FARO, Punta del (A. T., 27-28-29)
È la parte più sottile della sporgenza nord-orientale della Sicilia. Si protende verso E. a guisa di un becco d'uccello, riducendo lo Stretto di Messina da N.; sicché tra essa e la punta calabrese più vicina la distanza è di circa 3 km. Fu nota nell'antichità con il nome di Peloro, non del tutto ora uscito dall'uso, ma ristretto alla parte più elevata del luogo (Promontorio di Peloro). Sono nell'ambito di questa punta i piccoli abitati che ne portano il nome: Torre del Faro (ab. 1608 nel 1921), più ad oriente e meno alto (m. 5), che dalla sommità della torre moderna offre una vista incantevole sullo Stretto e su buona parte della Calabria, e poco distante, a 177 m. s. m., Faro Superiore (ab. 1590), sul primo sprone dei Peloritani: ambedue compresi nel territorio del comune di Messina. È sempre vivo, con la realtà del fenomeno che si verifica sotto la Punta del Faro (e si chiama Garofalo), il ricordo del vortice (v. cariddi) che, opposto a Scilla, era assai temuto dagli antichi navigatori. Del resto, per le sabbie che vi si sono accumulate e per il bradisismo, molto è mutato nel contorno di quella punta, cosicché neppure si riesce a chiarire ora in qual modo essa, cioè l'antico Peloro, potesse costituire quell'importante stazione navale che appare nelle imprese narrate da Tucidide, Polibio e Diodoro Siculo.