all'insediamento. Una serie di tombe a camera si estende lungo il margine occidentale del palazzo. Ne sono state scavate sette, che hanno restituito modesti resti del Tardo Elladico II-IIIB. Tombe più importanti comprendono un «circolo funerario» e una thòlos. Quest'ultima, attualmente restaurata, si trova 145 m a NE del palazzo; nella pubblicazione del sito è indicata come thòlos IV. Ancorché devastata (lo scavatore sospetta nel tardo periodo miceneo) e depredata, conteneva una considerevole quantità di reperti di valore, compreso il ben noto sigillo d'oro con grifo. Venne usata ininterrottamente dalla fine del Medio Elladico fino al Tardo Elladico III A o più tardi e rivela elementi per l'identificazione di almeno diciassette sepolture. Il «circolo funerario», 145 m a SO del palazzo, si rinvenne intatto. Conteneva almeno ventisette sepolture in pozzetti e in pìthoi, che si distribuiscono per la datazione tra la fine del Medio Elladico e il Tardo Elladico IIIAi. Sorprende il fatto che nei corredi fossero presenti pochi oggetti d'oro, mentre vi era una pregevole serie di bronzi, comprendente vasi, bacini in miniatura, armi, tra cui quattro spade deliberatamente attorte, una caratteristica che trova confronti in numerose altre tombe messene, inclusa la thòlos del Tardo Elladico IIIA a Nichoria, all'angolo NO del Golfo Messenico.
Gli affreschi. - Diciotto vani nell'Edificio Principale e la sala 64 dell'Edificio SO erano decorati con affreschi appartenenti a una lunga tradizione che trae le sue origini dalla Creta minoica. I soggetti variano da motivi puramente ornamentali a elaborate scene di caccia e di battaglia. Di particolare significato è il programma decorativo che accompagna il visitatore dal pròpylon esterno 1 all'ambiente a mègaron 6 e che raffigura uomini e donne che recano oggetti e conducono un grosso toro. Molte rappresentazioni, come la processione di donne, trovano confronti in altri centri micenei. Il paesaggio è ridotto all'essenziale e la resa delle figure, sia umane sia di animali, è convenzionale. Per quanto la datazione di gran parte del materiale sia relativamente tarda rispetto alla media delle pitture parietali micenee, lo stile è ben poco diverso da quello di altri affreschi micenei più antichi. P. offre dunque un'importante indicazione circa la non sempre sicura affidabilità delle datazioni di pitture parietali con metodi basati sullo stile.
La ceramica. - La ceramica dalle tombe e dalla città bassa di P. è piuttosto tipica dei periodi ai quali essa appartiene. Ciò rende più sorprendente la natura inconsueta delle produzioni ceramiche rinvenute nel palazzo. La grande maggioranza della ceramica del palazzo è priva di decorazioni ed è realizzata con le consuete argille e nelle forme vascolari del tardo periodo miceneo. Fanno eccezione un certo numero di vasi di ceramica semirozza in argilla bruno-rossiccia, in particolare dal magazzino 60, e poche forme non comuni, come la lattiera (Forma 10) e la kỳlix miniaturistica (Forma 26), che non sono attestate al di fuori della Messenia. La ceramica decorata è più consistentemente anomala rispetto agli esempî affermati in Argolide. Alcuni dei motivi decorativi sono arcaizzanti, mentre altri anticipano il UIC, al punto da contribuire a suscitare confusione circa la data di distruzione del sito. Sono state riconosciute solo poche probabili importazioni.
I documenti scritti. - Le 1.106 tavolette in Lineare B, etichette iscritte e cretule da P., benché numericamente inferiori agli analoghi reperti dell'archivio di Cnosso, sono meglio conservate e comprendono testi più lunghi (in media ventisei segni per ogni tavoletta di P., contro gli otto delle tavolette cnossie). Sono un'importante fonte d'informazione su tutti gli aspetti dell'economia micenea e dell'amministrazione palaziale, malgrado contengano informazioni riguardanti solo l'ultimo anno di vita del palazzo, essendo state conservate accidentalmente dall'incendio che aveva causato la distruzione dell'edificio.
