Uomo politico, giurista e storico romano (n. 154 a. C. - m. dopo il 78 a. C.), amico di uomini politici di tendenze conservatrici e di educazione filosofica greca, specialmente stoica, come Muzio Scevola, Lelio, Scipione Emiliano; egli stesso fu scolaro di Panezio. Seguì Scipione nella guerra numantina come tribuno militare, fu poi legato di Metello nella guerra giugurtina (109-106), e console (105). Prese parte alle lotte contro Saturnino e Glaucia, e fu antimariano. Legato in Asia (94), si distinse nella lotta contro i publicani, ma fu condannato in un processo di concussione intentatogli dai cavalieri alleati di Mario; non potendo pagare la multa, dovette andare in esilio, che gli fu alleviato dalle città di Asia da lui beneficate. A Smirne lo andò a trovare (78) Cicerone, che finse più tardi di aver ricevuto da lui la materia per il De republica. Negli anni di esilio scrisse un'autobiografia in latino e una storia dei suoi tempi in greco. A Roma era stato apprezzato giurista, tra coloro che contribuirono alla formazione di uno ius honorarium. Alla sua attività di pretore urbano sono dovuti la formula Rutiliana, con la quale l'acquirente dei beni d'un fallito poteva farne valere i crediti, e alcune limitazioni poste all'abitudine dei padroni di farsi promettere dai loro liberti prestazioni eccessivamente onerose.