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Ovidio, Publio Nasone

di Francesco Ursini - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
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Ovidio, Publio Nasone

Francesco Ursini

Publio Ovidio Nasone

Il più moderno tra gli antichi

Ovidio è considerato uno dei poeti latini più apprezzati e più letti sia per i contenuti sia per lo stile: egli è infatti capace di affrontare con successo argomenti assai vari – dalla mitologia alle proprie vicende personali – adattando a ciascuno di essi uno stile brillante e facile nella sua immediatezza. Questa sua caratteristica gli ha garantito un’enorme popolarità presso i suoi contemporanei e nelle età successive

La poesia giovanile

Nato a Sulmona, nell’attuale Abruzzo, nel 43 a.C., Publio Ovidio Nasone si trasferisce presto a Roma per frequentare le scuole di retorica e diventare avvocato. Alla fine degli studi, però, preferisce seguire la propria vocazione di poeta e si afferma con una serie di opere di grande originalità, che riscuotono immediatamente uno strepitoso successo: gli Amori, una raccolta di 49 elegie, componimenti nei quali il poeta canta i propri amori, veri o immaginari. Tali componimenti si caratterizzano per la costante presenza di un elemento di ironia riguardo al tema trattato, ironia assente o comunque assai rara negli altri poeti elegiaci, i contemporanei Albio Tibullo e Sesto Properzio.

Il tema dell’amore ricorre anche nelle opere successive: la prima serie delle Lettere di eroine, 15 lettere che si immaginano scritte da altrettante eroine mitologiche al proprio amato (Penelope a Ulisse, Arianna a Teseo, e altre); tre poemi didascalici, cioè che intendono insegnare qualcosa: L’arte di amare (in latino Ars amatoria), in 3 libri, che istruisce i lettori su come conquistare una donna o un uomo e come conservarne l’amore; i Rimedi contro l’amore, che insegnano come liberarsi dalla passione amorosa; i Cosmetici, che spiegano alle donne come truccarsi.

La poesia della maturità

Tra il 2 e l’8 d.C. Ovidio compone la seconda serie delle Lettere di eroine – tre coppie di lettere, ciascuna formata da una prima lettera scritta da un eroe mitologico alla donna amata e dalla risposta di quest’ultima (per esempio Paride a Elena, Elena a Paride) – e le due opere maggiori: le Metamorfosi e I fasti.

Le Metamorfosi, l’opera più celebre e amata del poeta, sono un ampio poema epico in 15 libri. In essi Ovidio racconta un enorme numero di miti di trasformazione (Narciso trasformato in fiore, Dafne trasformata in alloro, e così via) che nell’insieme configurano un’originalissima storia dell’Universo, che va dalla creazione del mondo e dal diluvio universale fino al tempo di Augusto (metamorfosi).

I Fasti (alla lettera «giorni fasti», cioè quelli nei quali si amministra la giustizia; nell’uso il termine prese a significare «calendario») sono un poema che descrive i culti e le feste celebrati dai Romani nel corso dell’anno: avrebbe dovuto comprendere 12 libri, uno per ogni mese, ma ne abbiamo soltanto 6, forse perché Ovidio non ha potuto completare l’opera o forse perché la seconda parte è andata perduta.

La poesia dell’esilio

Nell’8 d.C. Ottaviano Augusto manda Ovidio in esilio a Tomi (l’odierna città di Costanza di Romania), sul Mar Nero, forse come tardiva punizione per il carattere ‘immorale’ dell’Arte di amare o forse perché il poeta era indirettamente implicato in uno scandalo di corte. In esilio Ovidio compone Tristezze, in 5 libri, e Lettere dal Ponto (cioè dal Mar Nero), in 4 libri – due raccolte di elegie nelle quali il poeta lamenta la propria condizione di esule in un paese remoto e barbaro e prega gli amici rimasti a Roma di supplicare Augusto affinché lo faccia ritornare. Scrive infine l’Ibis (un uccello che nell’antichità aveva pessima fama), poemetto di invettive contro un individuo di cui non si conosce l’identità. Le suppliche rivolte da Ovidio ad Augusto non hanno però esito: a Tomi, infatti, il poeta muore nel 17 o 18 d.C.

