PSICOLOGIA (XXVIII, p. 457)
La cosiddetta psicologia scientifica non è oggi rappresentata dalla sola psicologia sperimentale. Apparsa quale uno sfociare della psicologia nel dominio della scienza, essa oggi si precisa solo come uno fra i varî aspetti della psicologia. Lo stesso W. Wundt, considerato come uno dei maggiori affermatori dell'importanza dell'esperimento in psicologia, aveva sostenuto la necessità d'integrare la psicologia sperimentale con lo studio delle funzioni e dei fatti psichici più complessi, sulla base dell'analisi delle grandi manifestazioni della vita dei popoli (linguaggio, mito, costumi, diritto, ecc.), in un campo cioè ove non è possibile sperimentare.
Molto spesso, per la natura stessa dei fenomeni indagati, l'esperimento ha dovuto essere integrato in parte rilevante del suo decorso, o addirittura sostituito da una sistematica osservazione, cosicché una parte vitale dell'importanza dell'esperimento in psicologia deve scorgersi nell'aver esso educato gli studiosi all'osservazione metodica e precisa sotto l'egida delle direttive ben fissate da O. Kulpe e da S. De Sanctis. L'introduzione del metodo dei questionarî e delle inchieste sociali ha permesso poi di estendere il campo delle osservazioni psicologiche su singoli e collettività anche lontani, consentendo di sfruttare ulteriormente e scientificamente le fonti perenni delle informazioni psicologiche, costituite dai dati introspettivi e dalle loro manifestazioni.
Data l'enorme estensione assunta negli ultimi decennî dalla ricerca scientifica in psicologia, per averne prospettate le varie branche può giovare precisarne dapprima, con E. Barbado, l'oggetto di studio. La psicologia generale studia le proprietà psichiche comuni a tutti a) gli uomini, b) normali, c) adulti, d) civilizzati. Quanto non concerne più l'uomo considerato da questi punti di vista forma l'oggetto delle indagini di numerose psicologie differenziali. Così nella psicografia vengono studiate le caratteristiche psichiche proprie di una persona sola (con notevoli contributi alla scienza attraverso l'analisi biografica di singoli uomini famosi nel bene o nel male). La caratterologia, a sua volta, segna il punto di passaggio alla psicologia dei gruppi o tipologia (psicologia dei tipi, dei popoli, delle famiglie, della donna, delle classi, delle professioni). Particolare notorietà hanno acquistato alcune tipologie con riferimento alla costituzione psichica e fisica e specialmente quelle di E. Kretschmer, di E. R. Jaensch, di N. Pende, di C. G. Jung. L'uomo studiato dalla psicologia generale richiama al fatto, irrefutabile per la psicologia moderna, dell'unità molteplice e infinitamente varia di ogni singola persona. Una stessa persona, se può considerarsi nell'ambito della norma sotto alcuni suoi aspetti, se ne distacca sotto molteplici altri.
Il concetto di normalità va precisato anche nei confronti della patologia. Anormalità e patologia sono state spesso confuse fra loro. A parte tale considerazione, la psicologia patologica costituisce modernamente un'importantissima branca della psicologia differenziale. Si è affermato che il caso patologico può venire considerato come un esperimento offerto dalla natura per gettar luce nel dominio della psicologia generale. Ma tale principio non ha un valore generale, perché non sempre la patologia mette in evidenza fatti psichici che avvengono anche nello stato di salute e di benessere, ma che si presentano come qualcosa di non riferibile ad una situazione normale. Fa parte delle psicologie differenziali la psicologia degli animali o comparata, oggi vitalissima per l'interesse suscitato dallo studio degli istinti anche nei loro rapporti con l'intelligenza e per aver costituito il punto di partenza del behaviorismo (v. appresso).
