punto (sost.)
Come termine matematico il sostantivo vale " p. geometrico " in alcuni passi del Convivio: in II XIII 26 (due volte) il p. è considerato principio della geometria, di cui il cerchio (o la sfera) è il termine; il p. per la sua indivisibilitade è immensurabile (§ 27, due volte). Cfr. anche IV XIII 15 la torta linea con la diritta non si congiunge mai, e se alcuno congiungimento v'è, non è da linea a linea, ma da punto a punto; XVI 8 e XXIII 9.
In Pg II 3 il più alto punto di un arco è " il culmine " di un meridiano, il suo zenit su un determinato luogo della terra; in Rime LXXXIII 58 p. vale " luogo di congiunzione " di astro con astro e ciel con cielo; in C 1 il punto de la rota è il " p. dell'orbita solare ", quindi con valore insieme spaziale e temporale; così in Vn II 1 Nove fiate... appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce... a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione: cioè il sole aveva compiuto nove orbite attorno alla terra, ed erano perciò passati nove anni; infatti fine de la circulazione è redire ad uno medesimo punto (Cv II XIV 12; cfr. anche III V 21 e II XIV 10 lo movimento ne lo quale [il cielo stellato] ogni die si rivolve, e fa nova circulazione di punto a punto).
Vale " frazione di grado " di un arco in Cv III V 14 Li punti [di mezzo] de li ... archi si dilungano ... dal primo cerchio ... per ventitré gradi e uno punto più; e l'uno punto è lo principio del Cancro (cfr. Busnelli-Vandelli). Già in Cv II XIV 3 p. assume valore più vago: non è più il p. geometrico, ma un " luogo ", un " posto determinato " (If VI 114); è situato su una circonferenza in If VI 32 e 44, e Pd XI 14; è al centro, anzi è " il centro ", in Pd XIII 21 (D. è il ‛ perno ' della santa mola di anime sapienti: cfr. XII 3) e in If XI 64, dove 'l punto / de l'universo in su che Dite siede è il centro della terra, cioè 'l punto / al qual si traggon d'ogne parte i pesi (XXXIV 110); cfr. anche il v. 93, in cui forse compare una sfumatura soggettiva: non solo " il luogo ", ma " quel particolare luogo ", così arduo e scabroso. In Pd XXXII 53 in correlazione con ampiezza indica un luogo determinato nello spazio; casual punto sta per ‛ luogo lasciato al caso ', dove solo potrebbero aver luogo eventi accidentali, e perciò casuali, come infelicità, fame o sete. Si ricollega a p. in senso locale il valore di " luogo di un'opera " che compare, forse, in Pd XXX 23 Da questo passo vinto mi concedo / più che già mai da punto di suo tema / soprato fosse comico o tragedo (cfr. Daniello) e sicuramente in If V 132: il punto, cioè il luogo del romanzo arturiano che vinse Paolo e Francesca: (sulla non coincidenza tra il testo di D. e quello arturiano, v. ROMANZI ARTURIANI; e cfr. Pagliaro, Ulisse 744 ss.).
Più numerosi i casi in cui p. ha valore temporale; equivale cioè a " punctum temporis ", unità di tempo, oppure, più genericamente, ad " attimo ", " istante ", " momento ". Cfr. If I 11, II 51, X 107, XII 44, XX 110 [Euripilo] diede 'l punto con Calcanta, " consigliò il momento opportuno " per la partenza da Aulide; e poi Pg XIX 112, Pd IV 106, XXIX 4 quant'è dal punto che 'l cent inlibra (" punto di tempo, che è anche un preciso punto spaziale ", Mattalia; per l'interpretazione del passo cfr. Porena, soprattutto nella nota finale al canto). V. inoltre Rime LXVII 37, LXXXIII 67, Rime dubbie I 11, Vn II 4, 5 e 6, XII 15 44, XXIII 13, XXXIV 8 3, Cv IV XXIII 3.
In Pd XVIII 13 Tanto poss'io di quel punto ridire, equivale a " sensazione provata in quel momento ": " questo solamente posso ridire di quel che in quel punto m'accadde " (Venturi).
La locuzione in un punto è usata tre volte (If IX 37, XXII 122, Pg VI 38) sempre con valore icastico, e significa " in un attimo "; importante concettualmente l'affermazione che foco d'amor compia in un punto / ciò che de' sodisfar chi qui s'astalla (Pg VI 38), in cui si spiega che la soddisfazione dovuta dall'anima a Dio per il peccato commesso può essere una lunga espiazione ma anche l'intercessione di un vivente, che " in un istante " cancella la colpa e sostituisce la pena. Senso non molto diverso in Pd XII 25: le anime che giravano attorno a D. insieme a punto e a voler quetarsi, si fermarono " tutte nello stesso istante " e per una stessa volontà; " a punto si riferisce al moto delle due corone, la nozione di tempo essendo strettamente correlata a quella di moto (cfr. Par. XXVII, 118-20) " (Mattalia).