Poche allusioni all'«anno passato» e all'«anno prossimo» lasciano intendere che i trentadue scribi avevano accesso ad altre informazioni probabilmente conservate in una forma meno ingombrante, su materiale diverso, andato distrutto nell'incendio. I documenti esistenti comprendono registrazioni di tasse, proprietà terriere, razioni e offerte agli dèi, inventarî di beni e di gruppi di lavoro, e documenti di lavorazione. Mostrano che le industrie del lino e dell'olio d'oliva erano importanti risorse dell'economia pilia; il lino e l'olio profumato erano probabilmente tra i principali prodotti scambiati con beni esotici come l'avorio, i metalli preziosi e le spezie. Le tavolette confermano anche il nome del sito nell'Età del Bronzo; su cinquanta tavolette, in otto differenti contesti, il nome Pylos è riferito al centro amministrativo del regno. In taluni casi la parola è scritta con segni grandi, come un'intestazione. L'89% delle tavolette proviene dal Complesso degli Archivi, vani 7-8. Altre vennero trovate in altre parti del palazzo e offrono importanti informazioni sul sistema amministrativo, in particolare per le industrie tessili e di preparazione di olî profumati, e sulle attività nel Laboratorio nord-occidentale.
P. come centro amministrativo. - Le tavolette rivelano che P. controllava un regno diviso in due provincie, che sono descritte come situate «sul lato al di qua dell'Aigolaion» e «al di là dell'Aigolaion». L'Aigolaion è stato identificato con la catena montuosa, l'Aigaleon di età classica, che divide in due parti la penisola di Messenia da NO a SE. J. Chadwick ha definito in maniera convincente la provincia citeriore nella costa occidentale della penisola, dal fiume Neda a N, con un'estensione verso E almeno fino al Capo Akritas a S, e la provincia ulteriore con un limite a SE nei pressi, o poco a S, dell'odierna Kalamata. Questa ricostruzione è generalmente accettata, ancorché O. Dickinson abbia, tra gli altri, portato argomenti a favore di una suddivisione delle provincie in senso N-S. L'amministrazione centrale attinge dai sedici distretti le principali tasse, altre forniture e mano d'opera; in cambio essa ridistribuisce ai distretti materiali varî e provvede razioni e assegnazioni di terreni a operai e a personale militare. La massima autorità della gerarchia amministrativa è il wanax o «re»; le tavolette menzionano altri ufficiali, ma il loro preciso status e l'ambito dei loro compiti non sempre sono chiari poiché gli argomenti trattati nelle tavolette sono principalmente di natura economica, piuttosto che politica. È altrettanto difficile stabilire in quale misura le singole città del regno dipendessero dal centro palaziale, ma chiaramente questo rapporto era basato su un mutuo vantaggio piuttosto che sulla coercizione.
Bibl.: - Scavi di Epano Englianòs: C. Biegen, M. Rawson, The Palace of Nestor at Pylos in Western Messenia. I, The Buildings and Their Contents, Princeton 1966; M. Lang, II, The Frescoes, Princeton 1969; C. Biegen e altri, III, Acropolis and Lower Town; Tholoi, Grave Circle and Chamber Tombs; Discoveries outside the Citadel, Princeton 1973. - Storia del palazzo: T. G. Palaima, J. Wright, Ins and Outs of the Archive Rooms: Form and Function in a Mycenaean Palace, in AJA, LXXXVIII, 1984, pp. 251-262; C. Shelmerdine, T. G. Palaima, Pylos Comes Alive, New York 1984, pp. 19-29; K. Kilian, La caduta dei palazzi micenei continentali: aspetti archeologici, in D. Musti (ed.), Le origini dei Greci. Dori e mondo egeo, Bari 1985, pp. 73-95; id., L'architecture des résidences mycéniennes: origine et extension