PUSZTA (dallo slavo pust "zona desolata")
Con questo nome si designa la parte del bassopiano ungherese, cinta da monti e lontana dal mare, che conserva ancora i caratteri della steppa e che presenta l'aspetto d'una pianura disalberata, poco densamente abitata, dove l'unica forma di economia possibile è l'allevamento del bestiame. Il clima è spiccatamente continentale con un lungo periodo di siccità estiva e scarsa umidità atmosferica, inverni assai variabili (Szeged: media gennaio −10°3 nel 1893 e 2°6 nel 1899), primavere tepide (media aprile 11°), precipitazioni che si aggirano sui 600 mm., ma scendono anche sotto i 500 presso la confluenza del Körös nel Tibisco, con un massimo in giugno e minimi in agosto e settembre, mesi nei quali non mancano tuttavia i violenti temporali. Il ciclo vegetativo va soggetto a un'interruzione invernale e a un'interruzione estiva: prevalgono piante steppiche di provenienza meridionale e orientale, oppure endemiche: graminacee non commestibili, piante spinose, cardi, cespugli nani, associazioni caratteristiche di piante alofite come Stipa pennata, e Crysopogon gryllus. I suoli sabbiosi e salini (sodici e alcalini) presentano le condizioni peggiori e ostacolano l'introduzione di qualsiasi coltura.
L'aspetto tipico, tramandato dalle poetiche descrizioni di Petőfi e di Lenau, si conserva tuttora soltanto in due zone dell'Alföld, nella puszta Hortobágy, a occidente di Debrecen, vasta quasi 840 kmq., dove circa 400 pastori tengono al pascolo 10 mila bovini e 20 mila suini, e nella puszta di Bugac, a SO. di Kecskemét. Nelle altre regioni, che erano state assai danneggiate per l'invasione turca, ha preso grande sviluppo la coltura dei cereali, e la steppa è ormai un territorio intensamente coltivato; frequenti anche i vigneti e i frutteti. Il bosco non è escluso del tutto e, se è scarso, è da ritenere che ciò sia dovuto non già all'azione del clima o del suolo, ma alla distruzione operata dall'uomo, già prima dell'invasione turca. Esemplari di Salix alba, Populus alba, Alnus glutinosa, Quercus pedunculata e Betula verrucosa sono infatti frequenti, e moltissimi toponimi (ad es. Nyirség, che significa bosco di betulle) confermano che un tempo il bosco era diffuso.
Ora esso si trova soprattutto nelle colline periferiche e lungo i corsi d'acqua, ma non mancano qua e là, specie nei luoghi lontani da uomini e animali, degli esemplari isolati, che in genere sono più piccoli del tipo consueto, ma con una corona più espansa. Pianta d'introduzione recente è l'acacia, che viene usata anche per fissare le sabbie.
Bibl.: F. Woenig, Die Pusstenflora der ungarischen Tiefebene, Lipsia 1899; J. Bernatzky, Die Steppen- und Waldflora des ungarischen Alföld, in Mitt. der ung. geogr. Gesellschaft, 1911, pp. 83-92; R. von Soö, Die Entstehung der ung. Puszta, in Ungarische Jahrbücher, VII (1927), pp. 258-76; R. Rungaldier, Die Pussta Hortobágy und die Frage der Pusstenbildung in Ungarn, in Geographische Zeitschrift, XXXIV (1928), pp. 401-11.