In filosofia, tendenza a ricondurre alla psicologia, e quindi all’attività psichica soggettiva dell’uomo, la teoria della conoscenza, i concetti matematici, l’etica, l’estetica e le stesse dottrine politiche. Rientrano nello p. così definito le concezioni sostenute, nella prima metà del 19° sec., da G.F. Fries e F.E. Beneke, secondo cui la ricerca filosofica consisterebbe propriamente nell’introspezione e nell’indagine sull’attività psichica.
In quanto dottrina secondo cui i concetti fondamentali della matematica e della logica sarebbero esplicabili nei termini della loro origine psicologica, lo p. è presente in J.S. Mill, F. Brentano e, limitatamente alla prima fase del suo pensiero, E. Husserl. A questa forma di p. si opposero poi lo stesso Husserl e, soprattutto, G. Frege.