Nello stesso ambito umano lo studio dell'adulto trova il suo complemento nelle psicologie che si occupano degli uomini non adulti. Il bimbo, concepito prima dell'avvento della psicologia scientifica quale miniatura dell'adulto, è oggetto particolare di studio da parte della psicologia infantile, che ne esamina le manifestazioni psichiche dalla prima ora della nascita, e anche dal periodo di vita intrauterina, alla puerizia, alla fanciullezza, alla giovinezza. I passaggi da uno stadio all'altro sono stati riconosciuti non solo quale effetto di derivazione per progressivo sviluppo da forme psichiche più semplici a più complesse, ma anche quali espressioni di maturazioni organiche per le quali appaiono improvvisi cambiamenti nella psichicità infantile. Vi è chi ha parlato di vere metamorfosi, con perdite di funzioni e acquisizioni di altre. Molte trasformazioni profonde si attuano indipendentemente da ogni esperienza; nel periodo evolutivo della vita i fattori naturali (disposizioni, predisposizioni, doni di natura) influiscono potentemente nella formazione della personalità infantile, associandosi ai fattori educativi ambientali. Sui diversi piani della psicologia generale, di quella differenziale e di quella applicata si agitano oggi i problemi della precisazione dei concetti di attitudine, di capacità, di tendenze, di vocazioni, abbracciati tutti dalla cosiddetta psicologia dell'età evolutiva.
Meno studiata sinora in confronto a quest'ultima è la psicologia dell'età involutiva. Questa non può venire concepita semplicemente come uno sminuirsi graduale o meno delle attività mentali, ma anche come un affermarsi di nuove caratteristiche personali, dato dal divenire predominanti di alcune doti su altre che declinano e dal predominio dei fattori dell'esperienza, con possibilità di superbe attività creative anche nel periodo della vecchiaia inoltrata.
Fra le psicologie differenziali sono considerate pure quelle che studiano le manifestazioni psichiche in uomini allo stato primitivo o selvaggio o appartenenti a civiltà diverse dalla nostra. Anche in questo caso l'uomo si rivela non solo l'espressione di disposizioni naturali, ma anche dell'ambiente nel quale vive sin dalla nascita. Questa constatazione non deve confondersi con l'ipotesi che vede nell'uomo primitivo i segni di una maggiore vicinanza alle scimmie antropoidi.
Inoltre, sugli sviluppi della psicologia moderna hanno esercitato riflessi profondi i particolari punti di vista dai quali la psichicità viene considerata.
Profondamente contrastante con una psicologia che mira a dare una spiegazione dei fatti psichici e che è in stretta aderenza con le scienze naturali, vi è stato in Germania il tentativo in favore di una psicologia che intende afferrare l'essenza del fatto stesso attraverso una profonda, intima penetrazione in esso e nella personalità per via intuitiva (W. Dilthey) o attraverso l'espressione della spiritualità e con la produzione obiettiva di valori spirituali, anch'essi obiettivi (E. Spranger).
Rimanendo nel quadro di quella psicologia che per i suoi sviluppi ha principalmente tratto profitto dai fatti psichici che si svolgono alla luce della coscienza, conviene aver presente che per lungo tempo questi ultimi sono stati considerati con gli stessi criterî che hanno diretto le ricerche nel campo biologico; la psicologia ha cioè proceduto nella sua opera analitica dai fatti più elementari a quelli più complessi. In tale senso si era sviluppata anche la psicologia wundtiana che derivava le rappresentazioni, le emozioni, i fatti del volere, del pensiero, ecc., da due soli elementi (sensazioni e sentimenti). Il Wundt aveva visto però l'impossibilità di fondare ogni manifestazione della vita mentale su un processo di aggregazione di elementi per semplice virtù sommativa e aveva formulato il principio delle risultanti psichiche o della sintesi creatrice, per il quale nel fenomeno composto non si manifestavano solo i caratteri degli elementi, ma qualcosa di profondamente nuovo e diverso. Tende oggi a prevalere la cosiddetta psicologia della forma o della configurazione (Gestaltpsychologie). Gli psicologi di questa importante scuola sostengono, per il campo percettivo ed altri fenomeni psichici, che il "tutto" si presenta prima delle parti, le quali sono condizionate dal tutto. Molti sono i principî e i fatti interessanti messi in evidenza dagli psicologi configurazionisti ("gestaltisti"), che vengono a capovolgere il modo tradizionale atomistico-associazionistico di concepire l'organizzazione dei fatti psichici nei più diversi settori. Un antesignano delle loro concezioni può scorgersi in W. James. I principali assestori di tale psicologia sono M. Wertheimer, W. Koehler, K. Koffka. Dal campo della psicologia queste concezioni tendono oggi ad estendersi in quelli della biologia, della fisiologia, ecc.
