PTAH
. Uno degli dei maggiori dell'antico Egitto (Ptaḥ, greco Φϑᾶ, copto Ptah). Ha aspetto umano, anzi è chiamato "quello dalla bella faccia", e stringe fra le mani lo scettro quale "re dei due paesi". Il suo tempio principale e il più famoso era in Menfi (v.) a sud del Muro bianco e se ne riportava la fondazione a Mêne. L'epiteto Tisônen "Terra elevata" mostra uno dei suoi caratteri, quello di materia primordiale emersa dal caos. Ma è pure "colui che generò sé stesso" o "che divenne da sé", quindi "il primo degli dei" e "il padre degli dei" e ha nome "l'eterno". Una teologia che può risalire alla prima dinastia, dichiara che il dio ha creato pensando nel suo cuore e ordinando con la sua lingua tutto ciò che ha voluto. Così sono divenuti lo stesso dio-sole Atôm l'eliopolitano e gli altri dei, tutti materializzazione del suo pensiero. Quanto esiste fu "chiamato" dalla sua bocca e a lui risale la retribuzione del bene e del male; l'atto e il moto; la costruzione delle città, delle provincie, dei templi. Per lo più è invocato quale "signore della rettitudine"; poiché egli si allieta nel vederla praticata. Un povero operaio della necropoli tebana che aveva spergiurato nel nome di lui venne privato della vista e ridotto come "un cane nelle vie". Ma il dio è anche buono e incline ad ascoltare le preghiere. Ptah creatore è anche artista e patrono degli operai e degli artigiani. I due grandi sacerdoti (poi uno solo) del suo tempio menfita si chiamavano "capi dei direttori degli artefici", presiedevano ai lavori statali e molte opere monumentali furono dovute ad essi. Dai Greci fu assimilato a Efesto. Il dio aveva famiglia: la dea-leonessa Sáḫme era considerata sua moglie; il dio-loto Nefrtêm suo figlio. Più tardi assunse questa qualità il saggio Imhôtep (v.).