PUNTA DELLA VIPERA
Località a 2 km a N di S. Marinella (Civitavecchia), nel territorio dell'antica Caere, ove sono stati scoperti i resti di un santuario etrusco dedicato a Minerva (scavi in via di completamento).
Il santuario, situato in prossimità del mare a poca distanza dal lato destro dell'antico tracciàto della via Aurelia, sorse, come dimostrano i resti posti in luce, intorno al 540-30 a. C. in luogo isolato, ma probabilmente in rapporto di dipendenza dall'abitato fortificato della Castellina, posto a circa un km a N, sulle rive del Rio Marangone. Entro un muro di tèmenos rettangolare (lato maggiore in senso N-S), venne costruito, nell'angolo nord-occidentale dell'area sacra, un piccolo tempio ad unica cella quasi quadrata con pronao profondo m 3,80 e i lati complessivamente lunghi m 11,80 e larghi m 7,80; le terrecotte architettoniche pertinenti a questa fase comprendono finora antefisse prive di nimbo, un tipo di lastre strigilate e tegole di gronda dipinte, tutte di chiara origine ceretana. Contemporaneo a questa fase è un pozzo, adiacente al lato orientale del tempio, nel fondo del quale venne recuperata una lunga e importante iscrizione etrusca su laminetta nastriforme di piombo, di contenuto forse oracolare. Nella prima metà del IV sec. a. C., il tempio, probabilmente in seguito ad una violenta distruzione, venne interamente ridecorato con nuove terrecotte architettoniche, assai simili a quelle di "III fase" del tempio B di Pyrgi; tra queste terrecotte fa spicco un grande acroterio a disco dipinto, primo esempio del genere scoperto in Etruria (mentre era noto in Campania). Nella stessa occasione vennero costruiti dei locali, da connettere con le cerimonie sacre, nella porzione NE dell'area sacra: al centro della piazza antistante il tempio e gli edifici sacri veniva eretto un altare con cavità centrale, caratteristico per riti ctonî. Nel III sec. a. C., forse in concomitanza con la deduzione della colonia maritima di Castrum Novum, il tempio ricevette una nuova decorazione in terracotta, con notevoli somiglianze con il tempio cosiddetto di Giove sull'arx di Cosa (colonia latina del 273 a. C.), il più antico degli edifici sacri di quella città. Materiali votivi sono stati scoperti un po' dappertutto nell'area, ma una vera e propria stipe è stata deposta lungo il muro occidentale di tèmenos, con pezzi anatomici, materiali d'uso (ami, aghi e pesi da rete) e monete puniche della seconda metà del IV sec. a. C.
Nel II sec. a. C. abbiamo piccole sostituzioni di terrecotte architettoniche e soprattutto la decorazione del frontone con una complessa scena mitologica, quasi certamente il mito di Atena e Marsia, in una rielaborazione tardo-ellenistica del noto tema mironiano; a metà circa del I sec. a. C. si riferiscono invece alcuni frammenti di lastre del tipo Campana. In età augustea, il tempio, forse fatiscente o in parte crollato, venne interamente demolito fin nelle fondamenta e il materiale reimpiegato per la costruzione di una grande villa romana (bolli di Cn. Domitius Geminus), estendentesi nella parte orientale dell'antica area sacra, mentre il solo altare veniva lasciato in vita: di quella villa è stata scavata la sola parte rustica, con impianto di torcular, ma resti di essa sono visibili fino al mare.
Bibl.: M. Torelli, in Boll. d'Arte, 1965, p. 125 s.; id. e M. Pallottino, in Arch. Cl., XVIII, 1966, p. 283 ss. (laminetta iscritta); M. Torelli, in St. Etr., XXXV, 1967, p. 331 ss.; id. e A. La Regina, in Arch. Cl., XX, 1968, p. 221 ss. (sors etrusca).