PSICOMETRIA (XXVIII, p. 464)
Questo termine comprende, in senso lato, l'insieme dei varî metodi d'indagine psicologica attraverso i quali si cerca di raggiungere una valutazione quantitativa: una misura. Si possono distinguere tra le misure psicologiche: 1. quelle che si fondano sui dati dell'introspezione e vengono espresse in termini di valutazioni soggettive (messe o no in raffronto con altre pure soggettive date dallo stesso o da altri individui); 2. quelle che si fondano sui dati del comportamento e sono esprimibili in termini di misura fisica (in quanto riguardano dimensioni del mondo fisico), con riferimento ai rapporti: a) tra individuo e avvenimenti esterni, b) tra un individuo e altri, c) tra manifestazioni diverse dello stesso individuo. L'introduzione della misura in psicologia risponde a un'esigenza di obbiettività e di precisione di fronte all'apparenza di arbitrarietà e soggettività della psicologia razionale e tradizionale.
Dal punto di vista storico, il primo apparire della misura e del numero nella psicologia è legato alla psicofisica (v. psicologia: Psicologia sperimentale, XXVIII, p. 461), introdotta da G.T. Fechner come tentativo di soluzione al problema filosofico dei rapporti tra il mondo fisico e il "mondo dello spirito", e rimasta nella psicologia scientifica come metodo d'indagine importante e fecondo attraverso lo studio dei rapporti d'intensità tra sensazione e stimolo esterno.
La psicofisica, affrontando decisamente la misura dei fatti interiori di coscienza, ha risollevato la polemica sul problema della possibilità, validità e significato della misura degli avvenimenti di coscienza. D'altra parte la psicologia ha finito per spingere sempre più l'indagine al di là dell'esperienza interiore, verso quanto, nell'individuo e nell'ambiente, ha valore di fattore, di condizione, di rivelatore dell'avvenimento soggettivo interiore. Cosicché "misura psicologica" non equivale più senz'altro a "misura degli avvenimenti di coscienza (o fatti psichici) in sé stessi": questi possono venire misurati indirettamente, sia nelle cause (stimoli e fattori esterni in genere; condizioni organiche, ecc.) sia negli effetti (misura dei fenomeni organici concomitanti: psicofisiologia: misura della durata di un avvenimento psicofisico; psicocronometria, tempi di reazione: studio delle diverse reazioni del comportamento, le quali si sviluppano nello spazio e nel tempo). Occorre però rilevare che le ricerche della psicologia sperimentale, indirizzate dapprima nel senso della psicologia generale (v. psicologia, in questa App.), essenzialmente analitica, cominciarono poi, soprattutto sotto la spinta sempre crescente delle varie applicazioni pratiche nel campo sociale (v. psicotecnica, in questa App.), a rivolgersi anche allo studio delle differenze individuali, ove il metodo dei tests psicologici è divenuto un procedimento metrologico per eccellenza (soprattutto attraverso l'impiego della statistica matematica), e psicometria (o metrologia psicologica) nella psicologia moderna indica particolarmente il metodo dei tests psicologici: metodo in continuo sviluppo.
Il test ("prova", "saggio") psicologico, o, secondo la terminologia italiana introdotta da S. De Sanctis, reattivo psicologico, consiste in una prova psicologica costituita da un compito che il soggetto deve eseguire in condizioni rigorosamente determinate e che permette di valutare una data caratteristica individuale attraverso la misura dei risultati da lui forniti nella prova stessa. valore di strumenti di misura hanno però solo quei tests (poco più di un centinaio) che sono stati preliminarmente "tarati", mediante delicate operazioni, tra cui soprattutto: scelta delle prove (tests isolati o coordinati in "batterie"); determinazione del criterio di valutazione (esprimibile in punteggio) del rendimento nella prova; graduazione (fr. étalonnage), ottenuta dall'ordinamento in ranghi dei risultati forniti in prove preliminari da un gran numero di soggetti omogenei utilizzati come campioni; controllo delle qualità metrologiche fondamentali ed eventuali revisioni o modificazioni sistematiche della prova al fine di assicurarle tali qualità. Le qualità fondamentali che si richiedono ad un buon test come strumento di misura, sono: a) la validità, qualità principale, che indica se il test misura realmente ciò che esso presume di misurare; b) la fedeltà (nel senso di "attendibilità": ingl. reliability) o costanza (o stabilità) intesa innanzitutto come capacità di dare risultati uguali allorché il test viene applicato in momenti o in occasioni differenti, oppure (equivalenza) sotto due forme analoghe o equivalenti o parallele, oppure (omogeneità) nelle sue diverse parti: la fedeltà di un test si controlla calcolando il coefficiente di correlazione tra i due gruppi di risultati; c) la sensibilità, cioè la capacità di mettere bene in evidenza le differenze individuali nei soggetti esaminati. A queste qualità fondamentali va aggiunta ancora la praticità d'uso. Queste diverse qualità danno al test il valore di uno strumento di misura obbiettivo e standardizzato. I risultati bruti ottenuti dal soggetto in esame vengono tradotti sotto forma di punteggio che indichi, in modo adatto, la posizione del rendimento del soggetto relativamente al gruppo campione.
