DECIO Mure, Publio (P. Decius P. f. P. n. Mus)
Figlio del console del 312. Console nel 279 a. C., fu inviato col collega P. Sulpicio contro il re Pirro, con il quale i due consoli si scontrarono alla battaglia di Ascoli. Mentre la maggior parte e la migliore delle fonti non mette in particolar luce la parte avuta da D. in questa battaglia, altre (En., fr. 17; Cic., De fin. II, 61; Tusc. I, 89) parlano della sua devotio e Dione infine (fr. 43 Boiss., in Zonara, VIII, 5, 1) dice che egli aveva deciso il suo sacrificio, ma vi rinunziò, quando seppe che Pirro, avvertito, aveva dato ordine che Decio non venisse ucciso. Perciò, mentre alcuni (Beloch) ritengono la devotio di questo D. storica e modello di racconti analoghi sul padre e l'avo, altri la ritengono invece una finzione, che non entrò neppure nella tradizione annalistica. Anzi pare che il D., che secondo De viris ill., 36, 2, represse nel 265 i moti di Volsinii, sia il nostro; ciò che dimostrerebbe falsa la notizia della sua morte.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, 1900, col. 2284; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 357, n. 2; E. Pais, Storia di Roma, 3ª ed., IV, Roma 1928, p. 198; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, p. 440.