Particolare attenzione merita il passo di Pd XXXIII 94 (Un punto solo m'è maggior letargo / che venticinque secoli a la 'mpresa degli Argonauti), in cui p. è variamente interpretato. Riassume le varie proposte il Sapegno così concludendo: " il punto è tutt'uno con l'istante in cui ‛ l'aspetto ' del poeta si congiunse ‛ col valore infinito ' ".
In Rime L 15 (Piacciavi... non venir meno / a questo punto al cor: " proprio in questo momento ", " in tale occasione ") ci si avvicina al traslato per cui p. vale " frangente ", " situazione ". Esempi di quest'uso in Vn XIII 3 (gravi e dolorosi punti li conviene passare: " tristi momenti ", " situazioni pericolose ") e in Cv III XV 9 l'umano desiderio è misurato... a quella scienza che qui avere si può, e quello punto non passa, non può superare " la condizione umana ", condizione che è insieme un limite, e quindi " non può superare questo limite ". E così in Pg IX 47, nella locuzione noi semo a buon punto, " siamo avanti nel nostro cammino ". Analogamente in Fiore CXL 14 mi parve che 'l fatto sie 'n punto equivale al v. 10 che 'l fatto sia ben giunto; mentre in CCXVI 3 egli è in punto rio varrà " in tristi condizioni, in brutte acque " (Petronio); analoga espressione in Detto 355 mettelo in tal punto: " lo mette alle strette ". L'idea di " limite ", " situazione finale " coincide con quella di " punto fermo " (interpunzione) nella locuzione ‛ fare p. ': Pd XXXII 140 e Fiore CXL 12.
Col valore di " problema ", " questione " che genera dubbio o errore, in Pg XXV 62 (quest'è tal punto, / che più savio di te fé già errante), Pd V 34, XXIV 37 (cfr. il Tommaseo: " sostanziali e accessori, tutti i punti attinenti al problema della Fede ") e XXV 58; più generico in Pg VI 40 (" affermazione ", " opinione ", " concetto "). Analogo significato in Pd XXX 23, già citato, a meno che non si chiosi, come si è visto, p. come " passo ", " luogo di un'opera " (al v. 22 il Tommaseo spiega passo con " quel che ora dicono francesemente ‛ situation ' ").
Discorso a parte richiedono le occorrenze in cui p. è simbolo di Dio; e si può incominciare da Pd XVII 17 il punto / a cui tutti li tempi son presenti, dove non è del tutto assente il senso di " punto di tempo ", " attimo ": Dio è infatti un istante rispetto al quale non esistono istanti precedenti e successivi, per cui tutti i tempi " sono presenti, come... quelli che in cerchio girano a colui che nel centro sta (Lombardi; si noti la presenza anche del valore locale di p., in quanto " centro " della circonferenza, la quale è a sua volta l'altra figura perfetta della geometria; cfr. Vn XII 4 Ego tanquam centrum circuli, cui simili modo se habent circumferentiae partes).
Dio è insomma lo ‛ speculum ' punctualis aeternitatis di Ep XI 2: " il punto, unità semplice e indivisibile e incommensurabile, dal quale si generano e al quale si possono ridurre tutte le figure geometriche (cfr. Conv. II, 13) è simbolo di Dio nei suoi attributi di suprema semplicità e unità; l'idea di punto, in questa sede, si risolve poi in quella di uno, altro simbolo di Dio, principio fontale... del molteplice. E se rispetto al punto-Dio tutti i tempi... si possono definire... presenti, ciò vuol dire che Dio... conosce tutto l'essere e tutto l'accadimento in assoluta simultaneità " (Mattalia; cfr. Sap. 8, 8; Tomm. Sum. theol. II II 172 1, Cont. Gent. I 60; Boezio Cons. phil. IV VI).
Per esprimere concretamente una prima visione di Dio D. ricorre dunque all'immagine di un punto ... che raggiava lume (Pd XXVIII 16); e intorno al punto un cerchio d'igne / si girava (XXVIII 25; di nuovo l'accostamento del p. al cerchio: cfr. XXXIII 116); Da quel punto / depende il cielo e tutta la natura (XXVIII 41); è un punto fisso che tiene le creature del cielo a li ubi (v. 95: " tenet eos ad se, tamquam ad eorum ‛ ubi ' ", Benvenuto); e tutte le creature aspirano a somigliarsi al punto quanto ponno (v. 101); esso è tale da vincere, come più tardi il cerchio della Trinità, le mortali facoltà di D. (XXIX 9 e XXX 11).
In alcune occorrenze, nonostante le apparenze, non si tratta di valore da doversi includere nella voce ‛ appunto ', bensì di un valore autonomo: infatti in Pd XIII 73 a punto vale " alle condizioni più propizie " (per ricevere l'impronta di Dio); in Rime LXII 14 meritare a punto significa " pienamente ", " in modo adeguato "; per gli altri casi (come ad es. in Detto 256) si veda invece APPUNTO.