Un altro aspetto della psicologia si è sviluppato sotto l'influenza dei fisiologi russi I. P. Pavlov e V. M. Bechterev e poi dello psicologo americano J. B. Watson e ha dato luogo allo sviluppo delle cosiddette psicologie obbiettive. Il Pavlov, partito dallo studio dei riflessi ghiandolari e particolarmente quelli salivari, è giunto alla scoperta - che si riallaccia ad un'osservazione popolare - che non sono soltanto gli stimoli naturali (sostanze sapide) a provocare i riflessi salivari ma questi possono essere determinati da stimoli che si associano accidentalmente o volutamente con i primi (suoni, rumori, luci, intervalli fra stimoli) e che costituiscono i cosiddetti stimoli associativi condizionali. Sulla base dei riflessi condizionati Pavlov ha concepita la possibilità del progressivo sviluppo mentale. Il Bechterev giunse a constatazioni simili con i suoi studî sui riflessi muscolari. Gli psicologi americani, a loro volta, prendendo in considerazione i riflessi condizionati, sotto l'impulso particolarmente del Watson, diedero sviluppo alla psicologia del comportamento (behaviorismo), la quale si limita allo studio delle manifestazioni obbiettive, escludendo dalla trattazione psicologica ogni considerazione del dato introspettivo, perché soggetta a troppi motivi di errori. La psicologia behavioristica nega pure quasi interamente l'influenza dell'eredità quale fattore delle differenze individuali; vengono ereditate, secondo il behaviorismo poche, modalità di reazioni innate. Esso nega l'esistenza di istinti, mentre nella formazione del comportamento individuale afferma la precipua influenza del fattore esperienza attraverso il condizionamento dei riflessi. Queste concezioni fondamentali applicate anche allo studio delle attività del pensiero e delle reazioni intelligenti, vanno perdendo al presente il loro rigore primitivo con l'ammissione di principî esplicativi a carattere finalistico (E. C. Tolman). Le concezioni behavioristiche sono accolte con molte riserve e limitazioni dagli psicologi europei. Conviene tuttavia riconoscere che hanno il merito di seguire criterî quanto mai ottimisti nei riguardi del problema educativo attraverso l'esaltazione dei fattori ambientali.
La psicologia nei periodi iniziali del suo sviluppo scientifico, per il timore di distaccarsi dalle linee delle altre scienze ha indubbiamente temuto di addentrarsi nell'esplorazione dell'inconscio, dominio al quale, con suoi metodi particolari, si è specialmente dedicata la psicoanalisi. Oggi si contrappone la psicologia delle profondità, illuminata indubbiamente dall'indirizzo degli studî psicoanalitici, alla psicologia delle superficie o psicologia del fatto cosciente. Ma le due correnti di pensiero tendono ad aumentare giorno per giorno i punti di contatto. Conviene a tal riguardo tener presente l'importanza della concezione dinamica dei fatti psichici sostenuta da W. James il quale, illustrando la similitudine della corrente del pensiero, aveva considerati quali parti più vitali dell'attività di questo non le parti sostantive ma quelle transitive, che si svolgono nella penombra della coscienza.