Vi sono tests per l'intelligenza (mental tests) di diversissimo tipo, verbali o non verbali, individuali oppure collettivi, sia per adulti sia per fanciulli sotto forma di "scale metriche dell'intelligenza" per valutarne il livello generale di sviluppo mentale, espresso soprattutto in termini di quoziente di intelligenza (Q. ., introdotto da L. W. Stern nel 1912). Il Q. I. è dato dal rapporto tra l'età mentale (E. M.) e l'età cronologica (E. C.) di un soggetto:
l'età mentale (concetto introdotto E. C. da A. Binet nel 1905) esprime il livello di sviluppo mentale di un fanciullo mediante il raffronto tra il rendimento da lui offerto in determinate prove e il rendimento offerto nelle medesime prove dalla maggior parte (75% circa) dei fanciulli a livelli diversi di sviluppo cronologico: ad es. un fanciullo, qualunque sia la sua E. C., ha l'E. M. di 6 anni se egli riesce a superare determinate prove che statisticamente risultano superate dalla maggior parte dei fanciulli di 6 anni. Il calcolo del Q. I. (perfezionato nelle più importanti revisioni, p. es. Terman-Merrill, della primitiva scala metrica di Binet-Simon) permette anche un giudizio prognostico sull'ulteriore sviluppo mentale. Il concetto di Q. I. non è, tuttavia, esente da critiche.
Numerosi tipi di tests saggiano attitudini speciali, a scopo di orientamento o, piuttosto, di selezione professionale. Da un gruppo coordinato di tests (batteria di tests), ai quali un soggetto venga successivamente sottoposto, si può ritrarre un "profilo grafico individuale", sotto forma di diagramma. Infine, altri tests studiano le caratteristiche (tratti) della personalità individuale esprimenti sinteticamente il suo comportamento tipico (soprattutto sociale) di fronte al mondo che lo circonda (introversione o estraversione, emotività, interessi professionali, ecc.).
Il crescente sviluppo dello studio delle differenze individuali mediante i tests psicologici ha ampliato sempre più le direttive d'impiego della matematica statistica in psicologia (psicostatistica), la quale ha assunto uno sviluppo enorme in certi settori, come nei procedimenti di analisi fattoriale (introdotti da C. Spearman nel 1904), attraverso i quali l'indagine psicometrica è rientrata in parte nell'ambito della psicologia generale (ad es. teoria dei due fattori dell'intelligenza: un fattore generale e un certo numero di speciali). Altri oggetti d'indagine sviluppati con procedimenti psicostatistici sono i "sondaggi" dell'opinione pubblica, (doxalogia o demodoxalogia), la valutazione dei candidati negli esami (docimologia) e infine le varie ricerche nel campo della cosiddetta estetica sperimentale (già iniziate da Fechner).
Bibl.: Psychometrika (Chicago) dal 1936; C. Spearman, The abilities of man, their nature and measurement, Londra 1927; R. Husson, Principes de métrologie psychologique, Parigi 1937; D. Weinberg, Méthodes d'unification des mesures en biométrie et biotypologie (le tétronage), ivi 1937; H. Laugier, H. Piéron, e altri, Études docimologiques, ivi 1934; J. Van der Veldt, Prolegomena in psychologiam, Roma 1938; G. C. Ross, Measurement in to-day's schools, New York 1944; R. S. Cattell, Psychological measurement, in Psychological Review, LI, 1944, n. 5; R. Zazzo, Intelligence et quotient d'âges, Parigi 1946; A. Gemelli, L'orientamento professionale dei giovani nelle scuole, Milano 1947; E. G. Boring, H. S. Langfeld, H. P. Weld, Foundations of Psychology, Londra-New York 1948.