PSICTERE (ψυκτήρ, da ψύχω "refrigero")
Dai testi antichi non potremmo farci un'idea chiara della forma dei vasi che gli antichi designavano con questo nome, e il cui scopo, come si desume dall'etimologia e come conferma un passo di Suida, era quello di conservare fresco il vino. Anche gl'inventarî dei templi ci forniscono particolari più che non ci illuminino sulla forma nel suo insieme. Fortunatamente però noi possediamo dei vasi che possiamo senza incertezza identificare con quelli designati con tale nome. Essi si dividono in due tipi. Il primo, che fa la sua apparizione verso la metà del sec. VI a. C., ha la forma di una comune anfora, distinguendosene però per il particolare di avere il corpo diviso in due parti per mezzo di un diaframma cilindrico: ambedue le parti hanno una imboccatura propria, quella esterna però ha anche un foro nel fondo. È evidente che la sezione esterna fungeva da manicotto refrigerante, e che in quella interna si conservava il vino. Di questo tipo abbiamo quattro esemplari di fabbrica calcidese e varî esemplari dipinti di stile attico a figure nere; esso dura sino alla fine del sec. VI. Il secondo tipo ha la sagoma del tutto singolare di un grosso fungo. In una scena di banchetto vediamo riprodotto un esemplare di questo tipo innestato in un cratere a calice: quest'ultimo fungeva quindi da refrigerante e nel vaso a fungo era contenuto il vino. Si comprende perciò che anche i crateri a calice siano stati considerati come psicteri; e che in qualche caso abbiano avuto questa sola specifica funzione lo dimostra un esemplare del principio del sec. V, che presenta nel fondo un foro per lo svuotamento. A un cratere a calice alludono certamente gli scrittori quando parlano di psicteri a forma di calato, ossia di canestro da lavoro. Del secondo tipo esiste anche una variante munita di due piccole orecchie, evidentemente destinate a tenere sospeso il vaso. Il secondo tipo è sino ad ora rappresentato unicamente nella ceramica attica dal 530 in giù, e si trova tanto sui vasi decorati a figure nere quanto in quelli decorati a figure rosse. Verso la metà del secolo V questo tipo sembra scomparisse.
Bibl.: G. Karo, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiq., IV, p. 750 seg.; G. Perrot e C. Chipiez, Hist. de l'art dans l'antiq., IX, pp. 305-306, Parigi 1911. Una lista di vasi attici a figure nere del secondo tipo in P. Mingazzini, Vasi della collezione Castellani, Londra 1930, pp. 210-11.