PUEBLOS (sp. "villaggi")
Costruzioni molto singolari, disseminate nel Nuovo Messico e nell'Arizona (Stati Uniti) molte delle quali sono ancora abitate da Indiani di quattro gruppi linguistici diversi. Sei di questi villaggi sono occupati dagli Hopi nell'Arizona (Oraibi, ecc.); uno (Zuñi) dagli Zuñi, sul confine occidentale del Nuovo Messico; due sul fiume Puerco (Acoma, Laguna) e cinque lungo il Rio Grande medio (Sia, ecc.) dai Keres (Queres); lungo questo fiume sono anche undici pueblos dei Tano (Jemez, Tesuque, ecc.) e un undicesimo (Hano) si trova in vicinanza di Sichumovi, pueblo degli Hopi. Nella sua essenza il pueblo è un agglomerato a forma di alveare di vani di abitazione rettangolari. Le pareti di ciascuna cella sono formate di muri di pietra intonacati di argilla o di adobe (mattoni seccati all'aria). Il soffitto è formato da 4-5 travi distese sopra le pareti, parallelamente al lato più corto, sopra le quali poggiano piccoli travicelli in direzione normale ai primi; sopra si mettono poi rami o pezzi di scorza e la rifinitura è fatta da uno strato di mattoni. Se sopra il primo vano se ne deve costruire un secondo, s'innalzano semplicemente le pareti e il tetto del primo locale serve da pavimento al secondo; i vani laterali vengono costruiti elevando pareti contigue a quelle già esistenti. Le porte sono piccole e in un pueblo a più piani nei vani del piano terreno sono spesso sostituite da aperture praticate nel tetto; si sale ad esso dal basso mediante una scala a pioli. Originariamente le finestre mancavano.
I pueblos maggiori, capaci di offrire alloggio a un intero villaggio, sono costituiti di centinaia di questi vani d'abitazione situati uno sopra l'altro in più serie.
La vita nei pueblos si esplica in prevalenza all'aperto o sui tetti; si vive, si cucina, si dorme nelle camere esterne e superiori, mentre i vani interni e inferiori si usano come ripostigli per le provvigioni. Ogni pueblo è fornito di un certo numero di kiva, ambienti circolari o rettangolari scavati nel terreno in modo da presentare l'apertura al livello del suolo, e nei quali si scende mediante una scala a pioli. Essi servono come sale di consiglio o a scopi religiosi. Nei pueblos attuali le kiva sono però molte volte sopra il suolo. Ancora nel 1540 circa 70 di queste costruzioni erano abitate; ma le ricerche archeologiche compiute nel paese hanno scoperto molte centinaia, anzi alcune migliaia di rovine di pueblos o di forme primitive di questi, distribuite sopra un'area abbracciante i vasti territorî dell'Arizona e del Nuovo Messico, una piccola striscia del Colorado e una parte dell'Utah meridionale. Certo, non tutte queste rovine sono state abitate nello stesso tempo; ancora in tempi storici gl'Indiani dei pueblos abbandonavano spesso, sotto l'incalzare dei nemici o per le loro guerriglie, le loro dimore per erigerle altrove. La zona delle più importanti scoperte si trova nelle valli del San Juan e in quelle limitrofe. Nel Chaco Canyon e nelle vicinanze si trovano le rovine di pueblos a più piani, fra i quali i meglio studiati sono Pueblo Bonito, Chettro Kettle, Pueblo Alto, Peñasca Blanca e Hungo Pavie. Il primo nominato è lungo 200 metri, con una larghezza massima di 203 metri, è di 5 piani e possiede più di 600 locali di abitazione e 27 kiva. Nella zona della Mesa Verde i pueblos Cliff Palace e Sprucetree House prendono la forma delle cosiddette cliff houses, sono cioè costruiti in grandi grotte aperte in alte pareti rocciose. Il piano terreno del Cliff Palace contiene 95 locali d'abitazione e 23 kiva. Caratteristiche di questa regione sono pure le costruzioni a forma di torre (torri di guardia?). In essa si trovano anche resti di costruzioni che, come sembra, rappresentano la forma primitiva, da cui soltanto più tardi si sono sviluppate le grandi costruzioni complesse, con vani a un sol piano, disposte in una o due file, le kiva e i sepolcreti. Alla civiltà di San Juan appartengono anche i pueblos e le cliff houses dei dintorni di Kayenta (Arizona) e le rovine dell'Utah meridionale.
Resti di pueblos preistorici si trovano a maggiore distanza nel distretto di Rio Grande, nella regione del Piccolo Colorado (dove sono anche numerosi pueblos dei tempi storici), lungo il corso superiore del Gila e nella regione del Mimbres River. Di fronte a tutte queste rovine occupano un posto importante i resti delle costruzioni scoperti lungo il corso inferiore del Gila e nel Chihuahua, noti col nome di casas grandes. La Casa Grande più famosa è un complesso di costruzioni a tipo di fortezza, costituito da un fabbricato maggiore a più piani e da diversi fabbricati annessi, circondati da un muro rettangolare di mattoni alto m. 2,50; il tutto misura circa m. 70 in larghezza e m. 128 in lunghezza.