La fortuna

Ovidio non ha avuto soltanto uno straordinario successo in vita, ma anche nelle età successive è stato, insieme a Virgilio, il poeta latino di gran lunga più amato e imitato: ne riprendono i temi o ne imitano lo stile, tra gli altri, Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Shakespeare, Giambattista Marino e D’Annunzio. Inoltre, innumerevoli sono gli spunti che le Metamorfosi hanno fornito a pittori e scultori italiani ed europei.

Vedi anche
Sesto Propèrzio Propèrzio ‹-z-›, Sesto (lat. Sextus Propertius). - Poeta latino (n. intorno al 47 a. C. - m. intorno al 14 a. C.), uno dei maggiori elegiaci dell'età augustea. Protetto di Mecenate, fu uno dei maggiori poeti elegiaci dell'età augustea, ammiratore di Virgilio e amico di Ovidio. Di lui ci sono giunti tutti ... epopea Narrazione poetica di gesta eroiche, spesso leggendarie. Si distingue comunemente in epopea (o poesia epica) tradizionale, quella che raccoglie in organica unità di poema racconti elaborati dalla tradizione (per es., l’epopea omerica, l’epopea dei Nibelunghi), ed epopea riflessa, quella nella quale ... Ludovico Ariòsto Ariòsto, Ludovico. - Poeta (Reggio nell'Emilia 1474 - Ferrara 1533), figlio di Niccolò e Daria Malaguzzi Valeri. È il maggiore poeta italiano dell'epica cavalleresca. Nel 1516 uscì la prima edizione dell'Orlando furioso, poema in ottave di grande e immediato successo; presentato come continuazione dell'Orlando ... Sulmona Comune della prov. dell’Aquila (58,3 km2 con 25.327 ab. nel 2008). La cittadina è situata a 405 m s.l.m. al margine meridionale della conca omonima, alla destra del fiume Gizio. Centro commerciale con industrie elettrotecniche, meccaniche, del mobile, tessili e alimentari (confetti, liquori). Artigianato ...
Indice
  • 1 Publio Ovidio Nasone
  • 2 La poesia giovanile
  • 3 La poesia della maturità
  • 4 La poesia dell’esilio
  • 5 La fortuna
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  • BIOGRAFIE in Letteratura
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    Maria Grazia Palutan Poeta latino, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto nel 17 d.C. a Tomi, sul mar Nero. La fortuna di O. è molto antica e segna la letteratura, la musica e le arti figurative dell’Occidente; i temi trattati dal poeta «tengono a battesimo lo sviluppo dell’amore cavalleresco nel Medioevo» ...
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    Poeta latino (Sulmona 43 a. C. - Tomi, sul Mar Nero, 17 d. C.). Venuto giovanissimo a Roma, vi studiò retorica, ma passò presto alla poesia. Fu a contatto con i maggiori letterati e poeti del suo tempo, come Messalla, Cornelio Gallo, Properzio, Orazio, e frequentò la corte di Augusto, conducendo vita ...
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    Ettore Paratore Il poeta latino (Sulmona 43 a.C. - Tomi sul Mar Nero 17 d.C.) è in If IV 90 collocato nel Limbo accanto a Omero, Orazio, Lucano. Il primo accenno a O. che troviamo in D. sembra confermare che anche nell'Alighieri il contatto col Sulmonese doveva essere avvenuto nel quadro dell'eccezionale ...
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Vocabolario
nasóne
nasone nasóne s. m. [accr. di naso]. – 1. Naso grosso o molto prominente. 2. (f. -a) Persona dotata di un grosso naso: guarda quel n. (o quella nasona)!; re nasone o re Nasone, soprannome del re Ferdinando IV di Napoli (1751-1825).
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