Puccio Sciancato
Sciancato Membro della famiglia fiorentina dei Galigai, incontrato nella settima bolgia infernale, insieme con Agnello Brunelleschi e Buoso Donati (If XXV 35 ss.). Questi spiriti, insieme con Cianfa Donati e Francesco Guercio Cavalcanti, sotto forma di serpenti, sono condannati per le imprese ladresche compiute durante la vita terrena, e fra tutti P. è il solo che D. non veda subire la metamorfosi da uomo in serpente e viceversa (vv. 148-150). Di lui si occupano solo pochissimi commentatori della Commedia, i quali, per di più, non riferiscono alcuna notizia precisa sulla sua vita; qualche cenno biografico si può trarre, tuttavia, da carte di archivio.
Ghibellino come gli altri consorti, P. fu bandito assieme ai figli nel 1268, ma venne riammesso in Firenze dodici anni più tardi, per giurare la pace del cardinal Latino, nella qual circostanza si trova citato, oltre al nome e alla famiglia di origine, il soprannome, che probabilmente gli derivava da una menomazione fisica (" Puccius Sciancatus de Galigariis "). Alla nobiltà della sua nascita allude il Buti, che lo dice " cavalieri e... fiorentino, come li altri [due spiriti] "; mentre Benvenuto mette in evidenza le conseguenze del difetto fisico quando asserisce - ma forse solo svariando immaginosamente sull'espressione dantesca - che " iste non erat bene aptus ad fugiendum quando ibat cum aliis ad furandum, quia erat claudus "; una chiosa trecentesca alla Commedia (Magliabechiano II I 39) tenta anche di spiegare il motivo della mancata mutazione, riportando la notizia che P. " fue cortese furo... e però non era trasmutato; overo perché li suoi furti erano di die e non di notte ".
Bibl. - Il documento che cita P. è nelle Delizie degli eruditi toscani, IX, Firenze 1777, 92, ove fu edito dal p. Ildefonso di S. Luigi, a commento della Cronica di Marchionne; si veda anche M. Barbi, recens. al Dictionary del Toynbee, in " Bull. " VI (1899) 216; Scartazzini, Enciclopedia 1754.