Le scoperte archeologiche congiungono direttamente i costruttori e gli abitanti dei pueblos preistorici con gli attuali Indiani Pueblos (ingl. Pueblo Indians). Essi coltivavano il mais, fabbricavano stoviglie di terracotta e seppellivano i loro morti. Nella suppellettile archeologica sono da ricordare, oltre alle palline di turchese e ai lavori d'intarsio nella pietra, nell'osso, e nel legno, specialmente le ceramiche, dissepolte in grande quantità e fatte secondo la tecnica del colombino, le cui diversità di stile possono essere usate per stabilire una relativa cronologia. In tutta la regione si trovano figure nere su fondo bianco; belli articoli policromi si trovano, per es., nella regione Kayenta. La decorazione, di regola geometrica, in alcune zone, come per es. nella Mesa Verde, viene frammischiata con figure zoomorfe; caratteristiche in particolar modo sono le ceramiche della regione Mimbres, che mostrano figure realistiche di animali e di uomini e rappresentazioni di esseri favolosi. I luoghi abitati dagli attuali Pueblos non rappresentano dunque che i resti dell'ampia area sopra la quale una volta si estendeva la loro civiltà. Il graduale restringersi dell'area della loro diffusione non è dovuta, come è stato detto, all'inaridirsi del terreno, ma alle incessanti scorrerie delle forti e rapaci tribù del nord che avevano costretto gl'Indiani Pueblos ad abbandonare i grandi villaggi della regione di San Juan già alcuni secoli prima dell'arrivo degli Spagnoli.
Gli attuali Indiani, in numero di 9000 (di fronte ai 20.000 calcolati nel sec. XVI), malgrado siano da 300 anni in contatto con la civiltà europea, hanno conservato tanto del loro antico tenore di vita (costruzione della casa, modo di coltivare il mais) e dei loro originarî costumi (cerimonie religiose, struttura sociale) che, come è stato giustamente detto, si trova tra essi l'archeologia ancora in vita. Continua la fabbricazione delle ceramiche, spesso di molto buon gusto, e se le vesti si sono adattate alle esigenze moderne, gli abiti di cerimonia presentano esattamente le fogge antiche. I locali di abitazione vengono attualmente costruiti più grandi e più comodi; aria e luce hanno accesso più libero; in alcuni pueblos progrediti si hanno perfino finestre con vetri. Numerose scuole si occupano dell'istruzione dei ragazzi; anche per quanto riguarda l'igiene si è fatto molto. (V. tavv. XCIII e XCIV).
Bibl.: A.V. Kidder, An introduction to the study of Southwestern Archaeology, New Haven 1924; P. E. Goddard, Indians of the Southwest, in Am. Mus. Nat. Hist., Handbook series, n. 2, New York 1921; E. W. Haury e L. L. Hargrave, Recently dated Pueblo Ruins in Arizona, in Smithsonian Misc. Coll., LXXXII, II, Washington 1931; A. E. Douglas, The secret of the Southwest solved by talkative tree rings, in Nation. Geogr. Mag., LXI, 6, Washington 1929; H. Eickhoff, Die Kultur der Pueblos in Arizona und New Mexico, Stoccarda 1908.
Lingue. - I Pueblos non formano un'unità linguistica; quelli che parlano la lingua Hupi o Moqui di Tusayan, nell'Arizona, appartengono, dal punto di vista linguistico, al gruppo delle lingue Shoshoni, della grande famiglia Uto-azteca.
Gli altri popoli designati col nome di Pueblos appartengono a tre diverse piccole famiglie:
1. Famiglia Tano (che si divide in tre gruppi; a) il Tiwa (parlato nei villaggi di Taos, Picuris, Sandia, Isleta e Isleta del Sur) cui si riunisce l'estinto Piro; b) il Towa, quasi completamente estinto, parlato a Jemez e nell'antico villaggio di Tecos; c) il Tewa, parlato a San Juan, a Santa Clara, a San Ildefonso, Nambe, Pojoaque, Tesuque e Hano. I dialetti della famiglia Tano sono dunque tutti parlati nella valle del Rio Grande.
2. Famiglia Keres (Queres) parlata in un discreto numero di villaggi di Rio Grande nel Nuovo Messico; si divide in due branche: orientale (San Felipe, Santa Ana, Sia, Cochiti e Santo Domingo) e occidentale (Acoma, Laguna e altri villaggi).
3. Lo Zuñi, parlato nel villaggio omonimo nel Nuovo Messico e senza suddivisioni dialettali.
Bibl.: Per la parte dei Pueblos parlanti un dialetto shoshone, v. bibl. nell'articolo shoshoni, lingue; per il Tano, cfr. A. S. Gatschet, Zwölf Sprachen aus dem Süd-Westen Nord-Amerikas, Weimar 1876; per il Keres, Gatschet, op. cit.; F. Boas, A Keresan Text in International Journal of American Linguistics, II (1923), pp. 171-180; per lo Zuñi, oltre Gatschet, op. cit., cfr. M. C. Stevenson, The Zuñi-Indians, in Annual Report of the Bureau of American Ethnology, XXIII.