La psicologia moderna più che trattare i fatti psichici come a sé stanti e contrapposti a quelli fisici, tende a considerarli inscindibilmente uniti nel vivente. Così essi si presentano nella realtà empirica della persona che viene fatta l'oggetto unitario dello studio psicologico (W. Stern, M. Ponzo).
La persona considerata quale unità infinitamente molteplice, offre in tal modo la possibilità di indagine di dinamismi, di tendenze, di attività coscienti o incoscienti, desunte insieme dai fatti soggettivi, interiori, di coscienza e da quelli del comportamento. In quest'ultimo devono vedersi non solo delle manifestazioni ma dei fattori della psichicità. Le psicologie introspettive si trovano così ravvicinate a quelle obbiettive. Le azioni esterne e quelle interiori (operazioni mentali) sono assunte (M. Ponzo) quali rappresentative di tutte le formazioni psichiche della persona. Tutti gli altri fatti psichici vengono considerati quali parti, momenti fattori, predisponenti, motivi dell'azione (psicologia dell'azione).
Se si tengono presenti le forme della psicologia cui si è andato accennando in questa esposizione, appare evidente quale enorme estensione sia andata assumendo la psicologia scientifica: di essa la psicologia sperimentale è soltanto un ramo, fra i più fecondi. Attraverso il moltiplicarsi delle sue forme, la psicologia prende da un lato nuovi motivi di contatto con il pensiero filosofico, dall'altro con le altre scienze antropologiche, biologiche e naturali. La naturale domanda dove termini la psicologia e si inizino le scienze che hanno contatto con essa, non ha che un valore secondario. Quanto ha invece massima importanza è il sapere che nella trattazione dei problemi scientifici più varî è possibile e feconda l'impostazione loro secondo l'aspetto psicologico e quindi il riconoscimento della fondamentalità e dell'universalità della psicologia. Questa ha applicazioni molteplici, oggetto di trattazioni speciali, ma in realtà derivazioni naturali della psicologia generale. Ogni risultato nel campo della ricerca psicologica più lontana da finalità pratiche ha in sé la caratteristica della sua applicabilità alla soluzione di particolari problemi sociali. Ciò spiega come nei varî paesi del mondo la psicologia si affermi oggi quale un ramo indispensabile del sapere scientifico e la sua importanza sia riconosciuta col farne materia d'insegnamenti variamente organizzati nei diversi paesi.
Bibl.: E. Barbado, Introduzione alla psicologia sperimentale, Roma 1930; S. De Sanctis, Psicologia sperimentale, Roma 1929-30; E. G. Bohring, A History of Experimental Psychology, New York 1929; A. Gemelli e G. Zunini, Introduzione alla psicologia, Milano 1947; E. Saupe, Einführung in die Neuere Psychologie, Osterweick-Harz 1931; C. Musatti, Gli indirizzi della psicologia contemporanea nei loro fondamenti metodologici, Urbino 1938; E. R. Jaensch, Die Eidetik und die typologische Forschungsmethode, Lipsia 1927; P. Guillaume, La psychologie animale, Parigi 1940; J. A. Bierens De Haan, Die tierischen Instinkte und ihr Umbau durch Erfahrung, Leida 1940; H. Wallon, L'évolution psychologique de l'enfant, Parigi 1941; A. Gemelli e A. Sidlauskaite, La psicologia dell'età evolutiva, Milano 1945; A. Niceforo, Che cosa è l'uomo "normale", Città di Castello 1938; E. Spranger, Lebensformen, Halle 1930; K. Koffka, Principles of Gestalt-Psychology, New York 1935; I. Pavlov, I riflessi condizionati, Torino 1940; J. Watson, Behaviorism, New York 1930; W. Stern, Allgemeine Psychologie auf personalistischen Grundlage, L'Aia 1935; M. Ponzo, Tendenze odierne della psicologia sperimentale come scienza del dinamismo della vita psichica, Torino 1932.