d'une structure du pouvoir politique pendant l'âge du bronze récent, in E. Lévy (ed.), Le système palatial en Orient, en Grèce et à Rome, Strasburgo 1987, pp. 203-217; C. W. Shelmerdine, Architectural Change and Economic Decline at Pylos, in J. T. Killen, J. L. Melena, J. P. Olivier (ed.), Studies in Mycenaean and Classical Greek Presented to J. Chadwick (Minos, XX-XXII), Salamanca 1987, pp. 557-568; J. L. Davis e altri, The Pylos Regional Archaeological Project: Preliminary Report on the 1992 Season, in AJA, XCVII, 1993, pp. 330-331; C. Griebel, M. Nelson, Post-Mycenaean Occupation at the Palace of Nestor, ibid., p. 331; F. A. Cooper, E. Swain, Minnesota Archaeological Researches at Pylos, 1991-1993 Seasons, ibid., XCVIII, 1994, p. 288; J. L. Davis, The Pylos Regional Archaeological Project: Preliminary Report on the 1993 Season, ibid., pp. 287-288. - Studi sui materiali archeologici: E. Sapouna-Sakellaraki, Συμβολή στην μελετη των τοιχογραφιών της Πυλου. Σχεσεις και διάφορες με τις μινωικές τοιχογραφίες, in Πεπραγμένα του Γ' Διεθνούς Κρητολογικου Συνεδρίου, Atene 1973, pp. 295-330; G. Korres, The Relations between Crete and Messenia during the Late Middle Helladic and Early Late Helladic Period, in R. Hägg, Ν. Marinatos (ed.), The Minoan Thalassocracy, Stoccolma 1984, pp. 141-152; M. Lang, Pylos Polytropes, in J. T.Killen e altri (ed.), op. cit., pp. 333- 341; Y. Lolos, The Late Helladic I Pottery of the Southwestern Peloponnesos and Its Local Characteristics, I, Göteborg 1987; L. McCailum, Decorative Program in the Micenaean Palace of Pylos: The Megaron Frescoes (diss.), Ann Arbor 1987; E. B. French, K. Wardle (ed.), Problems in Greek Prehistory, Bristol 1988, passim; N. Yalouris, Ein Schlachtengemälde im Palast des Nestor, in AM, CIV, 1989, pp. 41-48; S. Α. Immerwahr, Aegean Painting in the Bronze Age, University Park [Filadelfia] 1990, passim; O. Dickinson, The Aegean Bronze Age, Cambridge 1994, passim. - Edizioni di tavolette e ricerche sugli scribi: E. L. Bennett, Jr., J. P. Olivier, The Pylos Tablets Transcribed (Incunabula Graeca, 51 e 59), I e II, Roma 1973 e 1976; T. G. Palaima, The Scribes of Pylos, Roma 1988. - Geografia e amministrazione del regno di P.: J. Chadwick, The Mycenaean World, Cambridge 1969; id., The Mycenaean Documents, in W. A. McDonald, G. R. Rapp, Jr. (ed.), The Minnesota Messenia Expedition, Minneapolis 1972; M. Ventris, J. Chadwick, Documents in Mycenaean Greek, Cambridge 19732; C. W. Shelmerdine, Nichoria in Context: a Major Town in the Pylos Kingdom?, in AJA, LXXXV, 1981, pp. 319-325; O. Dickinson, Parallels and Contrasts in the Bronze Age of the Peloponnese, in OxfJA, I, 1982, pp. 125-138; K. Kilian, Pylos. Funktionanalyse einer Residenz der späten Palastzeit, in AKorrBl, XIV, 1984, pp. 37-48; C. W. Shelmerdine, The Perfume Industry of Mycenaean Pylos, Göteborg 1985; C. W. Shelmerdine, T. G. Palaima, Pylos Comes Alive, cit., passim·, A. Morpurgo Davies, Y. Duhoux (ed.), Linear Β: A 1984 Survey, Lovanio 1985, passim;J. T. Killen, J. L. Melena, J. P. Olivier (ed.), op. cit., passim; S. Deger-Jalkotzy, Landbesitz und Sozialstruktur im mykenischen Staat von Pylos, in M. Heltzer, E. Lipinski (ed.), Society and Economy in the Eastern Mediterranean (c. 1500-1000 B.C.) (Orientalia Lovaniensia Analecta, 23), Lovanio 1988, pp. 31-52; J.-P. Olivier, T. G. Palaima (ed.), Texts, Tablets and Scribes. Studies in Mycenaean Epigraphy and Economy Offered to Emmett L. Bennet, Jr. (Minos, Suppl. 10), Salamanca 1988, passim; J. Carothers, The Pylian Kingdom: A Case Study of an Early State (diss.), Ann Arbor I992.