NELLI, Pulissena (Polissena) Margherita
(in convento Plautilla). – Nacque a Firenze e venne battezzata il 29 gennaio 1524, secondogenita di Piero, merciaio della parrocchia di S. Felice in Piazza, e di Francesca Calandri.
La famiglia era imparentata con i più conosciuti Nelli del quartiere di S. Giovanni, ma sembra che non fossero nobili (Turrill, 2008), come spesso è stato inveceaffermato. Il nonno, Piermaria Calandri, fu priore del quartiere di S. Giovanni. La madre Francesca morì, probabilmente di peste, nel 1530 e il padre Piero sposò nello stesso anno Francesca di Tommaso Michelozzi, parente del celebre architetto Michelozzo.
Probabilmente nel dicembre 1538 prese il velo col nome di Plautilla nel convento domenicano di S. Caterina di Cafaggio a Firenze, presso piazza S. Marco, oggi non più esistente. Nella scelta era stata preceduta dalla sorella Costanza Pulisena Romola, in convento Petronilla, che le fu vicina fino a quando morì, in data imprecisata, negli anni Sessanta del XVI secolo. Gran parte dell’esistenza di Plautilla trascorse nel convento, del quale fu per tre volte priora: la prima volta dal 1563 al 1565, la seconda dal 1571 al 1573 e la terza e ultima dal 1583 al 1585. All’impegno nella conduzione della comunità religiosa associò, in un periodo in cui era una pratica prevalentemente maschile, il lavoro di pittrice.
Fu sicuramente legata al culto di Savonarola (Muzzi, 2008): infatti, se non bastasse la professione in un ambiente decisamente connesso con il predicatore, sappiamo che conservò con cura per tutta la vita una sua biografia, trascritta da suor Petronilla (Firenze, Biblioteca Moreniana, Moreni 219: Vita di Frate Girolamo Savonarola, risalente a poco dopo il 1560).
Pur esprimendo critiche nei confronti degli artisti contemporanei, Savonarola era molto interessato alla funzione dell’arte e di questa attenzione ha lasciato varie testimonianze nei suoi scritti. È un fatto che nei conventi che, come quello di S. Caterina, aderirono alla Congregazione di S. Marco, voluta da Savonarola per attuare la riforma dell’Ordine domenicano, preludio a una più ampia riforma sociale, si svilupparono in vario modo molte attività artistiche.
Giorgio Vasari, legato a Cosimo I de’ Medici, pur non avendo simpatie per le tendenze repubblicane dei religiosi savonaroliani, dedicò a Plautilla una biografia nell’edizione giuntina delle sue Vite (1568), includendola, insieme ad altre di donne artiste, in quella della scultrice Properzia de’ Rossi.
L’interesse di Vasari può essere stato favorito, al di là dei meriti della suora, anche dal fatto che condivideva il suo interesse verso il collezionismo di disegni: infatti Plautilla teneva presso di sé quelli della bottega di fra Bartolomeo e di fra Paolino, e alcuni di questi fogli finirono nel Libro di Vasari. Nel Settecento gran parte dei disegni si trovava ancora nel convento, per essere infine acquistata dallo storico Niccolò Gabburri. Comunque sia, Vasari nell’edizione giuntina dimostra, rispetto a quella torrentiniana (1550), un’insofferenza minore verso il partito savonaroliano: è credibile che egli, come del resto Plautilla stessa, risentisse anche del nuovo corso della spiritualità savonaroliana, senza implicazioni di tipo repubblicano, inaugurato dalla suora domenicana Caterina de’ Ricci e ben accolto anche presso la corte medicea.
Non sappiamo come si svolse l’apprendistato artistico di Plautilla. La biografia di Vasari, contrariamente al solito, non fornisce nessuna indicazione in proposito, se non la corretta osservazione che non ebbe una formazione tradizionale «come fanno gl’uomini» ([1568], p. 404). Più volte è stato evocato l’insegnamento di fra Paolino, in quanto domenicano, savonaroliano e dello stesso ambiente religioso di S. Marco. Ma questi non poté essere il maestro di Plautilla: infatti dal 1526 circa (A. Muzzi, Eclettismo e devozione a Pistoia nella prima metà del Cinquecento..., in L’età di Savonarola. Fra’ Paolino e la pittura a Pistoia nel primo ’500 [catal., Pistoia], a cura di C. d’Afflitto - F. Falletti - A. Muzzi, Venezia 1996, pp. 26-28), cioè appena due anni dopo la nascita di Plautilla, egli spostò la sua bottega dal convento fiorentino di S. Marco a quello di S. Domenico a Pistoia, dove fece capo la sua attività fino all’anno della morte nel 1547. È possibile che i due si siano incontrati, ma non certo frequentati per un rapporto stretto di discepolato. Dal punto di vista tecnico, peraltro, Plautilla si differenzia da fra Paolino per l’uso di una più moderna pittura a olio.
