puerperio
Periodo che intercorre tra la fine del parto e il ritorno degli organi genitali femminili alla condizione pregravidica. La durata del p. non è costante e varia, secondo i soggetti e la normalità o meno della pregressa gravidanza, da un minimo di 4 a un massimo di 8 settimane. Fenomeni tipici di questo periodo sono l’amenorrea, cioè l’assenza di flusso mestruale che termina con il cosiddetto capoparto, e la montata lattea, che si verifica tra il 3° e il 4° giorno dopo l’iniziale secrezione di colostro (una sostanza ricca di amminoacidi, sali minerali, vitamine e grassi che costituisce il primo alimento del bambino).
Il processo mediante il quale l’utero torna alla condizione e alle dimensioni pregravidiche viene definito involuzione. Tale processo è sostenuto dalla digestione di una parte delle cellule che erano aumentate di volume in gravidanza (autolisi) e dalla chiusura (trombizzazione) dei vasi sanguigni. L’utero si riduce a circa 1/25 delle dimensioni raggiunte durante la gravidanza; generalmente, tuttavia, l’aumento della componente fibrosa fa sì che il suo volume non torni mai a essere uguale a quello pregravidico. Contemporaneamente all’involuzione dell’utero, anche la mucosa che riveste la cavità uterina (endometrio) subisce alcune modificazioni: dopo 3÷4 giorni dal parto le normali perdite ematiche, i lochi, si trasformano da francamente ematiche a sieroematiche, dopo circa 7 giorni assumono un aspetto più sieroso, e scompaiono infine intorno alla 4ª settimana. Durante il p. la donna torna alle condizioni pregravidiche anche sotto il profilo metabolico: si riduce gradualmente l’emodiluizione e diminuisce l’impegno cardiaco, mentre i valori pressori erano tornati nella norma già dalla 38ª settimana di gestazione. Anche la secrezione dell’insulina torna ai normali valori ristabilendo l’equilibrio glucidico.
Molte convinzioni popolari inducono le donne in p. a osservare comportamenti in realtà privi di fondamenti clinici. La doccia può essere fatta immediatamente. Le lavande vaginali, invece, non devono essere effettuate prima della cessazione delle lochiazioni. Per la ripresa dell’attività sessuale è necessario attendere la fine delle lochiazioni e, nel caso sia stata effettuata l’incisione episiotomica, è opportuno attendere il consolidamento cicatriziale della ferita. La normale attività fisica può essere ripresa subito dopo il parto. Anche per l’allattamento al seno è necessario seguire alcune norme igieniche, consistenti in alcuni semplici principi, quali lavarsi le mani prima di allattare, detergere il capezzolo prima e dopo la suzione, impiegare a protezione dello stesso una garza sterile durante l’intera giornata. L’incremento calorico necessario per l’allattamento è di circa 300 cal/die; è quindi sufficiente continuare la stessa dieta a elevato contenuto proteico prescritta per la gravidanza, impiegando preferibilmente grassi vegetali, in special modo olio di oliva. Talvolta, se la puerpera non beve latte o ne beve poco, può essere utile un’integrazione con calcio, in presenza di anemia con ferro.
Frequenti complicanze del p. sono relative all’allattamento. Ogni volta che la produzione di latte supera la quantità sottratta, le mammelle vanno incontro a un ingorgo (ingorgo mammario), il loro drenaggio linfatico e venoso si ostruisce e quindi appaiono edematose e talmente dolenti da non consentire in nessun modo lo svuotamento dal latte. La terapia consiste nel sostenere i seni con opportuni bendaggi e reggiseni, e nello svuotamento dal latte appena possibile. Il quadro descritto si può complicare e dare luogo alla mastite, l’infezione delle ghiandole mammarie, perlopiù sostenuta da Staphylococcus aureus che generalmente penetra attraverso ragadi e abrasioni dei capezzoli. L’infezione evolve quasi sempre verso la formazione di un ascesso mammario. A questo stadio, talvolta, la somministrazione di antibiotici può far recedere il processo settico, ma quando la forma infettiva evolve verso la formazione dell’ascesso si rendono necessari, in tempi brevi, la sua incisione e il drenaggio. Una delle complicanze più temibili del p. è l’infezione puerperale (➔ puerperale, febbre).