RUFO, Publio Rutilio (Publius Rutilius Rufus)
Uomo politico e giureconsulto romano. Nato verso il 150 a. C., si distinse come pretore nella guerra giugurtina; console nel 105, ebbe un comando come collega di C. Mario nella guerra contro i Cimbri; fu infine legato di Q. Mucio Scevola nella provincia di Asia il 98 a. C. In seguito a questa legazione fu accusato nel 92 di concussione e, forse per mera vendetta politica, fu anche condannato. Recatosi in esilio volontario a Smirne, vi morì in data incerta.
Cicerone lo ricorda come allievo di Q. Mucio, e poi come giurista autorevole, largamente consultato dai concittadini. Nonostante la contraria opinione del Mommsen, sembra si debbano attribuire a lui le opinioni che in quattro luoghi dei giuristi dell'età dei Severi, riprodotti nel Digesto e nei frammenti vaticani, sono appunto riferite a un Rutilio. Le citazioni sembrano da attribuire a una raccolta dei suoi responsi, della quale ignoriamo, per altro, il titolo e l'estensione; altra cosa parrebbe essere l'opera sui mercati (de nundinis), dovuta anch'essa secondo Macrobio (Sat. I, 16,34) a un Rutilio, e probabilmente al nostro. Alla sua opera di pretore urbano è dovuta la formula Rutiliana, con la quale l'acquirente dei beni di un fallito poteva farne valere i crediti, nonché le limitazioni introdotte nel mal vezzo dei patroni di farsi promettere dai loro liberti ogni sorta di prestazioni onerose.
Bibl.: O. Lenel, Palingenesia iuris civilis, II, Lipsia 1889, p. 185 segg.; P. Krüger, Histoire des sources, trad. Brissaud, Parigi 1894, pag. 76 segg.; Th. Mommsen, Ad capita duo Gelliana, in Juristische Schriften, II, Berlino 1905, p. 82 segg.