PUNTO
Il punto è il più forte tra i segni di ➔punteggiatura. Indica una netta interruzione del discorso e si colloca a conclusione di una frase o un periodo. Dopo il punto si usa sempre l’iniziale maiuscola
Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico-analisi s’intende, sa dove piazzare l’antipatia che il paziente mi dedica (I. Svevo, La coscienza di Zeno)
Quando si vuole indicare uno stacco ancor più netto, dopo il punto è necessario andare a capo e cominciare un nuovo capoverso (➔paragrafo)
Una tale assicurazione fu riportata al tribunale, il quale pare che vi si acquietasse.
Ma sorvenendo senza posa altre e altre novelle di morte da diverse bande, furono spediti due delegati a vedere e a provvedere (A. Manzoni, I promessi sposi)
Il punto si usa anche nelle ➔abbreviazioni
f.lli (= fratelli)
spett.le (= spettabile)
prof. (= professore)
dott. (= dottore)
pag. / p. (= pagina)
Nel caso di alcuni ➔acronimi molto diffusi, però, il punto è comunemente abolito
FIAT (= Fabbrica Italiani Automobili Torino)
CGIL (= Confederazione Generale Italiana del Lavoro)
ENPA (= Ente Nazionale Protezione Animali).
Specie nel linguaggio giornalistico, si tende a usare il punto anche con funzioni diverse da quelle fondamentali, impiegandolo al posto di altri segni interpuntivi come i ➔due punti, la ➔virgola e il ➔punto e virgola
Da quando i genitori hanno divorziato, vede poco il papà. Ma abbastanza per capire che è un inguaribile egoista. Che pensa solo alle sue fidanzate, a sedurle, a lasciarle. Così un giorno si ribella. Perché quell’uomo le rovina l’esistenza. E le sta insegnando a vivere senza sentimenti («Donna moderna»).