Che la formazione artistica di Plautilla non sia avvenuta in un modo tradizionale è ovvio: come donna, e per di più suora, difficilmente avrebbe potuto frequentare una bottega con i suoi ritmi e usanze. La maggior parte delle donne artiste che si conoscono del periodo furono figlie di artisti o di amatori d’arte e, attraverso tale condizione, superarono le inevitabili difficoltà sociali che comportava l’inserimento di una donna nella vita (prettamente maschile) della bottega.
L’aspetto sociale nella formazione di Plautilla non va sottovalutato, anche perché, come si può ritrovare nella letteratura del tempo (da Baldassarre Castiglione in poi), nella formazione della persona di buone maniere e di elevata cultura l’arte assumeva sempre più importanza: disegnando infatti, l’uomo di elevate aspirazioni spirituali in particolare, ma anche la donna, trovava eccellente nutrimento. Nelli ha una corretta collocazione, e quindi comprensione, soltanto se inserita in una categoria che nel Cinquecento aveva un ruolo e significato piuttosto definito: quella dei ‘dilettanti’ d’arte, ovvero non tanto coloro che si cimentavano per svago, come è nell’accezione moderna del termine, ma coloro che, pur non esercitando la professione, praticavano l’esercizio artistico, segnatamente del disegno, al fine della propria elevazione intellettuale.
Vasari la nomina prima nella biografia di fra Bartolomeo, in connessione ai disegni del maestro domenicano che possedeva, e senza dirne il nome («una monaca che dipigne», [1568], p. 101), e poi, nella parte a lei dedicata sottolinea che «Suor Plautilla, monaca, et oggi priora […] la quale cominciando a poco a poco a disegnare et ad imitar coi colori quadri e pitture di maestri eccellenti… ha fatto maravigliare gl’artefici» (p. 404), cioè coloro che lavoravano in un ambito professionale.
Allo stato attuale degli studi si può considerare Plautilla Nelli come la prima donna pittrice della storia della quale sono sopravvissute opere autonome. Il suo corpus è comunque piuttosto ridotto e la successione cronologica basata per lo più su considerazioni di tipo stilistico (sui disegni esistenti di Plautilla si vedano Muzzi, 2008; Faietti, 2008). Il dipinto più antico, a giudicare dall’insistenza sulle citazioni di artisti di primo Cinquecento quali fra Bartolomeo e Perugino, è la tavola a olio rappresentante il Compianto oggi nel Museo di S. Marco a Firenze, ma proveniente dalla chiesa di S. Caterina di Cafaggio.
La pala presenta un impianto sicuramente arcaistico, temperato dalla qualità di alcuni sottili passaggi nella costruzione dei volti. Dimostra alcune durezze nel rapporto fra il primo piano, esemplato devotamente sulle opere della Scuola di S. Marco, e lo sfondo con ricordi perugineschi: nel dipinto non è presente infatti quella complessità e progressione di effetti atmosferici ormai ben diffusi e padroneggiati dagli artisti contemporanei. Plautilla si muove in un terreno di esemplarità devota, che approfondisce il dolore per la morte del Cristo attraverso una rappresentazione attenta alle lacrime e al rossore degli occhi, secondo un riferimento all’arte fiamminga, già apprezzata all’inizio del secolo e di cui alcuni prodotti si conservavano nella stessa bottega di S. Marco. Nel solco della tradizione artistica devota dei conventi domenicani, che aveva avuto fra Angelico come ormai mitico e altissimo precorritore e poi, dopo la riforma savonaroliana, fra Bartolomeo e fra Paolino, Plautilla è comunque riuscita a costruire un’opera con marcata sensibilità verso il colore e con volti che raggiungono una inusuale delicatezza, la stessa, forse, che Vasari ricorda nella fattura dei ritratti che non sono stati rintracciati.
La seconda opera è la Pentecoste(firmata: «S. Plautilla faciebat») della chiesa di S. Domenico di Perugia. La rappresentazione si svolge all’interno di una severa architettura e nuovamente presenta una sottile indagine nella descrizione dei volti e un’iconografia centrata sulle figure femminili.
