psicoterapia
Esiti e valutazione dei risultati delle psicoterapie
L’analisi dei risultati delle psicoterapie permette di perfezionare la pratica clinica e consente di verificare i presupposti teorici che rappresentano le basi della terapia stessa (processo top-down). A loro volta, i clinici indirizzano ed estendono i protocolli di studio fornendo ulteriori spunti alla ricerca (processo bottom-up). Lo studio delle prove di efficacia è di estrema importanza per verificare la validità delle pratiche innovative e migliorare i protocolli terapeutici. La ricerca in psicoterapia si sviluppa in tre diversi ambiti: la ricerca sui risultati, sul processo e sul processo in relazione ai risultati ottenuti (process-outcome research). Lo studio dei risultati permette di verificare se le remissioni prodotte dalla psicoterapia superano le remissioni spontanee o provocate da un trattamento placebo, quali sono i dati per dimostrare tale efficacia e se ci sono tecniche specifiche più efficaci rispetto ad altre e rispetto alle diverse patologie, in relazione ai costi dei singoli trattamenti. La ricerca sul processo, invece, analizza ciò che accade all’interno della diade terapeuta-paziente, allo scopo di valutare le modalità con cui si ottiene il miglioramento sintomatico del paziente stesso. Il process-outcome research, infine, studia le relazioni tra le differenti modalità di procedere durante il trattamento e la valutazione degli effetti sulla terapia stessa o nella singola seduta.
Alle pionieristiche ricerche in psicoterapia del secolo scorso, caratterizzate dalla descrizione dettagliata di un singolo caso clinico in cui il terapeuta gioca contemporaneamente il duplice ruolo di unico testimone e referente del processo decisionale, ha fatto seguito un forte interesse verso gli studi valutativi di esito delle psicoterapie e di analisi comparativa delle differenti pratiche psicoterapeutiche. Questo cambiamento è emerso dal concorrere di numerosi fattori: l’essenza chiaramente autoreferenziale del caso singolo, le pressioni provenienti sia dalla medicina basata sulle evidenze, sia dai finanziatori delle istituzioni di ricerca, e il diffondersi di una gran numero di tecniche psicoterapeutiche, hanno gradualmente spostato il focus dell’attenzione dei ricercatori sull’analisi delle prove di efficacia. Di pari passo, le metodologie di ricerca hanno raggiunto standard qualitativi di elevato profilo.
Verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso, nel campo dell’assistenza sanitaria si è diffuso lo studio metaanalitico. Tale tecnica statistica sintetizza i risultati di diverse ricerche inerenti uno specifico argomento attraverso un rigoroso approccio sistematico e quantitativo. Dalla ricerca effettuata attraverso le rassegne di metaanalisi sono emerse alcune importanti criticità metodologiche. L’incompletezza e la difformità dei criteri utilizzati per valutare il costrutto del cambiamento clinico del paziente hanno indotto i ricercatori ad affinare gli standard qualitativi di valutazione degli esiti psicoterapeutici, mediante l’applicazione di strumenti validati statisticamente ed estendendo l’uso a parametri più omogenei ed esaustivi. Pertanto, la remissione dei sintomi è stata considerata connessa al livello di soddisfazione personale e rilevata in un ambito più esteso, rappresentato non solo dal giudizio del terapeuta, ma anche dei familiari e del contesto amicale e lavorativo. Il miglioramento delle relazioni interpersonali, della qualità della vita e delle abilità sociali nei vari ambiti di funzionamento e le ripercussioni sulla salute fisica sono parametri che devono essere considerati per una corretta ed esaustiva valutazione del cambiamento del paziente. Infine, la stima dei costi di un intervento psicoterapeutico rappresenta un criterio di fondamentale importanza perché, a parità dei risultati ottenuti, rende un intervento terapeutico più interessante e finanziabile per i responsabili della spesa pubblica.
I dati che emergono dagli studi meta-analitici permettono di sostenere che soltanto una piccola percentuale delle oltre 400 tecniche psicoterapeutiche che vengono attualmente usate nella pratica clinica è fondata sulla base di dati empirici. Tali studi dimostrano che le prassi psicoterapeutiche su base scientifica e correttamente eseguite sono efficaci e non riconducibili a un effetto placebo. Uno studio recente riporta che, al termine di un trattamento psicoterapeutico, la persona godrà di migliore salute dell’80% di tutte le persone con i medesimi problemi non sottoposte a psicoterapia applicativa.Rispetto ai diversi approcci teorici, le psicoterapie prese in esame producono risultati quasi equivalenti: si è evidenziata un’efficacia superiore dei trattamenti cognitivo-comportamentali, rispetto agli altri, nel trattamento dei disturbi d’ansia in cui è utilizzata l’esposizione e la prevenzione della risposta. Un altro dato che emerge dagli studi è che la pratica clinica risulta più efficace se si usano metodi di monitoraggio sistematico e di valutazione dei trattamenti erogati e del progresso del paziente. Tuttavia, i risultati della letteratura devono a tutt’oggi essere interpretati in maniera molto cauta. Prima di tutto perché tali dati risultano ancora poco uniformi nell’uso di determinati parametri che valutano il costrutto del miglioramento clinico e il periodo di follow-up necessario per valutare le eventuali ricadute. In secondo luogo, perché non esiste una relazione diretta tra ricerca e pratica clinica, in quanto l’una ha bisogno di ‘tradurre’ l’altra. È dunque necessario analizzare accuratamente tali dati, in quanto la scorretta interpretazione potrebbe nuocere sia alla ricerca sia alla pratica clinica.