PURGANTI
. Medicamenti che, introdotti nell'organismo, provocano l'espulsione del contenuto intestinale.
Largamente usati fino da tempi remoti, si credevano utili per trarre fuori dal corpo gli umori peccanti e alterati che, secondo i concetti dell'antica patologia, erano la causa delle infermità. Ippocrate somministrava, sciolti nell'ossimiele, il cartamo, il cardo benedetto, la scammonea, l'elaterio, l'elleboro, la coloquintide; solo più tardi gli Arabi e la Scuola salernitana fecero conoscere varî purganti blandi quali la manna, la cassia, la senna, il rabarbaro, i mirobalani, ecc., i quali trovarono favorevole accoglienza in medicina perché già Asclepiade, Celso, Celio Aureliano, Tralliano e altri medici dell'antichità avevano dimostrato gli inconvenienti dovuti all'uso di troppo energici evacuanti. L'uso di purganti e clisteri fu particolarmente in voga nel sec. XVII: A. Daquin e G. Fagon somministrarono, in un anno, oltre cento pozioni purgative a Luigi XIV. Tuttavia ancora oggi, senza cadere in questa esagerazione, il purgante è il rimedio più frequentemente e universalmente usato.
L'evacuazione del contenuto intestinale può avvenire per eccitazione dei movimenti peristaltici, dovuta direttamente ad azione nervosa o indirettamente all'immobilizzazione del calcio nei tessuti intestinali: fattisi i movimenti più energici, essi non permettono l'assorbimento del contenuto intestinale che viene quindi espulso semiliquido, così come si trova nelle porzioni superiori del tenue intestino. La fluidità delle feci emesse può essere anche dovuta all'azione osmotica che il purgante stesso esercita, richiamando acqua dal sangue all'intestino, come pure all'aumento delle secrezioni intestinali le quali, a loro volta, eccitano la peristalsi.
Altre volte il medicamento facilita l'evacuazione, lubrificando l'intestino, come già scriveva il medico arabo Mesuè (Māsawayh): così accade per l'olio di vaselina oggi largamente usato in terapia nella cura della stitichezza cronica, ovvero eccitandolo meccanicamente come avviene allorquando si adoperano sostanze che assorbendo acqua si rigonfiano nell'intestino (agar), ovvero quando si usino alimenti che lasciano molti residui insolubili e non assimilabili. Opportune pratiche igieniche (moto all'aria libera, sport moderato, massaggio del ventre, ecc.) e opportune diete (frutta cotta, marmellate, verdura, pane integrale, cura d'uva, ecc.) possono regolare le funzioni intestinali, senza dover ricorrere sempre all'uso di medicamenti. I purganti sono stati classificati basandosi sull'intensità della loro azione in lassativi, catartici e drastici; tenendo conto della porzione dell'intestino sulla quale specialmente agiscono, in purganti del tenue e del crasso; a seconda della composizione chimica poi, in purganti zuccherini, oleosi, salini, droghe purgative emodiniche e non emodiniche. Ai purganti zuccherini appartengono il miele (75% di glucosio), il siero di latte, la manna, il tamarindo, la cassia, la liquirizia, ecc.; ai purganti oleosi gli olî di oliva, di ricino, di crotontiglio; ai purganti salini, da un lato, i sali poco diffusibili, quale il solfato di sodio e di magnesio, l'ossido di magnesio e le acque minerali purgative corrispondenti, molto energiche (acqua di Hunyadi János, per es.); dall'altro i sali molto diffusibili, quali il cloruro sodico e le acque minerali corrispondenti meno energiche e che debbono essere bevute in maggior quantità (Montecatini).
Droghe purgative emodiniche (da Rheum Emom, nome di una specie di rabarbaro), sono quelle che contengono come principî attivi alcuni derivati dell'antrachinone: fra queste sono: il rabarbaro, la senna, l'aloe, la cascara sagrada, ecc.; non emodiniche sono, p. es., la scammonea, l'elaterio, la coloquintide, la gialappa, ecc.
I purganti, eliminando con il contenuto intestinale gli eventuali prodotti di decomposizione putrida, batterî patogeni, ecc., esercitano un'azione disinfettante intestinale; richiamando sangue ai visceri addominali possono servire come utili derivativi per facilitare il riassorbimento di edemi e versamenti nelle grandi sierose e per far diminuire l'afflusso di sangue ad altri organi quali il fegato, il cervello, i polmoni.
Da sconsigliarsi sono negli stati infiammatorî del tubo gastroenterico, nelle enteriti, appendiciti, nelle nefriti acute, ecc.