Il dipinto venne realizzato per l’altare dedicato al giurista perugino Guglielmo Pontani, probabilmente poco dopo la sua morte nel 1555. Connessione fra il convento perugino e la commissione a suor Plautilla, oltre l’appartenenza alla stessa famiglia domenicana, deve essere stata la presenza nello stesso ambiente fiorentino di Plautilla del frate Niccolò degli Alessi (1510-1585), autore dell’orazione funebre dedicata a Pontani e del Libellus de gestis, appassionata biografia di Caterina de’ Ricci (G.M. di Agresti, S. Caterina de’ Ricci. Libellus de gestis di Fr. Niccolò Alessi, I-II, Firenze 1964).
La terza opera è la Ultima Cena(firmata), oggi nel refettorio del convento di S. Maria Novella, ma proveniente da quello di S. Caterina.
L’opera prende spunto dal dipinto di analogo soggetto di Giovanni Antonio Sogliani (1531) nella chiesa di S. Maria delle Grazie di Anghiari, ma Plautilla vi mostra un colorismo analogo a quello contemporaneo della scuola di Agnolo Bronzino e inserisce fra i volti degli apostoli ritratti di grande qualità.
Dal punto di vista della storia sociale dell’arte, la novità più evidente nella biografia di Plautilla è il fatto che guidasse una bottega, probabilmente con una collaborazione corale di altre suore-artiste, come è possibile evincere dai documenti e dalle differenze qualitative all’interno di ogni dipinto. La firma che appare nell’Ultima Cena, «S. Plautilla. Orate pro pictora», è la declinazione al femminile della scritta già usata da fra Bartolomeo e da Sogliani in simili contesti domenicani che vedevano vari autori al lavoro insieme.
Vasari ricorda anche «una grande tavola» (1568,p. 404), fino a oggi non rintracciata, una Sacra Conversazione, che Plautilla fece per il convento di S. Lucia a Pistoia e che Catherine Turrill (2008, p. 124 n. 24) ha giustamente collegato a un pagamento del marzo 1559. Ulteriori aggiunte al catalogo di Plautilla sono state avanzate di recente (Navarro, 2009); particolarmente vicina allo stile di Plautilla, e confrontabile con la Pentecoste, risulta la Madonna col Bambino e quattro angeli apparsa sul mercato antiquario (Sotheby’s, Firenze il 27 novembre 1989).
Morì, secondo la cronaca del convento di S. Caterina, a Firenze nel maggio 1588 (Turril, 2008).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550 e 1568), a cura di R. Bettarini - P. Barocchi, IV, Testo, Firenze 1976, pp. 403-405; S. Razzi, Istoria de gli huomini illustri così nelle prelature come nelle dottrine, del sacro ordine de gli Predicatori, Lucca, Vincentio Busdraghi, 1596, pp. 369-371; V.F. Marchese, Memorie dei più insigni pittori, scultori e architetti domenicani (1845-1846), II, Bologna 1879, pp. 326-350; G. Pierattini, Suor Plautilla N., pittrice domenicana, in Memorie domenicane, LV (1938), pp. 49-55, 82-87, 292-297, 323-334; Suor Plautilla N. (1523-1588). The first woman painter of Florence. Proceedings of the Symposium, Florence-Fiesole… 1998, a cura di J.K. Nelson, Fiesole 2000; Plautilla N. (1524-1588). The painter-prioress of Renaissance Florence, a cura di J.K. Nelson, Firenze 2008; C. Turrill, Nuns’ stories: suor Plautilla N., «madre pittora», and her «Compagne» in the convent of S. Caterina da Siena, ibid., pp. 9-27; A. Muzzi, The artistic training and Savonarolan ideas of Plautilla N., ibid., pp. 28-44; M. Scudieri, The history, sources, and restoration of Plautilla Nelli’s ‘Lamentation’, ibid., pp. 60-65; R. Lari, The restoration report of Plautilla Nelli’s‘Lamentation’, ibid., pp. 66-71; A. Roberts,The Dominican audience of Plautilla Nelli’s ‘Last Supper’, ibid., pp. 72-87; C. Acidini Luchinat,The ‘Last Suppers’ of Dan Brown, Leonardo da Vinci, and Plautilla N., ibid., pp. 88-95; M. Faietti, In the shadow of the friar: The Uffizi drawings attributed to Plautilla N., pp. 99-117; C. Turrill, List of paintings attributed to Plautilla N., ibid., pp. 118-130; Orate pro pictora. Nuove opera restaurate di suor Plautilla N., la prima donna pittrice di Firenze, a cura di F. Navarro, Prato 2009; C. Acidini, Due restauri per la scoperta di Plautilla N., ibid., pp. n.n. J. Fortune, Un impegno costante. Un omaggio a suor Plautilla N., ibid., R. Lari, L’intervento di restauro, ibid., F. Navarro, Orate pro pictora. Nuove opere di Plautilla N. restaurate, ibid.
(Polissena)
Margherita