pungere (pugnere)
Il valore fondamentale del verbo è quello di " ferire ", " colpire in modo violento ". In senso proprio in If XXX 24 Ma né di Tebe furie né troiane / si vider mäi in alcun tanto crude, / non punger bestie, nonché membra umane, e Fiore CCVIII 9 verso il villan sì s'è addirizzata, / e con uno spunton lo gì pungendo. Con valore reciproco in If XVI 24 Qual sogliono i campion far nudi e unti, / avvisando lor presa e lor vantaggio, / prima che sien tra lor battuti e punti.
In Pd XXXII 6 La piaga che Maria richiuse e unse, / quella ch'è tanto bella da' suoi piedi [Eva] / è colei che l'aperse e che la punse, D. scinde il concetto di ‛ ferire ' in aperse e punse e usa " una figura di grammatica: hysteronproteron, imperò che prima è ‛ pungere ' che ‛ aprire ', et elli mette innanti ‛ aprire ' che ‛ pungere ' " (Buti); il Lombardi intende che Eva " disubbidendo... a Dio, aprì, e, rendendo seco disubbidiente Adamo, inasprì quella ferita fatta all'uman genere, che ‛ Maria ' Vergine, col darne dalle castissime sue viscere il Redentore, sanò e medicò "; e il Tommaseo commenta: " Il peccato non è solamente piaga, ma ‛ piaga ' irritata. Eva la aperse, e, con lo scusarsi del fallo e persistervi, la esasperò ".
Con il senso più esteso di " travagliare " in If XII 133, dove si dice che la divina giustizia di qua punge / quell'Attila che fu flagello in terra; e in Pg XVIII 102 Cesare, per soggiogare Ilerda, / punse Marsilia, " imperò che l'assediò e lassolla assediata a Bruto " (Buti). Con la connotazione di " danneggiare ", al passivo, in Rime CIV 70 se noi siamo or punti, / noi pur saremo, e pur tornerà gente / che questo dardo farà star lucente.
Con costrutto assoluto, nell'espressione tecnica del linguaggio dell'equitazione per " spronare ", in Detto 411 E se se' forte e visto, / a caval sie avvisto / di punger gentemente, / sì che la gente mente / ti pongan per diletto; e figuratamente in Rime CXI 12, detto di Amore che ben può con nuovi spron punger lo fianco, " ispirare una nuova passione amorosa ".
Con la connotazione di " sollecitare ", " stimolare ": nell'esortazione di Virgilio a D. che ha rallentato l'andare: però alquanto più te stesso pungi (If XXXI 27; cfr. la chiosa del Buti: " sollicita più te medesimo, per certificarti "); e nella considerazione di D., preoccupato dal pensiero di procedere sollecitamente dietro al maestro: pungeami la fretta (Pg XXI 4); uguale valore p. sembra avere in Detto 373 i' credo a Ragione / di nulla sua ragione / ch'ella mi dica o punga. È detto del movimento del cerchio dei Serafini che è sì tosto / per l'af focato amore [l'intensa beatitudine] ond'elli è punto (Pd XXVIII 45).
In contesto figurato p. compare in Pd II 55, nelle parole di Beatrice a D. che non dovrebbero punger li strali / d'ammirazione, ora che vede che dietro ai sensi / ... la ragione ha corte l'ali.
Connesso con l'idea della sofferenza psicologica che provoca il sentimento d'Amore, in Rime LXII 10 Dunque ormai lastri / vostro cor lo cammin per seguitare / lo suo [di Amore] sommo poder, se v'ha sì punto / come dimostra 'l vostro buon trovare, e in Pg VIII 5 Era già l'ora... che lo novo peregrin d'amore / punge (per l'uso di p. come ‛ funzione ' del ricordo si veda Pg XII 20 molte volte si ripiagne / per la puntura de la rimembranza, come suggerisce Pagliaro, Ulisse 778).
Detto del sentimento del dolore che " affligge ", " travaglia ", " accora ": Cv II XII 1 io rimasi di tanta tristizia punto, che conforto non mi valeva alcuno; If V 3 Così discesi del cerchio primaio / giù nel secondo, che men loco cinghia / e tanto più dolor, che punge a guaio, " sì da strappare lamenti "; Pg XIII 53 Non credo che per terra vada ancoi / omo sì duro, che non fosse punto / per compassion di quel ch'i' vidi poi. In relazione con il concetto di martiro (v. 77) vale " tormentare ", in Rime XCI 78 tanto fo dimora / in uno stato e tanto Amor m'avvezza / con un martiro e con una dolcezza, / quanto è quel tempo che spesso mi pugne, e che coincide con l'assenza della donna amata. In senso proprio, ma in un'immagine che haevidente valore metaforico, dove il soggetto ortica indica il dolore acre e intenso per l'errore che D. ha commesso allontanandosi da Beatrice: Pg XXXI 85 Di penter sì mi punse ivi l'ortica.
Il participio presente con valore di aggettivo nell'immagine di If XVIII 51 Ma che ti mena a sì pungenti salse?, la cui interpretazione appare controversa: alcuni commentatori vi vedono una metafora tratta dal senso del gusto e interpretano " pena acerba " (Venturi), alludendo alla conseguenza delle aspre sferzate che, come le salse pungenti feriscono il palato, così feriscono la pelle del dorso dei dannati della prima bolgia. Altri commentatori (in particolare Benvenuto) vogliono che i tormenti di questa bolgia siano simili ai supplizi a cui erano sottoposti i malfattori alle salse, un'angusta valle presso Bologna (v. SALSE).